8- Cinderella

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11 Febbraio 2015. 

Della storia mia e di Michael  è andato tutto bene fino a quando tutto è andato male.

Quel giorno dovevo andare ad una festa di compleanno. Una di quelle al ristorante dove devi stare seduta di fronte ad un tavolo e non puoi fare nient'altro.

Ero fortunata che la festeggiata fosse la madre di una mia amica. Pensavo che questo fosse il motivo per cui le cose sarebbero andate bene, ma era così impegnata a dare ascolto a tutti quei parenti e amici che mi veniva difficile essere ascoltata.

Per fortuna c'era Michael. Mi faceva sentire come se non potesse fare a meno della mia presenza, così per dire.

Questo nonostante la nostra litigata precedente.

Era la prima, ma forse è più corretto dire che era la seconda.

Stavo per entrare in doccia quando era saltato fuori il suo lato perverso.

"Sto andando a fare la doccia, devo prepararmi per la festa"
"Devi depilarti?" Mi aveva scioccato.
"Non ti interessa"
"Si invece" Evidentemente non aveva capito quello che intendevo.
"No" Mi ero messa sulla difensiva.
"Perché rompi i coglioni? Jk" Ci ero rimasta male. Avevo le lacrime agli occhi ma non potevo farle scendere perché mi ripetevo di non poter piangere per qualcuno conosciuto online tre giorni prima.

Ero chiusa nel bagno con l'acqua della doccia che scorreva sul mio corpo. Avevo bloccato il cellulare sulla lavatrice e mi ero spostata all'interno del box non sapendo se stavo piangendo o no.

Quando ero uscita avevo sentito la vibrazione del cellulare. Era Michael.

Mi ero sentita attraversare lo stomaco da una spada.
Pretendevo delle scuse ma non le avevo avute.
Era solo un "Cosa dici?"
"Dico che sei uno stronzo. Odio le persone che giudicano senza conoscere e tu l'hai fatto''. Mancava quella parte... ''Ti odio''.
Ma io, Michael non lo odiavo affatto. E quelle due parole formate complessivamente da sei lettere non sono mai riuscita a dirgliele.

Stringevo la tovaglia arancione che mi ero legata sul petto e che mi copriva fino alle caviglie in attesa di una risposta.

L'ansia mi stava divorando.

Poi, finalmente, il mio cellulare si era fatto sentire e mi aveva mostrato la sua risposta.

''Hahaha stavo scherzando, c'era scritto jk''
''Che significa jk?''
''Just Kidding'' Aveva detto. Ovvero qualcosa come ''Solo bambinanado''. Le abbreviazioni le usava spesso. Quando mi chiedeva cosa stessi facendo, invece di what are you doing? usava wyd. Senza punto interrogativo, ovviamente.

''Siamo ancora amanti?'' Aveva chiesto subito dopo.
Inutile dire che sul mio volto si era dipinto un sorriso da idiota gigantesco; mi piaceva l'idea che avesse paura di perdermi, perché la stessa paura ce l'avevo io.

Appena finito di preparami mi ero seduta sul divano ad aspettare che il resto della mia famiglia finisse di farlo.

''Farò sesso dopo''
''Davvero?'' Avevo risposto sperando che dicesse di no. Perché altrimenti sarebbe stato inutile continuare a parlare, o meglio flirtare con lui.
''No''
''Allora perché l'hai detto?''
''Non sapevo cosa dire'' Okay, potevo immaginare quanto si annoiasse a scuola ma io i sentimenti ce li avevo e certi colpi al cuore non volevo prenderli.

Per il resto era andato tutto alla grande con lui. Gli avevo inviato una foto del piatto che avevo difronte e non avevamo parlato durante la mia cena.

Dopo il taglio della torta e la foto con la mia famiglia ero tornata al mio posto e avevo appoggiato una gamba sulla sedia vuota che avevo accanto.

"Ho trovato una wi-fi libera e un posto per caricare il cellulare'' Avevo detto.
''Fortunata''
''Già, non sono mai stata così fortunata in tutta la mia vita''
''Sei stata fortunata quando hai avuto me''
''Si, ho incontrato il più simpatico di tutto snapchat''
''Cosa faresti se fossi lì?'' E notate che i punti interrogativi li trascrivo io.
''Dormirei sulla tua spalla perché sono stanca''
''Io ti circonderei con le mie braccia, e ti bacerei sulla testa mentre dormiresti'' Che dire, era la cosa più bella che avrei mai potuto desiderare da un ragazzo e anche la più dolce che qualcuno mi avesse mai detto.
Forse avevo trovato qualcuno che sognava più di me.

''Fede!'' Aveva gridato la mia amica. Oh, giusto... sono Federica e ho quasi sedici anni.

Quando avevo alzato la testa verso la voce, l'avevo vista dall'altra parte del tavolo intenta a porgemi una rosa.

Ne avevo sentito il profumo e avevo subito scattato e inviato.

''Te ne darò centinaia di quelle''

Il modo in cui mi rendeva felice con solo una frase mi stupisce.

Qualche ora dopo ero riuscita a salutare tutti e arrivare a casa.

Mezzanotte da me e le sei di pomeriggio per Michael.
Cenerentola non poteva perdere la scarpetta di cristallo, doveva andare a dormire.

''Il letto mi sta aspettando, devo andare''
''Cosa ci farai in quel letto?''
''Dormirò e basta''
''Non ti sei mai toccata'' A quel punto non capivo se se fosse una domanda o un'affermazione ma a me bastava solo evitare il discorso.
''Ho detto che il letto mi sta aspettando quindi buonanotte''
''Okay scusa. Notte ti amo''La punteggiatura non era il suo forte.

Ma non importava perché Cenerentola era pronta a sognare il suo principe.


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