Capitolo 6.

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Davanti ai miei occhi vidi una serie di immagini e motivi geometrici collocati entro contorni lignei bianchi e dorati.
"No".
Sbattei le palpebre un paio di volte per poi dare un colpo di reni e mettermi a sedere, voltandomi di scatto alla mia destra. La stanza, dalle pareti ricoperte di damascato rosso su cui si ripeteva la figura di un falcone dorato con corona in testa e medaglia al collo, ospitava un lungo tavolo ligneo intarsiato e rivestito sulla superficie da una foglia d'oro, attorno al quale prendevano posto Valery Olsen, Christopher Schumann, Timothy Schumann e Katie Sand, attuale capostipite della famiglia, nonché moglie di uno dei tanti Hector Schumann che si erano succeduti negli anni.
Precisamente aveva sposato Hector IV, discendente diretto dell'originale Hector. Hector IV non era mai stato un uomo autorevole, a differenza dei suoi predecessori, ma anzi, aveva sperperato parte delle finanze della famiglia in feste opulente, curandosi solo di mantenere i rapporti sociali e di risultare piacente agli altri componenti della dinastia. Il suo matrimonio con Katie Sand, sua lontana parente per parte materna, si era rivelato decisamente favorevole per risanare il bilancio familiare.
In breve tempo ritornarono i tempi prosperi per la dinastia ed il crescente disprezzo che si era sollevato verso l'ingenuo Hector IV si era lentamente attenuato, nonché svanito del tutto alla precoce morte di questi, ormai circa dieci anni fa. Da allora Katie aveva assunto il totale controllo della famiglia, decidendo lei stessa l'allontanamento mio e di Tim da mamma e papà.

La vista mi si annebbiò improvvisamente per l'essermi alzata troppo in fretta ed ebbi un giramento di testa. Nonostante ciò, mi alzai dal divano su cui mi ero ritrovata distesa, foderato con un tessuto ugualmente damascato, ma color panna.

Riacquisii controllo della vista e mi focalizzai su Katie Sand, guardandola con astio misto a ripugnanza per la subdoleria delle sue azioni: era arrivata al punto di farmi rapire dai miei stessi genitori per trascinarmi al castello ed aveva coinvolto anche Tim. Assurdo.

«Cosa vuoi da noi?» le domandai accigliata, sperando di lasciar trapelare quanto più odio possibile con quelle parole. Stringendo il pugno destro riflessivamente lungo il fianco, percepii di aver sfiorato qualcosa di morbido e.. vellutato. Katie mi guardava con un ghigno stampato sul volto, invitandomi a fare lo stesso.

Ero stata infiocchettata ben bene nel tempo in cui ero svenuta: indossavo un abito di velluto bianco d'ispirazione vittoriana, con collo alto, chiuso da un paio di bottoni color avorio, con maniche corte a palloncino, un corpetto altrettanto sull'avorio che mi stritolava il busto ed i fianchi, gonna bianca a balze lunga fino alle cosce e, per finire, strascico bianco con inserti laterali in seta avorio, che mi era stato fermato in vita con un'enorme spilla dorata di forma ovale e dai motivi floreali.

Oddio. Sembravo una bambola.
Per quanto tempo ero rimasta svenuta? L'unico lato positivo che riuscivo a vedere era la lunghezza dello strascico, che toccava terra solo per una ventina di centimetri, contrariamente ad altri vestiti da cerimonia che avevo dovuto indossare in passato.

Risollevai il capo, ancora più irritata di quanto non lo fossi stata dieci secondi prima.

«Ti ho chiesto cosa vuoi da noi!»

«Mi sembrava di essere stata chiara quando ho dettato la lettera a tuo padre, no? Entra pure Jeremy!» disse quindi. Dietro di lei, la porta di legno scuro si aprì con un movimento deciso e ne entrò un giovane dai capelli castano rosso, corti e leggermente mossi, vestito con una camicia nera accollata ed un orrendo panciotto color.. piscio, abbinato ai pantaloni.

Una cosa era sicura: non ero più io la più ridicola.

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