Capitolo 10 - L'angoscia della scoperta

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Dopo due giorni che zia Amber non aveva saputo più niente di lei, si fiondò nella casupola ed un bellissimo uomo, alto e ben fatto, con splendidi occhi azzurri, si alzava dalla sedia nei pressi della malata e le veniva incontro. Aveva il viso smunto e una leggera barba incolta attorno al viso, i capelli gli ricadevano sulla fronte e lo facevano sembrare ancora più sbarazzino.

Nonostante sembrasse molto stanco, il giovane pareva la quint'essenza della virilità. Ad Amber cadde la mascella nel trovare un giovane da solo nella sua vecchia casupola a prendersi cura di... "Sheila!" Stava per urlare Amber, correndo per andare al capezzale della sua amata nipote. Ma il giovane la fermò, la fece indietreggiare per uscire dalla casa e mentre lei si divincolava da quella tenace stretta e chiedeva spiegazioni, il giovane chiuse la porta e disse: "Sono Alb, il ragazzo che si incontrava nell'orto con Sheila, ormai più di cinque anni fa. Giocavamo e ridavamo insieme. L'ho trovata nelle vie della città malmenata e semisvenuta. Non so chi ha perpetrato questo gesto folle ma appena si rimetterà manderò all'impiccagione i colpevoli." Con uno sguardo ai suoi abiti costosi ma un po' raffazzonati dall'uso, Amber capì che faceva sul serio. "Ecco perché era sempre più allegra e felice quando tornava dai lavori nell'orto... - mormorò lei - sapevo che mi nascondeva qualcosa, finché non la vidi sospirare davanti ad un ciondolo azzurro... azzurro come..." "Ebbene sì, come i miei occhi" sorrise a quel ricordo anche Albert. "Era il mio dono di arrivederci perché sapeva che un giorno sarei tornato..." Disse lui tastandosi il polso dove ormai un braccialetto di cuoio sdrucito dal sole, dal sudore e dall'acqua gli si stringeva sempre più. Ma non provava dolore, gli ricordava l'amica di sempre, dal carattere dolce ma fiero, al suo fianco in ogni prova che aveva dovuto affrontare da solo per diventare un buon cavaliere. In quei lunghi anni senza rivedere il suo sorriso, i suoi splendidi occhi verdi e la sua folta zazzera ramata, gli bastava sfiorare quel semplice bracciale di cuoio per rivederne i tratti.

Amber lo scosse da quei dolci ricordi. "Allora deduco che siete tornato al momento giusto! Come sta?" "Se mi promettete che non inizierete a urlare e a piangere nello stato in cui la troverete, vi faccio rientrare. Temo sia stata vittima di un tentativo di stupro ma sono arrivato prima che le facessero ulteriormente male" Amber si mise una mano sulla bocca, e con l'altra si sollevò leggermente la gonna per affrettarsi ad entrare in casa. "Povera la mia piccola Sheila, cosa deve aver sofferto?" "Ma perché tutto questo accanimento contro di lei, chiese il giovane? Io sono rientrato da poco e non avevo avuto modo di sapere che qualcuno la odiasse tanto profondamente." "In paese la stanno tacciando di stregoneria, quello che avrei subito io se non mi fossi accasata e non avessi trovato un buon marito come George. Ma Sheila è diversa... Sheila non vuole un uomo che la possegga. E' restia a concedere sé stessa e le sue cose ad un altro" "Figurarsi come si sarà sentita umiliata se le sue orecchie erano in grado di capire che erano sul punto di violentarla... Non è stata violentata vero?" Chiese tremante Amber. Albert scosse la testa sperando in cuor suo di essere arrivato prima, anche perché, medicandola, non ne aveva visto i segni. Amber fu leggermente sollevata dalla muta risposta del giovane e proseguì: "Temo non avrebbe retto l'affronto e forse l'avremmo trovata suicida a qualche albero". Albert si afferrò con orrore il collo e spinse via l'immagine della sua Sheila penzolante impiccata all'albero in prossimità del bosco.

Era ora che zia Amber si mettesse all'opera e vedesse se le cure del giovane avevano sortito qualche effetto sul corpo martoriato di lei. "Ma... sotto le coperte... è nuda!" Si girò verso il giovane arrossita e scandalizzata. Alb aprì le braccia e disse "Come avrei potuto curarla se non la spogliavo? Siatene certa, non ho approfittato di lei in queste condizioni. Dovete credermi, le avrei arrecato più danno e non sarebbe asservita al mio piacere!" Ancora scossa e con il volto in fiamme Amber si girò verso la ragazza rimuginando sulle dure parole di lui. "Sì. Voglio credervi. Non vi sareste fatto scoprire al suo fianco se aveste perpetrato un simile gesto. Ammetto, siete stato bravo, non solo con le pozioni, ma anche nel trattenere i vostri normali istinti di uomo". Con voce irritata lui chiarì: "Statene certa Lady Amber, mai e poi mai avrei approfittato della mia cara amica Sheila!". Prese i guanti ed il cappello che aveva lasciato ancora due giorni fa sulla sedia e si diresse alla porta. "Ora che è in buone mani posso solo sperare che Sheila abbia voglia di vincere la battaglia contro la morte. Se permettete, tornerò spesso a farle visita. Accompagnato come si conviene. Se avete bisogno di qualunque cosa, fatemelo sapere parlandone al castaldo del O'Donnell. Arrivederci signora!". O'Donnell? Come i conti? Era forse diventato un cavaliere del conte quel bellissimo ragazzo? Che ricordi aveva di lui Sheila? Era un bene o era un male? Essendo del sesso opposto potevano solo che esserci sventure. Ma Amber si fece forza e si augurò che non sarebbe stato così per sempre.

Nel frattempo il giovane si chiuse delicatamente la porta dietro le spalle e a quel rumore Sheila gemette. Albert, fermo sul uscio era alquanto infastidito e sbuffante. - Ma Lady Amber che uomo credeva che fosse? - Inspirò l'aria fresca della sera per calmarsi e pregò Dio di salvare quella dolce anima distrutta nel fisico.

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