Capitolo 7 - Attitudini da strega

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Contea di Donegal, Irlanda, 1659

Aveva bisogno di più spazio!!! Sheila non ce la faceva più a stare nella sua stanzetta. Ormai aveva 17 anni e amava la sua straordinaria indipendenza. Era grata a sua zia che le aveva permesso di mantenere la casetta frequentandola di giorno per farne una sorta di studio medico dove curava le donne che, furtivamente dai loro mariti e dalle proprie famiglie, non permettevano loro di andare a trovarla, anche se si trattava di curare i propri familiari perché temevano quello che si diceva in paese di lei, che era una strega, chissà chi si portava nella casupola e che razza di donnaccia era. Se le donne provavano a protestare venivano riempite di botte dai loro uomini. Ma questo comportava che per medicarsi tornassero a chiedere aiuto a lei che, compassionevole e senza chiedere nulla, le curava e lasciava loro unguenti e pozioni che potessero calmarne i dolori. Inoltre l'unico dottore e chirurgo presente in paese, che era pure dedito all'alcool, curava solo chi poteva pagare e non riceveva i popolani che considerava rozzi e senza quattrini.

In effetti a lei portavano i beni di prima necessità che riuscivano a recuperare senza che i parenti se ne accorgessero. Un giorno la signora Gilles le aveva portato un prosciutto fresco che era riuscita a togliere dalle sgrinfie del suo marito macellaio, con la scusa di barattarlo con uova e latte della sua vicina di casa. Per fortuna che Sheila non aveva più solo un orto ma si era anche adoperata per tenere una capretta dentro un piccolo recinto che le dava molto latte e alcune chiassosissime galline che le davano uova fresche tutti i giorni.

Ma non si trattava di un baratto. La signora Gilleschiedeva solo di dimostrare al marito quanto diceva, prendendo per sé pochecose. Aveva un figlio con problemi di respirazione, e piena di timore mafiduciosa, si era rivolta a Sheila per riuscire a dare sollievo al suo ragazzo.Sheila le diede un unguento da spalmare sul suo petto una volta coricato per lanotte e la tosse iniziava a diminuire, poi le suggerì di fargli fare dei fumicon acqua bollente e rosmarino, per aprirgli le vie respiratorie. Il ragazzoubbidiente piano piano guariva e la signora Gilles si prodigava sempre a raccontaredel miracolo che avevano fatto le erbe di Sheila alle donne che incontrava allavatoio nei pressi del fiume.

Questo passaparola aveva permesso a Sheila disostenersi e di aiutare la coppia che la ospitava a sopravvivere ai rigidiinverni. Non aveva più patito la fame ed aveva anche integrato i suoi pasti conla carne e le altre cose buone che le portavano le altre donne del villaggio,come ringraziamento della guarigione di questa o quella persona, o da questa o quella ferita.

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