Capitolo 16 - Una strega a zonzo

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Dopo le turbolenze verbali e le insistenze dei primi giorni, Albert non le chiese più di sposarlo e renderla onesta agli occhi di tutti. Si arrese alla forza di volontà della ragazza e andava a trovarla ogni giorno. Non avrebbe mai compreso a fondo quel suo spasmodico desiderio di non avere alcun vincolo al di fuori di proteggere sé stessa ma si era ripromesso che avrebbe fatto tutto il possibile per stare al suo fianco e non aveva rinunciato pienamente al suo sogno recondito di portarla all'altare.

Le portava viveri, doni e beni di prima necessità come nel periodo in cui era stata malata, facevano passeggiate lungo il fiume, portavano secchi di acqua nell'orto e facevano l'amore su una coperta che si erano portati appresso, nella radura vicina. Sheila negli attimi della passione sprigionava una sensualità irresistibile. Non aveva più provato vergogna a mostrargli la pelle candida del suo corpo, il braccio stava guarendo e le contusioni dal viso e dal corpo stavano sparendo in macchie sempre più chiare. Era splendida, luminosa e lui non smetteva di contemplarla con gli occhi febbricitanti di passione. I suoi capelli stavano ricrescendo più velocemente del previsto ed i riccioli rossi le arrivavano già sotto le orecchie. Avrebbe potuto acconciarseli ma lei li lasciava selvaggi attorno al viso, donandole un aspetto leonino. Soprattutto quando si sdraiava sulla coperta, apriva le braccia e lo accoglieva con baci fervidi e appassionati. Era vero che anche Albert non aveva esperienza fino ad allora ma non avrebbe mai immaginato il piacere che gli donava e che si prendeva per sé, lasciandoli avvinti e spossati dopo i numerosi e frequenti amplessi.

Non si erano nemmeno accorti del passare del tempo e del fatto che Sheila non aveva più avuto il suo doloroso ciclo mensile. Di certo lui non era al corrente dei malesseri delle donne e per lei era una benedizione, anche se sentiva il suo corpo mutare ogni giorno di più. Avendo vissuto con George e sua zia Amber, sapeva cosa le stava succedendo. Non intendeva ancora condividere la notizia con Albert, perché temeva si riproponesse a legarla a sé per sempre, portandola lontano dalle cose e dalle persone che amava. Conosceva il suo nome, sapeva che era il figlio maggiore del conte, ma temeva il futuro più di ogni altra cosa.

Un giorno Albert arrivò molto tardi, il viso sconvolto, i capelli scarmigliati. Sheila gli andò incontro e lo abbracciò, non lo aveva mai visto così teso e preoccupato, chiamandolo con il nomignolo che gli aveva dato da ragazzo. "Solly che succede? Perché sei così sconvolto?" "Mio padre... mio padre sta male, molto male Sheila... non capiamo perché, non capiamo come mai. Si rigira continuamente nel letto dolorante tenendosi la pancia." Il dottore del paese è venuto a tastare l'addome ma non sa spiegarsi questo atroce dolore che lo tormenta. Oh Gesù..." Si prese la testa tra le mani e si abbandonò su una sedia, con i gomiti sulle ginocchia. Lei volò a sedersi tra le sue gambe ma non disse una parola. Non voleva intromettersi negli affari di famiglia del conte Tyron O'Donnell, grande e giusto Signore delle terre dove abitava.

Poi Albert si scosse dal suo turbamento e si guardò attorno. Rivide la stanza come quello che era, una piccola stanza con varie mensole sulle quali erano ben disposte le creme e gli unguenti che lui stesso aveva usato per cercare di guarire la sua bella. Un'erboristeria medica che si occupava dei malati del paese. Ripuntò lo sguardo amorevole su Sheila e giunse le sue mani trattenendo le sue. "Oh mio Dio, Sheila, ti prego! Sei la sua ultima speranza di guarire. E' troppo giovane e forte per lasciarci. Non mi sento ancora pronto a diventare il prossimo conte. Ti prego Sheila. Usa la tua dote su mio padre e salvalo." Sheila si guardò incerta le mani, sepolte dalle sue più grandi e forti. Le sue labbra tremavano. Era giunto il momento che tanto temeva. Si sarebbe misurata con una malattia più forte con una persona sulla quale non poteva commettere errori.

Si alzò, aiutata da Albert, risoluta a dire no, non poteva essere in grado di risolvere la situazione, ma alzando gli occhi vide lo sguardo implorante ma ormai muto di Albert ed i suoi timori svanirono un po'. "Niente mi costa visitarlo!" disse con una leggera alzata di spalle. Si sentiva rassegnata ma non voleva darsi per vinta.

Insieme raccattarono le sue erbe medicali in una cesta, barattoli di unguenti e sciroppi preparati da lei. Presero inoltre qualche abito e una camicia da notte in caso dovesse restare vicino al malato. Chiusero la casupola e salirono in groppa al destriero. Era la prima volta in assoluto che Sheila cavalcava ma si sentiva protetta tra le braccia di Albert. Una sensazione diversa per lei che desiderava ardentemente la libertà. Era un po' intimorita dall'andatura galoppante alla quale era stato spronato il destriero e si aggrappò a lui per non cadere. Divagando dai suoi cupi pensieri, Albert sorrise al pensiero di questo fortuito avvicinamento di Sheila alla sua famiglia. Nella speranza che tutto si risolvesse per il meglio, non solo per suo padre.

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