10. A carte scoperte

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"Sai benissimo dove trovarmi, devi solo trovare il coraggio di farlo".

Questo era il contenuto del messaggio che Lily aveva ricevuto quella mattina.

Sapeva benissimo da chi arrivava, ma non voleva ancora crederci. Dopo tutti questi anni, il passato aveva bussato ancora una volta alla porta, e con le peggiori intenzioni. Come poteva fare del male a suo figlio? Cosa centrava lui in tutto questo?

Katherine non riusciva a capire la gravità della situazione: questo perché nemmeno lei sapeva la verità. Lily era stata brava a mantenere il suo segreto, per tutti questi anni. Nemmeno la sua amica più fidata avrebbe potuto aiutarla, questo si continuava a ripetere Lily quando, ogni volta, era sempre più vicina a confessare tutto.

-Andiamo, Katherine. Devo salvare mio figlio. –

-Dove stiamo andando? – chiese lei, con aria interrogativa

-A Chicago. È lì che hanno portato Adam. Muoviamoci –

Katherine non aveva osato chiedere ulteriori spiegazioni, ma aveva letto negli occhi di Lily tanta rabbia ma anche tanta paura. Si era detta che le avrebbe spiegato tutto a tempo debito.

Arrivarono a Chicago entro mezzogiorno, e subito si misero alla ricerca di uno stabile, il TOH14.

- Perché stiamo cercando questo stabile? – chiese Katherine, confusa

-Perché è lì che si nasconde il rapitore di Adam – commentò Lily – ti spiegherò tutto non appena arriveremo lì e salveremo mio figlio, te lo prometto. –

-Allora muoviamoci, non ne posso più di questa storia –

-Sapessi me, Katherine. –


Raggiunsero lo stabile, entrarono furtivamente, ma vennero subito accolte da Lucy.

-Vedo che siete arrivate. Sei perspicace Lily, devo ammetterlo. –

-Dov'è mio figlio? – chiese lei, infuriata

-Stai calma ragazza, tuo figlio sta più che bene. Per ora –

-Portami da lui –

-Con immenso piacere. Ma vi avverto: non osate giocare stupide carte, o finirete male sia voi che il ragazzino –

-Sono qui solo per mio figlio, quello che voglio è solo lui –

-Andiamo, allora –

Lily e Katherine vennero condotte in una stanza buia. Lily aveva sempre avuto paura del buio: da piccola riusciva a dormire solo se la stanza era illuminata da una luce fievole. Quando si era sposata, dormiva sogni tranquilli perché accanto a lei c'era un uomo che sarebbe stato disposto a tutto pur di proteggerla. E così aveva fatto.

Le luci si accesero di soppiatto. Lily aveva riconosciuto la casa: era stata sua, ci aveva vissuto per ben venti lunghi anni, e solo a rivederla le faceva riaffiorare mille ricordi: la prima volta che aveva litigato con sua madre, le serate passate davanti al camino insieme al padre, le storie che nonno Nik era solito raccontarle sulla guerra in Vietnam, il secondo matrimonio della madre. E quel ricordo spiacevole.

Una voce cominciò a parlare da dietro una poltrona. Lì si sedeva sempre il padre, quando tornava a casa dopo una lunga giornata di lavoro, ma non fu la sua voce a risuonare nella stanza, bensì quella di una ragazza.

-Oh benvenuta cara Lily, prego fa come se fossi a casa tua –

-Chi sei? – domandò Lily stupita – dov'è mio figlio? pensavo che... -

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