Rimprovero

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Kim non poteva crederci. Non riusciva a credere a ciò che era successo pochi secondi fa. Non sapeva cosa le era preso ma appena lui aveva creato il contatto con le sue labbra i suoi pensieri erano spariti,le sue preoccupazioni e i suoi divieti. Era rimasto solo il battito del cuore accelerato,i loro respiri uniti e i loro corpi che combaciavano. Credeva che sarebbe successo altro e invece qualcuno lo aveva chiamato, il suo colorito era cambiato e uscendo si era messo ad imprecare e bestemmiare. Era così confusa per le sue azioni e mentre camminava per i corridoi ritornando in classe la sua mente divenne un incubo di pensieri,vedeva il volto di lui così vicino al proprio e non riusciva più a capire nulla. A causa dei suoi pensieri non si accorse nemmeno di aver urtato una persona e quando si rialzò da terra notò che era Scott,il suo migliore amico. «Diamine Kim! Ma a che pensi testona?! Stai bene?» Le chiese Scott aiutandola ad alzarsi e a dandole uno schiaffetto in fronte.« Scusa...» incominciò lei «... ero immersa nei miei pensieri e non mi ero accorta di venirti addosso. Scusami Scott». Quel ragazzo riusciva a scombussolarla in un modo incredibile eppure qualcosa nella sua mente gli suggeriva di stragli lontano. Si,perché se stava accanto a lui avrebbe perso Andreas e lei non voleva questo o almeno sperava. Da quando aveva incontrato i suoi occhi quel giorno tutto era cambiato,tutto in lei era confuso. No,non doveva permettersi di rovinarsi la vita proprio ora. Kim e Scott camminavano fianco a fianco mentre lei si rimproveravamo mentalmente  per tutto ciò che aveva pensato,sperato,sognato e perfino realizzato. Quel tocco,quei baci e quelle carezze e persino i loro sguardi dovevano essere cancellati dalla sua mente,non voleva compromettere né la sua salute mentale né il suo rapporto con il suo ragazzo. Come se l'avesse chiamato Andreas apparve davanti ai due amici e si diresse da Kim a braccia aperte abbracciandola e baciandola teneramente. "Perché non può aver il suo tocco. Maledetto Kyle e il suo modo di incendiarmi!" Kim si rimproverava per pensare a lui eppure paragonava il tocco del suo ragazzo a quello di un ragazzo problematico ed infantile.


Racconto dal punto di vista di Kyle

Erano ore che era a casa a pensare e ripensare. Il suo telefono non smetteva di squillare e lui non c'è la faceva più a sopportarlo. Era indeciso fra rispondere e lasciarlo contro il muro per farlo spaccare in mille pezzi. Sua madre. Lo avevano cercato per sua madre. Che assurdità. Cosa diamine poteva avere quella donna tutta perfetta aveva bisogno di lui per un malore? Cosa può aver abbattuto quella muraglia? Alla tredicesima volta che il telefono squillò lo prese dal letto e rispose. «Pronto,chi diamine è ?»chiese Kyle in tono arrabbiato. Sentì qualcuno tossire e poi una  voce femminile che non aveva mai sentito gli rispose «Salve. Mi chiama Daphien Jones e la chiamo per conto di sua madre. La signora vorrebbe che lei la raggiungesse al più presto per stare al suo fianco nella sua malattia.» Malattia? Kyle rimase a bocca aperta a sentire quella semplice parola. «Malattia? E' uno scherzo vero?» era senza fiato,non riusciva più a pensare a tutto ciò che stava succedendo. «No,non è uno scherzo. Sua madre soffre di questa malattia da anni non lo sapeva?» chiese la dottoressa Jones con voce incredula e preoccupata. Kyle non riusciva più a parlare,staccò il telefono dall'orecchio e lanciò il telefono dall'altro capo della stanza. "Malata? Mia madre malata?" la risata isterica che fuori uscì dalle sue labbra era qualcosa di contorto e macabro a cui nemmeno lui poteva credere. Non c'era niente che lo aveva mai fatto ridere così istericamente e ora... ora sapere che sua madre aveva una malattia da anni gli dava un euforia così spaventosa che non riusciva nemmeno a crederci. Era strano ma in fondo in fondo gli dispiaceva un po. Voleva essere lui la causa della sua fine,della sua morte,voleva essere il suo incubo peggiore anche nel suo ultimo istante di vita. 
Si fece una doccia veloce,si cambiò con vestiti più comodi e andò in macchine. Direzione? Casa dei suoi genitori per capire meglio cosa stava succedendo e se poteva veramente esser felice di quella situazione.
Andò nelle tre ville che possedevano ma non erano in nessuna delle tre e non sapeva più dove cazzo erano,così fece la cosa più riluttante che gli venisse in mente. Chiamare l'uomo che gli donò la vita e gliela distrusse. Provò due volte ma nessuno rispose così lasciò perdere per il momento e chiamò Marc. L'amico rispose al terzo squillò e Kyle voleva vederlo nel loro locale preferito per dargli la notizia e festeggiare,anche se il suo migliore amico sarebbe stato contrario come ogni volta che lui festeggiava per qualcosa che lui trovava deplorevole. Passarono la notte a bere parlare e alla fine si diressero a casa di Kyle con due finte bionde tatuate da scoparsi. La nottata per Kyle e Marc si concluse a meraviglia e quando Kyle sprofondò nel sonno,dopo aver scacciato quelle due buone a nulla,gli sembrò la cosa più bella che ci potesse essere ma rimpianse di non avere Marc vicino a se perché gli incubi presero vita rimproverandogli la vicinanza con Kim della mattina e di come non aveva avuto scrupoli a portarsi a letto una troia anche se il suo cuore era devoto a Kim. Già,il suo cuore. Ma il suo corpo ? Sarebbe mai stato di Kim? Il sogno,o incubo che sia, gli diceva di si al solo scopo che lei lo rivendicasse come suo e fu quando capì quelle parole che si svegliò nel cuore della notte candido di sudore con un peso sul cuore e sulla coscienza e un rimprovero fatto dalla sua coscienza che non sapeva nemmeno di avere. Passo la nottata nella doccia a pensare e quando
tornò a dormire il suo sonno era inquieto ma familiare.

Il ragazzo che trovò se stessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora