02. Fuoco e ghiaccio

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-Adam, Caroline, dove diamine siete finiti? Gli ospiti saranno qui a momenti! – Minerva e Petunia erano in agitazione peggio di loro: tutto doveva essere perfetto.

-Arriviamo, arriviamo – rispose Caroline – sto aspettando che Adam si finisca di vestire! –

-Fate presto! –

-Sì, arriviamo. Adam muoviti, che stai combinando?! –

-Ho quasi finito, l'ultimo tocco di genio, e ci sono! –

-Sono proprio curiosa di vederlo questo colpo di genio. –

In verità Caroline aveva paura: paura che Adam avesse combinato qualcosa che lo avrebbe segnato a vita. Non voleva vederlo infelice per l'ennesima volta, non voleva più che soffrisse per colpa della gente che lo giudicava e lo additava.

Adam uscì dalla camera: -Eccomi cara, come ti sembro? –

Caroline rimase di sasso, inizialmente, poi si mise a osservare scrupolosamente ogni minimo dettaglio: la camicia bianca era stata allungata su di un lato, mentre rimaneva corta nell'altro, una cravatta chiudeva la camicia, i capelli erano stati acconciati in modo tale da diventare un portentoso ciuffo nero, gli occhi erano contornati da una sottilissima linea nera che ne accentuavano il loro colore cristallino. Impietrita, ecco la spiegazione perfetta che avrebbe dato Caroline. Era rimasta davvero colpita, in positivo.

-Sei bellissimo Adam – si limitò a dire

-Sei troppo buona – rispose Adam, arrossendo

-No, solo oggettiva – concluse Caroline. – ma adesso andiamo, o faremo seriamente tardi. Ho sentito una macchina arrivare. –

-Mi prometti che mi appoggerai sempre e comunque, Caroline? –

-Lo prometto Adam. E tu invece mi prometti che continuerai a coltivare la sua passione per il canto e la scrittura? –

-Lo farò – rispose – ti voglio bene –

-Anche io, tanto, fratellino – rispose Caroline, quasi piangendo

Adam stava per abbozzare una lacrima dai suoi occhi, quando Caroline lo interruppe: -Non vorrai mica rovinare la matita! Conserva le lacrime per un altro momento! –

Scoppiarono in una risata fragorosa, dopodiché si diressero presso il salone centrale per accogliere gli ospiti.

La macchina che era entrata nel piccolo cortile Newyorkese non era una macchina poi così comune in quelle zone povere di New York. Chi si sarebbe mai aspettato di vedere una limousine varcare la povertà?

Il conducente scese dalla macchina, e aprì la porta ai suoi padroni: ne uscirono una donna sulla cinquantina, giovane, bella, bionda e dagli occhi azzurri. Nei suoi occhi però si leggevano l'inquietudine e l'ansia. Il marito rappresentava l'esatto opposto: un portamento che suggeriva sicurezza, gli occhi scuri, che gli conferivano un certo potere, e un'aria di pochezza che Adam aveva colto sin dal primo sguardo, dalla finestra, a circa 100m di distanza. Sarebbe stato sinceramente felice con loro?

-Si accomodino i signori, lasciate pure le giacche a Petunia: le sistemerà in camera – incominciò Minerva

-Lasceremo le nostre giacche al maggiordomo, nessun disturbo voglio sperare – rispose l'uomo dagli occhi minacciosi

-Non si preoccupi, nessun disturbo – rispose Petunia, quasi intimorita

-Fa sempre così, vogliatelo scusare. Non riesco a capire cosa gli passi per la testa in questo periodo – rispose la donna – Mdme Carvier, piacere di incontrarvi finalmente – salutò con una stretta di mano le due governanti. – E lui è mio marito, Monsieur la Fayette, sapete non ama molto le presentazioni –

-Non si deve preoccupare signora – rassicurò Petunia.

-Adesso venga con noi, le mostriamo l'orfanotrofio – aggiunse Minerva.

Le governanti guidarono i signori per tutto l'orfanotrofio, mostrando loro ogni angolo, anche il meno illuminato. La visione di tutti quei bambini provocò nella signora Carvier un dispiacere immenso: tutti quei bambini si ritrovavano lì per un motivo più o meno grave, e questo era secondo la sua concezione umanistica inaccettabile. Il signor la Fayette invece non aveva mostrato come sempre il ben che minimo interesse, limitandosi ad annuire svogliatamente ad ogni accenno.

-E il nostro ragazzo dove si trova adesso? – chiese curiosa Mme Carvier

-Sta finendo di prepararsi, ci raggiungerà a momenti – rispose Petunia

-Che cosa avete in programma per noi oggi? – domandò in tono quasi seccato la Fayette

-Pensavamo ad un pranzo insieme. Sarebbe bello anche per Adam pranzare insieme a coloro che sono diventati come fratelli per lui, per un ultima volta –

-Esattamente Minerva – rispose Petunia

-Sì sì... ma facciamo in modo di non riempire tutto il pomeriggio, gli affari sono affari e mai vorrei che uno di questi saltasse perché io non possa presentarmi –

-Vado a chiamare il ragazzo – rispose Minerva a testa bassa.

Petunia si allontanò.

Intervenne Mme Carvier.

-Ti sembra il caso di fare così? Stai dando una pessima impressione! –

-Non impicciarti! Non hai idea di cosa potrebbe accadere se... -

-Siamo pronti! – intervenne Petunia

La Fayette e consorte si avvicinarono al salotto mentre Adam, insieme a Caroline, scendevano le scale. Appena Mdme Carvier vide il ragazzo, abbozzò un sorriso sul suo viso e tentò di nascondere una lacrima che stava per uscirle prepotentemente dagli occhi. L'uomo, invece, seppe solo agitarsi.

Si accomodarono tutti a tavola: Adam, Caroline, tutti i bambini dell'orfanotrofio, Petunia e Minerva incluse.

Mdme Carvier conversò per tutta la durata del pranzo: era curiosa di conoscere ogni singolo dettaglio, sia di Adam che degli altri bambini che avevano condiviso con lui qualcosa di speciale: la loro vita.

Mdme Carvier non aveva avuto vita facile: i genitori navigavano in acque poco calme, e il padre aveva prima ucciso la moglie, e poi si era suicidato. Lei, insieme alla sorella più piccola, erano scappate, perché temevano che gli assistenti sociali le avrebbero separate per sempre. Peccato però che l'uomo non possa mai prevedere il futuro: le due infatti, una volta cresciute, avevano deciso di intraprendere due strade completamente diverse.

Qualcosa la stava turbando, lo si leggeva chiaramente nei suoi occhi, e il marito aveva capito tutto. Gli bastava un solo sguardo per accorgersi che il ricordo le era riaffiorato. Anche se sembrava sempre un cubetto di ghiaccio, insensibile a ogni stimolo, nel suo profondo amava sua moglie e lo turbava vederla triste, o anche solo pensierosa.


Ci ho messo davvero tanto. Un po' la mancanza di stimoli, un po' il tempo che mancava, e alla fine tante idee sul proseguimento. Spero vi piaccia! Buona lettura ;)

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