CAPITOLO 19

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Mi alzo dal letto e vado a mangiare un piatto di pasta per cena preparato da mia mamma.
Poi mi ributto sul letto con il telefono.
Su instagram tutti mi chiedono come ho fatto a rompermi la caviglia, a me e a Giuseppe. Ma ne io ne lui diciamo niente, per ora.
Alla fine verso le 22 mi addormento.

Sono le 8.
Mi sveglio.
Mi siedo sul letto e afferro le stampelle.
Mi alzo in piedi.
Non ho per niente fame, quindi non faccio colazione.
Prendo il mio materiale per disegnare e mi affaccio nella camera dei miei.
Stanno dormendo.
Non li sveglio.
Scrivo un biglietto che metto sul comodino vicino al letto dicendo che sono andata al parco a prendere una boccata d'aria.

Esco di casa.
Passo davanti a casa di Giuseppe.
Le finestre sono chiuse e le tapparelle abbassate.
Stanno dormendo ancora tutti.
Proseguo fino ad arrivare al parco.

Mi siedo su una panchina.
Quella panchina.
É su quella panchina dove Giuseppe mi ha fatto un regalo.
Non devo pensare a lui.
Sono venuta qua al parco per distrarmi.
Inizio a disegnare.

Non ho in testa nulla.
Lascio andare le mani da sole.
Viene un disegno triste.
Una ragazza che piange.
E vicino a lei un ragazzo che la accarezza.
In questo disegno ho cercato di rappresentare le mie emozioni.
Tristezza, pianto, paura.
Tutte queste emozioni sono racchiuse in un semplice foglio di carta.
Una lacrima mi cade sul foglio.
Lo infilo nella borsa e ne prendo uno nuovo.
Faccio altri disegni.
Ma Giuseppe.
Giuseppe.
Giuseppe é sempre nella mia testa.
Deve scomparire.
Ma é impossibile farlo.
É una cosa triste quello che ha fatto, anche se non lo ha fatto di proposito.
É vero, mi mancano i suoi abbracci, le sue carezze, il suo affetto. Mi manca tutto, proprio tutto di lui.
Ma devo dimenticare, dimenticarlo.

Metto tutti i miei disegni nella borsa e mi alzo, per tornare a casa.
Mentre sto camminando però mi raggiungono due ragazzi.
X1: Oh, ma che bella ragazza...
Io: Grazie, devo andare...
X2: Ma che hai fatto a quella gamba?
Io: Cazzi miei, voglio stare in pace.
X1: Oh, che hai in quella borsa?
Io: CAZZI MIEI, ho detto CAZZI MIEI.
Cerco di aumentare il passo, ma con le stampelle mi viene difficile.
Uno dei due mi prende per i fianchi.
X1: Dove scappi? Tu vieni con noi.
Mi trattiene per i fianchi mentre l'altro mi leva le stampelle dalle mani.
Mi tira uno spintone e mi fa cadere per terra.
Di solito ero piú dura con la gente.
Perché non mi ribello?
Dove é finita la mia forza?
Martina, la tua forza é scomparsa come Giuseppe, svegliati, non é un sogno!
La caviglia mi fa piú male, cazzo no, dimmi di no, non é successo niente, Martina spera, spera solo di non aver peggiorato le cose!

Mi prendono la borsa e me la aprono.
Tirano fuori i miei disegni
X1: O ma che bei disegni, chi é questo qui, il tuo fidanzato?
Io mi guardo i piedi.
Non rispondo.
Parlare di Giuseppe e sentire parlare di lui mi fa male, molto molto male al cuore, é come un martello, che continua a battere ripetutamente sopra per di esso, per distruggerlo ancora di piú di quello che é già.

Il secondo ragazzo si accuccia alla mia altezza e mi da uno scossone sulla spalla.
X2: É il tuo ragazzo?
Non rispondo, ma mi scivola una lacrima, che asciugo velocemente.
Il ragazzo che aveva in mano i mie disegni li butta per terra.
X1: Giuseppe, si chiama Giuseppe. Hai scritto il suo nome ovunque. Però non sono disegni normali, sono tristi. Vi siete lasciati, non é cosí?
Non rispondo, ma un'altra lacrima mi scivola giú.
Il ragazzo seduto accanto a me mi tira uno schiaffo sulla guancia.
X2: Eddai, rispondi.
Io scuoto la testa.
X1: Ah non vi siete lasciati. Certo, ora tu vieni con me.
Mi da le stampelle e mi fa sedere vicino a un palo in una viuzza buia.
Poi mi lega le mani al palo. Mi butta la borsa vicino, e anche le stampelle.
Poi se ne vanno.
Inizio a piangere forte.
Tutto a me. Voglio morire.

Dopo un po' i ragazzi tornano e mi tirano dei sassi addosso.
Non posso difendermi.
Dopo dieci minuti si fermano e mi si siedono accanto.
X1: Ma che bella che sei...
Mi cerca di baciare.
Le mie labbra non sono sue.
Sono di un altro.
Ma io gli do una ginocchiata nello stomaco.
Lui si accascia a terra.
X2: Lo hai voluto tu.
Se ne vanno, mi lasciano lí, a morire...

[GIUSEPPE POV]
Sono un coglione.
Perché lo ho fatto?
Martina non mi ha fatto nulla di male.
Cazzo, devo fare qualcosa.
Okay, vado a casa sua.
Busso alla porta, mi apre la mamma.
G: Buongiorno, Martina ė in casa?
M: No, non sappiamo dov'é, ha lasciato un messaggio dicendo che sarebbe andata al parco, ma non é ancora tornata.
G: Ah okay grazie...
Chiudono la porta.
Ci appoggio la fronte.
Non posso sopportare che le accada qualcosa.
Morirei dentro.
E magari anche fuori...
La vado a cercare.
Vado al parco, non c'é.
Guardo nei dintorni.
Nessuna traccia.
Ma, entro in una via.
C'é un suo disegno.
Ci sono un ragazzo e una ragazza. La ragazza é tra le lacrime.
Guardo bene.
Siamo io e lei.
Mi scivola una lacrima sul disegno.
Mi premo il foglio sul petto.
Quanto la amo.
Giuseppe, devi trovarla.
In fondo ha le stampelle.
Non può essere andata molto lontano!
...

Spazio a me
SUSPANCEEEEE.
Tananana!!
A domani con il prossimo capitolooo...
Talpina

Tutto ha inizio da un "ciao"|| VegasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora