Capitolo 12 - Si è ripresa!

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Grazie alle attenzioni delle donne del paese, di zia Amber, del dottore e del bellissimo giovanotto che veniva a trovarla assiduamente, Sheila si riprese lentamente dalla batosta subita. Nessuna si permise di sconvolgersi alla persistente presenza di quel bel cavaliere al capezzale di Sheila, d'altronde era il suo salvatore ed era giusto che si interessasse del suo stato di salute.

La ragazza iniziava a mormorare e per capirla bisognava avvicinarsi alla sua bocca. Il primo che ebbe l'opportunità di sentirla chiamare fu proprio Albert, che la udì chiamare la zia per portarle dell'acqua. Il fiato caldo nell'orecchio di Alb gli diede brividi non solo di speranza. Chiamò con urgenza Lady Amber mentre nel frattempo lui le sollevava la testa dai morbidi riccioli rossi e la avvicinava ad una coppa di acqua fresca. Amber poi le prese la mano e la strinse a sé aspettando che la giovane rivolgesse loro ancora parole. Le ciglia fremettero e riuscì ad aprire l'occhio buono scrutando il primo viso che le si era affacciato davanti. Due intensi occhi azzurro zaffiro la fissavano preoccupati e lei arrossì lievemente. Subito non aveva distinto chi fosse quel bel giovane al suo capezzale ma gli occhi... quegli occhi, non poteva che essere lui. Sgranò l'unico occhio buono alla scoperta di aver avuto al suo fianco il suo amico di sempre, il caro Solly.

Albert si sciolse a quella vista, provò ad abbracciarla senza procurarle dolore e senza proferir parola uscì di corsa dalla porta e si inginocchiò vicino all'abbeveratoio. Giunse le mani e pianse di felicità ringraziando il cielo della buona stella che gli aveva ridonato la gioia della sua vita.

Si sciacquò la faccia e rientrò con un cesto di uova appena colte, come se la sua urgenza fosse stata quella. Amber era piuttosto turbata dall'uscita frenetica di quel ragazzo, ma non le passarono inosservati gli occhi lucidi di un pianto malamente nascosto. La zia distolse lo sguardo e sorrise a sua volta alla malata e lei ricambiò fino ad accorgersi che anche il labbro spaccato le doleva.

"Si è ripresa! Si è ripresa!" le voci concitate delle donne si sparpagliavano solo alle orecchie attente e buone. A fine giornata tutte le comari erano riuscite a far visita alla piccola dolce Sheila augurandole una pronta guarigione e non mancando di offrirle doni fino a riempirle la piccola dimora.

Anche Philip volle andare a trovare la sua "Scia" malata. George se lo mise in spalle ed un pomeriggio andarono alla casupola. Spalancarono al porta e lo mise a terra. Il bimbo si mise a correre verso il letto e appoggiò le manine sulle gambe della zia acquisita, quasi a scuoterle. Fu frenato dalla mamma che lo prese in braccio e lo fece sedere accanto a Sheila, che con un occhio guercio gli sorrideva lentamente. Sentiva ancora tirare nel lato della bocca che le faceva più male ma come non sorridere alla vita, alla frenesia di quel bimbetto che desiderava le sue attenzioni?

Nel frattempo Albert si era ingegnato sia con George che con il carpentiere del paese, nel provvedere di creare una sedia mobile perché non ne poteva più di vedere Sheila lunga distesa su quel maledetto letto. Si inventarono una sorta di carrozzina che ebbe il benestare del giovane ed anche il dovuto finanziamento.

Ora, quando qualcuno veniva a trovarla, si faceva trovare seduta sui guanciali che aumentavano sempre di più attorno a lei, di tutte le forme ed i colori, con una predominanza di azzurro. Era così che Solly/Alb ritornava nella sua vita... e nel suo letto? Si chiese con un sorriso indolente sulle labbra ancora non risanate del tutto. Quel ragazzo cresciuto la colmava di attenzioni e di regali che era difficile stargli dietro con tutti i ringraziamenti. Poi venne il giorno del regalo più speciale!

Zia Amber e tutte le comari sussurravano da tempo che presto sarebbe venuto il grande giorno, che c'era una sorpresa ma nessuna le voleva dire cosa stava succedendo attorno a lei. La vestirono con una tunica di lana scura, le misero uno scialle sulle spalle, le sistemarono il braccio steccato con un foulard azzurro appeso attorno al collo ed attesero. Baldanzoso entrò Albert, salutò la zia e le comari che si preparavano ad uscire dalla casa e si diresse presso Sheila, intento a prenderla tra le braccia.

Subito lei non sembrava gradire quel contatto ma era troppo immobilizzata da tempo su quel letto che i muscoli le dolevano e dovette subire di essere presa tra le forti braccia del giovane, sollevata coperte e tutto e portata fuori dalla casa. Sotto all'olmo, vicino alla panca, tutte le donne del paese, Philip, George, il dottore con la vedova e la zia che li seguiva dalla casupola, scrutavano un aggeggio infernale che poggiava su due grandi ruote di un carro. Sembrava una sedia. Era una sedia. Ma era speciale, era per lei.

Il dottore aveva assicurato che la vertebra incrinata si stava rinsaldando e ne avrebbe sempre portato i segni. Ma poteva confermare che in posizione seduta, Sheila avrebbe visto il mondo meglio che da sdraiata. Con quel benestare, Albert la pose delicatamente sulla sedia e si posizionò alle sue spalle. Tutti fecero un grande applauso e Philip volle scalare le gambe della "scia" per mettersi a giocare con lei. Ma non si aggrappava più ai suoi splendidi capelli rosso rame... Che fine avevano fatto? Da quando si era ripresa non si era mai sentita pettinare le lunghe chiome da zia Amber. Cos'era successo? Come mai era così mal ridotta? Era caduta? Era inciampata? Noooooooo... in un lampo le venne in mente la causa dei suoi malesseri. Si mise le mani sul volto ed iniziò a piangere dapprima sommessamente. La gente attorno, sgomenta e ignara del mutamento dell'umore della ragazza si dileguò verso le loro faccende. George prese Philip, più sconcertato che mai, chiedendo se aveva fatto venire "la bua" alla zia. Amber aveva capito l'angoscia di Sheila, aveva ricordato. Albert era rigido dietro di lei, volendo consolarla abbracciandola ma lo lasciò fare alla zia. Sheila era scossa da tremende convulsioni di pianto. Poi si asciugò le lacrime e, tirando fuori un po' della sua determinazione, chiese con voce tremante ad Albert di avvicinarla all'abbeveratoio.

Il giovane e la zia si lanciarono occhiate furtive. Avevano capito che l'unico specchio rimasto in casa era la pozza d'acqua dell'abbeveratoio ed era restio a portarcela. La zia diede il suo consenso e Albert la riprese tra le braccia e l'avvicinò allo specchio d'acqua.

L'acqua era mossa a cerchi concentrici dal lieve venticello che si era levato e che fece rabbrividire Sheila tra le braccia robuste di lui. Si sporse leggermente e quello che vide la sprofondò ancora più nell'angoscia. Un occhio era fortemente rossastro e tuttora gonfio, il labbro inferiore spaccato ma rimarginato ma la cosa più scioccante furono le poche ciocche di capelli arruffati che le rimanevano attorno alla testa. "Oh mio dio! Nooo! E sprofondò il viso nel petto caldo di Albert. "I miei capelli, i miei lunghissimi capelli rossi, dove sono.. dove sonoo!" Piangeva disperata mentre Albert la cullava mormorandole all'orecchio che era bellissima anche così e che i capelli le sarebbero ricresciuti, più sani e più forti di prima.

Quando Sheila ricominciò a connettere, dopo aver inzuppato di pianto la camicia di lui, cercò di divincolarsi e distanziarsi con il braccio sano da quel contatto che le bruciava. Le forti braccia la attorniavano tutta, la sua mano grande le scottava una natica laddove la sosteneva, con l'altro braccio le reggeva quello rotto con una delicatezza estrema. "Solly ti prego mettimi giù! E' ... sconveniente..." "Ma di cosa ti preoccupi, tesoro, non c'è nessuno che ci vede a parte tua zia!" - Tesoro? L'aveva chiamata tesoro...? Ma se era brutta come uno spaventapasseri. - Non del tutto convinta di quello che aveva udito ribadì: "Appunto! E' mia zia che ci guarda!" Sentendosi chiamata in causa, Amber si fece avanti e disse: "Sì sono qui Sheila, non è successo niente di sconveniente dai, questo giovane ti ha sempre aiutato a ritrovare la voglia di vivere!" "Ed è per questo che non lo voglio più vedere!" Cambiò umore Sheila perché con la pietà non voleva avere nulla a che fare.

Si nascose la testa sotto lo scialle come uno struzzo mette la testa sotto la terra e si lasciò portare nuovamente sul morbido e prezioso letto. Albert non disse una parola ma il suo sguardo passò dallo sgomento alla furia. Si congedò con un inchino da Lady Amber e per qualche giorno non si fece più vedere.

- Non aveva capito nulla! - Si disse - Quella stolta aveva il cuore di pietra. Orgogliosa persino nella malattia! - e calciò un sasso che andò a disturbare le galline che stavano becchettando nell'aia. Ma era il suo tesoro e presto avrebbe aperto quello scrigno all'amore. Quel sentimento a cui finalmente era riuscito a dare un nome: Sheila!

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