#Capitolo1

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"Emily mi aiuti un attimo?"

Una frase, una tortura. Per mio padre "un'attimo" è sinonimo di "un'infinità". Aveva mille progetti per la testa e quando si sentiva di voler realizzare qualcosa, coinvolgeva sempre anche me, la persona più pigra di sempre.

Mi presento. Sono Emily, Emily Morgan, ho 18 anni e un brutto carattere.
Sono una persona schietta, una di quelle che non si fa problemi a dire ciò che pensa, motivo per cui la gente preferisce evitarmi.
Meglio per me.
Amo stare sola. Io, la mia musica, i miei pensieri. Nessuno che rompe: il paradiso! Ecco, una cosa che odio sono le interruzioni, di qualsiasi tipo...

"Emily arrivi?!"

Ci mancava lui. Che scatole.



Scesi al piano terra e vidi mio padre intento ad osservare il giardino con sguardo interrogativo.

"Che fai papà?"

"Oh, eccoti finalmente! Mi serve solo un parere...per tua fortuna." ironizzò.

"Ha ha" alzai gli occhi al cielo sorridendo.

"Domani sera inviterò un po di colleghi di lavoro per un buffet. Pensi sia meglio mettere i divanetti bianchi in pelle o quelli di cesta?"

Giusto, non ve l'ho detto, viviamo in una villa con piscina interrata a Sydney.

Siamo una famiglia benestante e amiamo la compagnia, ecco spiegato perché spesso casa nostra è affollata. Mai un momento di pace per mia sfortuna.

"Beh, se si stratta di una serata d'affari, direi quelli in pelle, altrimenti anche quelli in cesta sono molto belli." spiegai.

"Giusto! Non ci avevo pensato! Sarei perso senza te..." mi diede un bacio in fronte "...allora più tardi potresti aiutarmi anche con la disposizione dei tavoli..." mi fece l'occhiolino.

Ecco la fregatura. Altro che "solo un parere".

"...devo proprio?" sbuffai.

"E ti pareva? Dai domani ci pensiamo. Puoi andare, grazie mille."

"È seeeeeempre un piacere" ironizzai.

Salii in fretta le scale per tornare in camera ad ascoltare la musica. Pericolo scampato.

I LOVE YOU, IDIOT || Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora