03. Voodoo

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-Signori, il pranzo è terminato – iniziò Petunia – se avete altre domande da porci, riguardo all'affidamento o ad altro, non esitate a chiedere. Altrimenti il nostro compito qui è terminato –

-Benissimo – rispose repentino La Fayette – il mio secondo appuntamento comincia tra qualche ora e avrei proprio bisogno di riprendermi un attimo –

-Adam, caro, penso sia arrivato il momento di salutare tutti i tuoi amici e le tue istruttrici – disse dolcemente Mme Carvier

-Sì ragazzo, muoviamoci – intervenne La Fayette.

Adam salutò tutti, un bambino alla volta, fino ad incollarsi letteralmente a Caroline. Non voleva lasciarla. Si era stabilito un legame così profondo tra i due, e separarsi in quel momento avrebbe portato solamente una rottura irreparabile.

-Promettimi che ci rivedremo – disse Adam

-È una promessa. Settimana prossima uscirò anche io, e ti prometto, non ci perderemo mai di vista. –

Si abbracciarono un'ultima volta, dopodiché Adam entrò in macchina, dopo aver lasciato al maggiordomo le sue valigie.

-Addio Adam! E buona fortuna! – gridarono Petunia e Minerva

Tutti rimasero in corridoio, ad osservare quella macchina lunga e nera allontanarsi. Le due guardiane continuavano ad essere stupite. Nessuno, per sedici lunghi anni, aveva deciso di prendere quel ragazzo. Dio è tanto grande, quando meno ce lo aspettiamo, succede qualcosa di positivo. Ma loro non sapevano.

Nel giro di dieci minuti tutti i bambini vennero riportati dentro, e spediti nelle loro camere, Caroline esclusa, in quanto aveva deciso di aiutare le governanti a sistemare.

-Mi sento che non andrà bene per niente – confessò a Petunia

-Perché cara, che ti preoccupa? Hai paura della famiglia che ti vuole adottare? –

-Non sto parlando per me, sto parlando per Adam. C'è qualcosa in quella coppia che non mi convince. –

-Sono delle persone per bene Caroline, la loro scheda è più che positiva. Starà bene con loro, vedrai –

-Quattro soldi in più non denotano sicuramente una persona. Non sono convinta, per niente. Spero solo che ad Adam non succeda niente. Gli voglio troppo bene per poter perderlo... -

-Caroline, smettila di parlare in questo modo – intervenne Minerva a tutta voce – ti sembra il caso di fare sciocche supposizioni dieci minuti dalla partenza del tuo amico? –

Caroline terminò il suo lavoro, poi si rifugiò in camera sua. I suoi peluche non avrebbero mai potuto giudicarla. Né poterle dire quanto lei avesse ragione: Adam, uscendo da quell'orfanotrofio, era in pericolo.

***

-Allora caro – disse Mme Carvier – non ho potuto fare a meno di notare che hai un certo gusto nel vestire. Dove hai imparato questi abbinamenti e stranezze? –

-A dir la verità signora, è stata un'idea di oggi. Solitamente non mi presento in questo modo –

-È un vero peccato Adam, mi piace molto e gradirei vederti spesso così. Ma ad un patto: la smetterai di chiamarmi signora. Per te sono Anne. –

-Va bene, Anne. – annuì Adam

-Siamo quasi arrivati a casa, finalmente. Ma dimmi caro: hai qualche passione? Qualche hobby? –

Adam stava per rispondere con un secco 'no', poi si ricordò delle parole di Caroline e confessò: - La musica –

-Molto bene. Dimmi di più –

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