Il gruppo di turisti americani, rimasto orfano di Julian, si trovava ormai nella Piazza della Signoria, come sempre affollatissima; un fiume di persone entrava ed usciva da Palazzo Vecchio, e loro stavano facendo la fila. Nel frattempo la guida, per niente preoccupata per la defezione improvvisa del giovane dell'Iowa, stava spiegando le principali caratteristiche dell'antica sede del governo fiorentino. Quelle persone venute dall'altra parte dell'Oceano non avevano mai visto una cosa del genere: per gente abituata ai grattacieli, era incredibile scoprire che nel passato uomini come loro avevano costruito una simile sintesi di bellezza.
Erano ancora inebetiti a fissare la copia del "David", quando, dall'interno del palazzo, giunse un assordante suono, come di pietra infranta; subito dopo, si levò un orgia di grida e lamenti inarticolati, accompagnati dal rumore di centinaia di piedi in fuga. Tutto questo fu spazzato via dalle orecchie dei presenti per lasciare spazio ad una rumorosa ondata di rivoltante terrore: dei versi impressionanti, a metà tra un ruggito e uno stridio; qualcosa di indefinibile, di infernale. Gli americani rimasero immobili per una manciata di secondi, praticamente paralizzati da quell'inquietante situazione, della quale ancora non vedevano l'origine.
Un'orda di persone terrorizzate si riversò fuori dal portone principale, coprendo con la propria massa la vista del cortile interno, il luogo dove pareva fosse iniziato il caos; alle urla andavano ad aggiungersi rantoli agonizzanti. Gli sventurati turisti vennero letteralmente travolti, assieme alle altre persone in coda. Molti vennero calpestati; un paio di loro, cadendo, si aprirono il cranio, morendo sul colpo: probabilmente furono i più fortunati. Mentre gli ultimi fuggitivi uscivano dal palazzo, un inserviente, non appena messo piede sullo scalino più basso, di fronte alla porta, fu dapprima squarciato all'altezza della cintura, poi le due parti del suo corpo furono scagliate all'indietro, in direzione del cortile.
La vista del colpevole di quello scempio fu sufficiente per mettere in fuga anche i turisti più impavidi: un essere nero, lontanamente somigliante ad un insetto, si ergeva sotto l'arco del portone. Dopo pochi secondi dozzine di creature simili si rovesciarono nella piazza: seminarono morte fra tutti i presenti, distrussero le statue della Loggia, e l'acqua della fontana di Nettuno si tinse di rosso.
Il vice commissario Baldini era di pattuglia nei pressi di Piazza del Duomo, quando ricevette per radio una incoerente richiesta di aiuto; a sentire il poliziotto terrorizzato che lo chiamava da Piazza della Signoria, sembrava che il Diavolo in persona fosse uscito dagli Inferi e avesse deciso di visitare Palazzo Vecchio. Solo pochi giorni prima lo avrebbe preso per pazzo, ma, dopo ciò che aveva affrontato recentemente, la cacofonia di urla e spari che udì in lontananza lo convinse che qualcosa di grosso stava accadendo.
Velocemente, afferrato il microfono, fece partire un ordine su tutte le frequenze: - Tutte le pattuglie convergano subito in Piazza della Signoria!
Quando però gli chiesero cosa stava succedendo, non seppe rispondere. Subito dopo, saltò sulla Pantera e urlò al suo collega di partire; l'auto sfrecciò per via Calzaioli con le sirene accese, mentre, proveniente dalla parte opposta, una folla apparentemente in preda al panico correva in direzione del Campanile di Giotto.La scena che si parò davanti al poliziotto era da incubo: il fondo della piazza costellato di cadaveri, decine di persone che sembravano fuggire senza una meta, un numero enorme di creature simili a quella che avevano ucciso due sere prima sciamavano in tutte le direzioni, uccidendo chiunque arrivasse loro a tiro; alcune erano impegnate a divorare quelli che fino a poco prima erano stati esseri umani.
Baldini fu raggelato da quella vista, anche perché riconobbe, su alcuni dei corpi, le divise della polizia; notò infatti che gli spari erano cessati. Per qualche istante rimase bloccato, incapace di scendere dall'auto, per poi udire il sopraggiungere di altre sirene. Sei o sette auto della polizia si fermarono vicino alla sua, e i loro occupanti, spaventati quanto lui, scesero meccanicamente; quasi costringendosi a farlo, il vice commissario afferrò il mitra e balzò a terra, urlando:- Che aspettate? Prendete quelle armi di merda e fateli fuori!- e si mise a correre verso la piazza senza neppure controllare se gli agenti lo stessero seguendo.
Il commissario Del Santo arrivò in Piazza della Signoria circa sei minuti dopo, con una dozzina di pattuglie tra auto della polizia e carabinieri. Tutto taceva, e la piazza sembrava un mattatoio: il sangue ricopriva la pietra, intervallato da quelle che sembravano parti di corpi umani. La prima cosa che notò fu che i cadaveri erano pochi; rispetto al caos che aveva sentito, si aspettava di trovare un cimitero. Le carcasse di cinque creature come quella che avevano inviato all'Università di Pisa giacevano, crivellate, presso la fontana, ma non se ne vedevano di vive.
Con un cenno del braccio, segnalò agli uomini di seguirlo, e, estratta la pistola, si avvicinò lentamente a Palazzo Vecchio. Notò appena una voragine che si apriva nella pavimentazione del cortile interno, poi i suoi occhi si posarono sul corpo di Baldini: il vice commissario giaceva tra i corpi di una mezza dozzina di agenti; i loro cadaveri erano interamente dilaniati. Stringeva ancora la sua Beretta M12, e dai bossoli che li circondavano si poteva intuire che non erano morti senza combattere. Del Santo si voltò e osservò diversi dei suoi vomitare di fronte a quel macabro spettacolo, e in quel momento pensò che, se non avesse visto in passato scene simili, avrebbe reagito nel medesimo modo.
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Il giglio infranto
FantascienzaCOLLINE DI FIRENZE, INVERNO: uno strano meteorite cade non lontano da Fiesole, lasciando uscire qualcosa che non sarebbe mai dovuto arrivare nel nostro mondo. ALCUNI MESI DOPO: Julian è un ragazzo americano, in vacanza studio in una delle più belle...