CAPITOLO 2

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 <<Sst, sento dei rumori provenire dalle scale. Dai nasconditi, mia madre sta venendo qui! – Marco sbrigati!>> 

<<Dannazione, dov'è la chiave? – ah eccola!>>

"Click"

<<Marco, ho chiuso la porta dell'armadio a chiave, mi raccomando non fare rumore finché la mamma non se n'è andata!>>

"Clomp clomp clomp"

<<Cosa ci fai qui? Chi ti ha dato il permesso di entrare nella mia camera?>>

"Clomp clomp clomp"

<<Lasciami! Ti ho detto di lasciarmi stare!>>



No!

Mi sveglio di soprassalto e mi guardo intorno.

Mi porto una mano al petto, per calmare il respiro che ormai va ad un ritmo irregolare.

Sono sudata, agitata ed il mio cuore produce un rumore mille volte più forte di un tamburo.

Elena calmati, era solo un incubo. Di nuovo lo stesso incubo.

Guardo la sveglia sul comodino, sono le sette. Devo prepararmi per il primo giorno di lezioni.

Quando mi alzo dal letto sto ancora ansimando e sono costretta ad aggrapparmi alla porta del bagno per non cadere.

Apro il rubinetto del lavandino e inizio a far scorrere l'acqua gelata. Alzo gli occhi sullo specchio di fronte a me. Sono pallida, ho i capelli madidi di sudore e gli occhi spalancati.

Elena dimentica! Devi dimenticare, non puoi andare avanti così.

È passato così tanto tempo ...

Congiungo le mani e mi sciacquo il viso. Questo gesto mi fa sempre sentire un po' meglio, mi fa risvegliare da quell'incubo che rivivo spesso.

<<Elena posso entrare?>> Marco bussa alla mia porta.

Per fortuna ho avuto tempo di calmarmi ed ora mi sento pronta per affrontare un nuovo giorno.

Accolgo il mio migliore amico con uno dei miei più finti sorrisi, sperando che lui non si accorga di niente <<Su, andiamo! Non vedo l'ora di iniziare>> grido entusiasta, chiudendomi la porta alle spalle.

Facciamo colazione insieme agli altri ragazzi. Marco mi fissa per tutto il tempo e si rende conto del mio sguardo assente <<Va tutto bene?>> mi chiede, mentre percorriamo i viali del College.

Alzo lo sguardo per fissarlo: i suoi occhi sono apprensivi, preoccupati. Non voglio vederlo turbato a causa mia.

Cerco di sorridere e fingere un'aria serena <<Certo. È solo l'agitazione del primo giorno>>

<<Hai avuto di nuovo quell'incubo, non è vero?>> la sua espressione è afflitta ed io maledico me stessa per averlo fatto preoccupare.

Dannazione, non riesco proprio a mentirgli.

Ma non voglio rovinare la sua vita, non voglio più che sia sempre preoccupato a causa mia <<Dai Marco, non è successo nulla>>

<<Elena ...>>

Gli prendo la mano <<Ti prego non ne parliamo>>

Annuisce non proprio convinto ma poi cerca di cambiare discorso <<Ti va se stasera andiamo a bere qualcosa in un bar?>>

Prenditi Cura di Me #WATTYS2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora