Il re(R)

837 47 1
                                    

Una suono assordante investì i presenti. «Muti!! State ZITTI!!!» l'urlo riecheggiò nella stanza sferica. «Non voglio sentir litigare in mia presenza.» la sua voce si propagò, rimbalzando sulle pareti curve e bianche della sala. Braidon era l'Alfa, il capo dell'unico sistema giuridico presente nel mondo conosciuto. «Perché bisogna arrivare sempre a questi livelli?! Siete o no i capi delle rispettive famiglie?!»
    «Forza, non scaldarti così tanto Braidon. È indecoroso arrabbiarsi e urlare a questo modo» una voce soave e più melodiosa, si sovrappose a quella più potente e impetuosa dell'imponente drago. «Lo sai come sono fatti.»
    «A me risulta irrispettoso che creature di questo rango si comportino allo stesso modo di un cucciolo.» la tensione era ancora ben visibile sul muso di Braidon, anche se la sua compagna Àdurn era riuscita ad alleviare la sua rabbia di un poco. «Smettiamo tutti di provocare litigi inutili»
    «Ti chiediamo scusa, mio Lord.» Bayne si era pronunciato a favore suo e del suo gemello, non appena erano passati pochi attimi di silenzio e pacatezza. «Il nostro comportamento è stato infantile, ma avevamo lo scopo di smorzare leggermente la tensione.» La testa di Ahìnaru, il fratello, si era chinata in segno di vergogna.
    «Suvvia, smettiamo di creare situazioni imbarazzanti.» Àdurn lanciò uno sguardo agghiacciante a Braidon che voltò la testa con un'espressione di leggera vergogna. «Ma bando alle ciance.
   «Come tutti sappiamo, il titolo di Alfa non è onorifico, bensì è una ricorrenza che si può manifestare su qualunque drago, purché passino almeno un migliaio di anni dopo la morte di un Alfa. Al nostro attuale Capo delle Forze Militanti» si guardò attorno, dove gli occhi di tutti erano fissati sui suoi «è toccato tale gravoso compito fin da quando è nato. La sua forza cresceva in maniera vertiginosa rispetto ai piccoli della sua stessa cucciolata, come anche lui. In pochi anni è diventato uno dei migliori draghi nell'intera storia del Popolo di Fuoco.» Braidon aveva le spalle larghe e possenti dirette verso il tavolo, non batteva ciglio a ciò che diceva Àdurn. «Egli si è addestrato non per comandare, ma per rendersi degno della fiducia di tutti voi.»
    Braidon posò una zampa sulla spalla della compagna, interrompendo il suo discorso. «Il nostro popolo è in pericolo. Una forza che non comprendo, che non riconosco, che sia interna o esterna a noi, sta minacciando la nostra specie.» erano tutti attenti a cosa stava dicendo, e intanto cercavano di leggere tra le righe del suo discorso. «Il nostro compito è sorpassare i nostri antenati ed evolverci al meglio»
    L'energia che correva all'interno della stanza sferica, era tanta, e di pura fattura. Nessuno sapeva come riempire il vuoto che si era creato appena l'Alfa si era pronunciato.
    Ovviamente, a parlare fu nuovamente Àdurn. «Dopo settimane in cui Braidon è rimasto isolato a parlare con gli anziani e gli spiriti del Tempio, è giunto alla conclusione» si alzò in piedi, in modo che i sette, lei compresa, la sentissero meglio. «che si dovrebbe eleggere un Re»
    Un peso enorme gravò sui presenti. Braidon mantenne le spalle dritte, ma gli sguardi di tutti erano fissati su di lui. Qualcuno provò a dire qualcosa, ma niente di sensato o logico ne uscì. Alcuni si alzarono, per poi risedersi in maniera del tutto innaturale.
    Sehrt, il capo delle guardie del palazzo, non era un partecipante dell'assemblea, ma se avesse potuto proferire parola avrebbe sicuramente votato in favore della decisione dei suoi superiori. Giorni prima Vrailen, il capo-famiglia Cahandhy, si era confidato con lui, riferendogli la notizia resa pochi istanti prima di dominio pubblico. Lui non si era espresso con Sehrt ,non in maniera libera, ma gli aveva rivelato anche il nome del più quotato a tale ordine.
    Ora era lì in piedi, di fianco alla porta d'ingresso alla sala sferica, a guardare i sette draghi più importanti e potenti di tutta la specie, ammutolirsi di fronte all'Alfa, creatura a cui lui aveva giurato fedeltà. Il suo giuramento non era andato come da manuale, infatti la magia non aveva avuto effetto, non immediatamente e non in maniera indissolubile come era accaduto a tutti gli altri. Infatti dovette pronunciare il giuramento più e più volte, prima che la presenza dell'Alfa si insinuasse nella sua mente.
    Non sapeva che fare. Nella stanza erano solo nove: lui, l'Alfa Braidon, Àdurn di casa Fòtoy, Bayne Crised, Ahìnaru Jayne Leviar, Nikaar di casa Mirioar, Noichi di casa Astiso, Vrailen di casa Cahandhy, Ahìnaru di casa Comad. Fece un passo in direzione del tavolo, per entrare nel cono visivo di Vrailen. Subito si osservarono a vicenda, ma ovviamente senza proferire parola. La riunione sarebbe andata avanti ancora per molto tempo, anche se mancava poco all'inizio della votazione.
    «Vi prego, uno alla volta.» La potente voce di Vrailen si era levata sopra a tutti, lasciando i presenti ammutoliti. «Chiedo scusa, Alfa.»
    «Vi chiedo scusa io, principe ereditario. Ora per favore, potresti dire all'assemblea ciò che mi hai detto poco prima?»
    Sehrt alzò le orecchie. Da lì a pochi attimi sarebbe entrato negli sguardi di tutti. Osservò attentamente Vrailen, che si era alzato sulle zampe posteriori per annunciarlo a tutti.
    «Come ben sapete, il ruolo di capitano delle guardie di questo palazzo non è dato a chiunque.» guardò verso di lui. «Solo a coloro i quali sono portatori di un nome potente, magico, è possibile dare la runa di comando. Ancor di più se il suo compito sarà di sorvegliare la dimora dei nostri antenati, come anche la loro saggezza tramandataci nel tempo.» un altro sguardò andò a lui, che nel frattempo aveva fatto altri due passi perso il tavolo. La lancia impugnata come da manuale. «Ebbene, colui che ricopre l'attuale ruolo, è Sehrt» lo indicò col muso. «Il suo nome completo...» fece una pausa.
    «Sehom kil Roht»  completò Braidon. I presenti imprecarono, come se fosse stata una maledizione, ma non commentarono le parole di nessuno. «Gli è stato conferito questo nome dinnanzi al tempio, quindi il suo nome è legge.»
    Vrailen si spostò da suo posto, andando di fianco a Sehrt, ammutolito dalle parole dell'Alfa. «Col tuo permesso...» senza che lui se ne rendesse conto, il principe gli aveva posto una mano sulla runa. Vide una luce, poi più niente, buio.

Il regno dei Draghi [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora