-Sii carino con Adrew.- disse mia madre Karen mentre mi sistemava il mio maglione beige, coprendomi con scarsi risultati le mie clavicole.
Il maglione pensante cadde scoprendomi le spalle, ricevendo l'ennesimo sbuffo da parte della donna dai lineamenti simili ai miei. Mi sistemai i capelli piatti neri sulla fronte ma in modo che non andassero davanti agli occhi.
Mamma quella sera voleva farmi conoscere l'uomo che stava frequentando ormai da tempo. Ci teneva a farmi fare una buona figura. Sperava anche che noi legassimo.
Un passo alla volta.
Non avevo mai visto quell'uomo e mamma non mi aveva detto nulla se non che viveva in una periferia nei dintorni.
Mi guardai allo specchio: ero un disastro. Allora smisi di scrutarmi nello specchio per paragonarmi con gli uomini perfetti del cinema e delle riviste e decisi che ero bello per il semplice motivo che avevo voglia di esserlo. Su questo, non ci pensai due volte.
-Sono arrivati, tesoro!- sentii la voce di mia madre dal piano di sotto. Che significava "arrivati"? E se Andrew avesse una figlia? Sarebbe imbarazzante dividere la propria casa con un ragazza, oltre a mia madre.
Essendo figlio unico ero sempre stato abituato a stare da solo. La solitudine mi ha perseguitato per tutta la vita, ovunque. Ero il tipo che viveva di solitudine, senza, ero come un'altra persona. Mi dispiaceva se a volte tendo ad isolarmi da tutto e tutti, ma c'erano giorni in cui non riuscivo a sopportare nulla.
Scesi le scale intrappolato dalla curiosità. I miei passi si fermarono verso gli ultimi scalini: un uomo di mezz'età stava salutando mia madre e un ragazzo biondo giovanissimo era lì che si forzava di sorridere. Aveva una camicia blu notte e dei jeans stretti aderenti. La sua altezza e le spalle così fottutamente larghe mi intimidirono leggermente. Mi avvicinai timidamente stringendo la mano all'uomo che stringeva davvero forte. Il ragazzo biondo venne da me e vidi il suo sorriso, capendo che gli altri sorridono davvero male. Ma il fatto è che i suoi occhi erano diamanti e i miei minatori incapaci.
-Andiamo a cenare, è già tutto in tavola.- disse mia madre spingendomi dolcemente verso la sala da pranzo mentre i miei occhi erano fissi ancora nei suoi, ricambiando timidamente il sorriso.
-Allora, Michael. Cosa farai il prossimo anno?- mi chiese Andrew mentre portandosi un pezzo di carne alla bocca.
-Penso di andare ad Havard. Hanno degli ottimi dormitori e io mi fermerò lì per tutto l'anno scolastico. Verrò a trovare mamma una volta al mese.- sorrisi dolcemente a mia madre che aveva quel classico sguardo da genitore fiero. Ci ero abituato.
-Ha voti altissimi, è molto educato, studia duramente anche alla notte nonostante il suo lavoro part-time.- continuò mia madre sorridendo vittoriosa. Corrucciai la fronte bevendo un lungo sorso di acqua.
-Si, prima lavoravo alla biblioteca della città ma ora mi hanno assunto in una caffetteria della scuola. Mi accontento, finchè non vado al college.- mi sistemai sulla sedia sentendomi la maglia cadermi da una spalla.
Il biondo, di cui non sapevo ancora il nome, giocherellava con il cibo spostandolo con la forchetta. Potei osservar bene i suoi lineamenti duri ma belli. Notai dei dilatatori non troppo grandi ma scuri ai suoi lobi. Un piercing scuro ad anellino gli perforava il labbro inferiore e un accenno di barba seguiva il profilo della mascella, fino a sparire sul suo collo tatuato. Avrei tanto voluto vedere ogni suo tatuaggio sotto quei indumenti così stretti ma qualcosa mi fece riprendere dai pensieri.
-E tu, Luke?- chiese mia madre gentilmente guardando il ragazzo che sollevò gli occhi nei suoi.
Ci fu silenzio e uno sguardo severo dal padre lo fece irrigidire sul posto tendendo la mascella. Suo padre si aspettava qualcosa, sembrava che lo stesse controllando.
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11.11 || Muke {COMPLETA}
FanfictionMichael Clifford. Bravo ragazzo che mette da parte i soldi per Harvard e sa che c'è la farà. Studente dai voti migliori, gli piace il suo lavoro, parla francese e non ha mai marinato la scuola, finchè non conosce Luke Hemmings, un ragazzo di perifer...