6. La leggenda

95 11 3
                                    

Una volta ad Halloween, Thomas mi aveva raccontato una leggenda. Durante il periodo della caccia alle streghe una donna si innamorò di un uomo molto ricco, la donna era la sua serva. L'uomo le fece credere di essere innamorato di lei e la mise incinta, per poi sparire. Quando poco prima del parto lei lo trovò e gli confessò che aspettava un figlio, l'uomo le disse che l'aveva solo usata e la denunciò come strega. La donna riuscì a portorire una bambina prima di essere portata al rogo, dove lanciò una maledizione: le sue discendenti avrebbero perseguitato tutti gli uomini e con l'inganno avrebbero portato via loro tutto, per poi ucciderli. Non sapeva che in questo modo aveva compromesso la felicità delle sue figlie che erano condannate ad essere lasciate dagli uomini che amavano, che le avrebbero lasciate sole con, misteriosamente, sempre una bambina.

Mi svegliai di soprassalto dopo aver sognato la leggenda e mi chiesi perché mi era ritornata in mente proprio in quel momento.
Mi voltai a guardare l'orologio che segnava la mezzanotte. Avevo dormito così tanto che avevo saltato la cena. Non avevo neanche richiamato Elizabeth.
Presi il cellulare e decisi di lasciarle un messaggio di scuse pensando che l'avrebbe sicuramente visto il giorno dopo. Invece lei rispose subito dicendo di non preoccuparmi.
"Cosa volevi dirmi?" le chiesi.
"Volevo sapere se potevi accompagnarmi fuori domani. Devo fare una commissione" rispose.
"Certo" le scrissi con un sorriso.
"Alle quattro davanti alla scuola" disse.
Spensi il telefono e cercai di dormire.

Il giorno dopo incontrai Thomas al mio armadietto. Aveva uno sguardo cupo e continuava a fissare in direzione del gruppo di Charles.
- Non avevi detto che volevi stargli alla larga? - gli dissi facendolo uscire da quello stato cupo.
- Infatti. Ti stavo aspettando - rispose.
- Se non la smetti di fissarli verranno a prenderti a botte di nuovo.
- Che lo facciano - disse rivolgendogli un sorriso da sbruffone. - Senza Charles sono perduti.
Mi voltai a guardare e notai che Charles non era davvero con loro.
Decisi di prendere Thomas per la maglietta e lo tirai fino in classe dove Iris ci stava aspettando.
La trovammo seduta ad un banco con Charles che le girava intorno e cercava di convincerla a uscire con lui nonostante avesse rotto il naso ad un suo amico. La stupidità di quel ragazzo non aveva limiti.
- Eh, ma che palle! - esplose Thomas.
Ci avvicinammo ad Iris e Charles, quindi Thomas si inserì nella conversazione. - Ma sei proprio testardo. Lei...non...ti...vuole - disse scandendo bene le parole.
- Grazie Thomas ma non ho bisogno del tuo aiuto. - Iris sorrise.
- Ma tu non ti fai mai gli affari tuoi? Non ti è bastato Capodanno? Vuoi altre botte? - disse Charles.
- Credevo avessi imparato la lezione: puoi prendermi a pugni quante volte vuoi ma tanto Iris non sarà mai tua.
Mi ritrovai a ridere, lo aveva zittito, e lo aveva fatto nel modo migliore: con le parole.
Charles lanciò un'imprecazione e uscì dalla classe.
- Grazie - mormorò Iris.
- Thomas il salvatore di donzelle in pericolo! - disse lui ridendo. - Chiamatemi se avete bisogno di aiuto!
Io e Iris ci guardammo e scoppiammo a ridere all'unisono.

- Mi togli un dubbio? - chiesi a Thomas una volta che la campanella suonò e Iris si mischiò alla folla del corridoio.
- Si. Cosa riguarda? - decise di rispondere.
- Perché sei sempre così imperprotettivo con lei? Insomma, a volte penso che tu le dia fastidio. Ha già un fratello.
- È per una promessa.
Lo guardai confuso non capendo a cosa si riferisse.
- Una volta, - cominciò lui a raccontare - quando Iris si sedeva di fianco a noi ma non eravamo ancora buoni amici, la vidi uscire dal bagno delle ragazze con gli occhi gonfi di lacrime e le chiesi subito perché stesse piangendo. Lei mi disse che non dovevo affatto preoccuparmi ma io insistetti e lei si mise a spiegarmi il motivo. Diceva che non ce la faceva a stare lontana dalla sua amica, Alexandra, e che anche sentendosi per telefono, non era la stessa cosa. Che c'era una ragazza che si ostinava a darle il tormento, appena la vedeva da sola la attaccava e la prendeva in giro mentre quando c'era Alex non lo faceva, ma ora che era sola non poteva difendersi. Diceva che era diventata un peso insopportabile, non capiva perché ce l'aveva con lei. E poi si sentiva sola, non aveva amici. Mi ricordo che era scoppiata a piangere e io l'avevo abbracciata. Le ho promesso due cose: la prima che io ero suo amico e che ci sarei stato per sempre e la seconda che nessuno le avrebbe più dato fastidio. Nessuno.
- Sei stato molto sensibile.- Sorrisi. - Non me l'aspettavo da te.
Lui arrossì violentamente. - Zitto - disse e io mi misi a ridere.
- Però non ho mai visto nessuna ragazza che tormentava Iris - ripresi quando riuscii a smettere.
- Ha smesso di farlo appena l'ha vista girare con me. Quella ragazza era una mia vecchia conoscenza, non voleva di certo ritrovarsi davanti a me di nuovo - disse sogghignando.
- Ma se glielo hai promesso perché Iris a volte si lamenta?- domandai.
- Si lamenta quando insisto, come con Charles dopo il ballo. Dice che non fa parte della promessa.
- Devi difenderla ma non troppo? - chiesi di nuovo confuso.
- Ragazze - disse lui alzando le spalle.

Elizabeth Lane  [sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora