07. Una nuova direzione

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Erano appena passate le tre di notte, e una strana figura percorreva le strade di New York alla ricerca di un ragazzino. A lei non era dato conoscere tutta la storia nella sua integrità, si limitava ad eseguire degli ordini che arrivavano dall'alto.

Lucy, questo era il suo nome. Ma non le importava, tutto quello che riguardava il suo passato aveva preferito dimenticarlo. E così faceva anche con il nome. Ogni volta che qualcuno la chiamava, o le chiedeva il suo nome, si limitava semplicemente ad inventarne uno fasullo, e ogni volta diverso.

Lucy aveva visto morire davanti ai suoi occhi la madre, per mano del padre, alcolizzato e drogato. La aveva stretta al collo, davanti a lei, quando aveva ancora solamente 7 anni, senza pietà. Un momento di rabbia: la madre si era opposta a dargli soldi per un'ennesima dose. Lui non aveva più dato sintomo di sanità mentale, il suo cervello si era totalmente annebbiato, e in una stretta di collo la aveva annientata, come un moscerino che lo stava disturbando da tempo.

Lucy aveva assistito a tutto questo, e silenziosamente se ne era andata in camera sua, senza dire nemmeno una parola. Si era chiusa a chiave, aveva chiesto consiglio al silenzio, poi era scoppiata a piangere. Si era svegliata, durante la notte, disturbata dalle continue lamentele del padre, che imprecava contro Dio per la sua vita insoddisfacente.

Fu in quel momento che Lucy, accecata dalla rabbia nei suoi confronti, aveva tirato fuori da un cassetto una pistola e gliela aveva puntata alla testa. Un solo colpo bastò per mettere fine alla sua sudicia esistenza.

Pochi anni dopo, aveva trovato accoglienza presso un centro minori che avevano commesso crimini più o meno gravi. Le avevano attribuito entrambe le morti, sebbene lei avesse confessato solamente l'omicidio del padre. Il tutto in maniera pacata, quasi distaccata. A lei non importava di suo padre, era solo un egoista, e quell'egoista aveva ucciso sua madre. Era ciò che si meritava.

In seguito ad un attentato al centro, diversi ragazzini vennero rapiti da una banda di uomini facenti parte di un'associazione criminale, Lucy venne inclusa, in quanto interessati al suo curriculum. Da quel giorno aveva cominciato a lavorare per il suo Gran Salvatore, minacciando e uccidendo persone che avevano conti in sospeso con lui. Tutto quello che faceva la soddisfaceva. Era giusto punire chi aveva sbagliato, o chi non aveva rispettato gli accordi. Ma non sempre la storia che le veniva raccontata era veritiera, anzi, il più delle volte era contorta o modificata interamente.

Ciò però non le importava. In questo modo riusciva a sopravvivere.

Quella notte aveva ricevuto un solo nome, "ADAM". E si era messa alla ricerca. Non gli sarebbe scappato, lo avrebbe sicuramente trovato, fossero passati anni.

***

-Adam, non credi che dovresti alzarti? – era Brian

-Che ore sono? – chiese lui, sbadigliando

-Le 10! Il tuo aereo partirà tra circa...4 ore –

-Mi ero completamente dimenticato. Devo muovermi –

Con uno scatto era giù dal letto, in pochi minuti aveva finito di preparare la valigia e, in un'ora aveva raggiunto l'aeroporto. Brian lo aveva accompagnato: ci teneva a lui, era diventato un grande amico, con cui poteva condividere tutto. E tra quel tutto, c'era un piccolo segreto che non avrebbero svelato a nessuno.

***

"So bene che tuo figlio è vivo e vegeto. So che è uscito dall'orfanotrofio. So per certo che adesso sta vagando da qualche parte in città, dato che i suoi accompagnatori sono stati uccisi sotto mio comando. Non resta che farti viva, o tuo figlio morirà, come già è successo a tuo marito. Fossi in te mi presenterei subito. Sai dove trovarmi.

G.S."

Quella mattina per Lily fu diversa. Era solita svegliarsi coccolata dal rumore delle onde dell'oceano, e dal rumore dei bambini che divertiti si recavano in spiaggia a giocare.

Ma quella mattina no. Il silenzio totale era calato sulla zona, e in più aveva ricevuto una lettera minatoria. Ma come aveva fatto a mandargliela? Nessuno era a conoscenza della sua nuova sistemazione, eccetto una persona.

Forse era solo un metodo per farla uscire allo scoperto, forse invece sapeva benissimo dove si trovava. Un grandissimo rompicapo. Cosa fare?

Lily aveva cominciato una nuova vita, a Sidney. Non aveva mai dimenticato però quella precedente. Quella vissuta insieme al marito, Steven, e i pochi mesi trascorsi insieme ad Adam. La notte in cui lo aveva atrocemente abbandonato davanti all'orfanotrofio.

Ma non aveva mai dimenticato quello che era successo ancor prima di conoscere Steven. La sua adolescenza, frantumata dalla presenza oscura di un uomo crudele e spietato. Un uomo che era riuscito a convincere la madre a farsi sposare, e dopo aveva violentato la figlia, una volta che questa era rimasta a casa, da sola, con lui.

Era rimasta incinta. Fu un trauma, lei aveva solo sedici anni, e non era disposta a crescere il figlio di un mostro. Ma dall'altra parte non voleva nemmeno ucciderlo, perché era sempre un bambino. Portò avanti la gravidanza, poi dette il bambino in adozione. Non volle sapere niente di lui, non aveva nemmeno dato un nome. Nemmeno sapeva se era maschio o femmina. Lo aveva salvato dalla morte, ma aveva voluto allontanarlo. E ricominciò a vivere. Non aveva mai raccontato nulla a Steven, aveva troppa paura di perderlo. Lo aveva perso lo stesso, alla fine. Era morto davanti ai suoi occhi, per colpa di un uomo che però non era mai riuscito a guardare negli occhi, ma la cui voce rimbombava nelle sue orecchie. Era famigliare, troppo famigliare.

Il telefono suonò all'improvviso, interrompendo così i suoi pensieri.

-Lily, menomale, ti ho trovato – era Katherine

-Katherine, perché mi stai chiamando? Non sarà successo qualcosa a... -

-Adam sta bene, tranquilla. Abbiamo però un problema –

-Che problema?! –

-Tuo figlio sta venendo da te, non ha voluto sentire ragione –

-Non può venire è troppo pericoloso –

-Gliel'ho detto ma sembra davvero determinato –

-Non posso crederci. Non può, non deve succedergli niente –

-E cosa posso fare io? –

-Inventati qualcosa, ma non farlo partire per nessuna ragione. Anzi sai che ti dico? Vengo io –

-Non farlo, Lily, sappiamo bene quanto possa essere pericoloso –

-Non metterò in pericolo la vita di mio figlio. Piuttosto mi ci gioco la mia. Bene, puoi dirgli che non ha bisogno di partire, sua madre sta tornando –

Detto ciò, aveva agganciato. Era determinata a risolvere la faccenda, non sapendo però come si sarebbe risolta.

Katherine aveva immediatamente cercato di chiamare Adam, ma questo non si degnava a rispondere. Si ricordò che quel giorno con lui c'era anche Brian, così lo chiamò:

-Brian, dove diavolo è finito Adam? –

-Siamo qui, in aeroporto. Stiamo aspettando il suo aereo –

-Dì ad Adam di non prendere per nessun motivo quell'aereo –

-Non posso impedirglielo –

-Sì, invece. Sua madre sta tornando qui per risolvere la questione. Non c'è motivo per cui Adam parta –

-Torniamo indietro. Non mi sta mentendo vero? –

-Giuro che sto dicendo la verità. Grazie Brian. Comunque, voglio darti anche un'altra notizia: il tuo progetto discografico è approvato –


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