Where is she?

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  SELENA'S POV

Eravamo da tempo arrivati a casa Swift, l'abitazione era molto accogliente e luminosa. Sulle pareti bianco latte si trovavano appesi diplomi e riconoscimenti -sia rivolti alla mamma di Taylor che al papà-. Noi ci ritrovammo tutti nella sala più grande della casa, il salone. In esso si trovavano due grandi divani in finta pelle rossi disposti uno di fronte l'altro. Nel mezzo c'era un basso tavolinetto da salotto in vetro, con dei rifinimenti d'orati e poi sulla parete principale vi erano -oltre ad altre cornici con diplomi e, o, foto di famiglia- un piccolo camino, una tv e al loro fianco una libreria dove vi erano posti dischi in vinile che come sapevo la famiglia collezionava e vari libri che passavano da romanzi rosa a romanzi gialli, dal fantasy all'horror e poi un'intera fila dedicata ad Oscar Wild, lo scrittore preferito del signor Swift.
Mi trovai subito a mio agio in quella casa, ma la tensione si respirava che era una "meraviglia".
Tolsi il cappuccio della felpa dalla testa e lasciai i miei capelli, per niente curati, cadermi sulle spalle. Eravamo tutti distrutti, le nostre occhiaie erano più che marcate e se anche i genitori di Tay avessero voluto farci stare a nostro agio glielo si leggeva in volto che stavano crollando.
Non osavo immaginare quanto potesse esser brutto perdere un famigliare, per me era già difficile sopportare la mancanza di un'amica.
"Ragazzi, volete qualcosa da bere?" ci chiese la signora Swift, con occhi pieni di tristezza. Ebbi un brivido quando incrociai il suo sguardo.
"No, grazie, stiamo bene così." disse Mike, passandosi una mano fra i capelli mettendoli un po' in disordine. Michael non era uno di quei ragazzi che faceva vedere molto le sue emozioni, dal tronde nel nostro gruppo tutti erano bravi a nascondere i propri sentimenti ad eccezione di qualcuno. Michael però era forte, lo era davvero. Era sempre solare e quando succedeva qualcosa di brutto riusciva a mantenere la giusta lucidità per sorpassare l'ostacolo, anzi per affrontarlo. Un po' come Kylie. Invece Kendall e Luke, per esempio, erano molto emotivi -loro sono le eccezioni menzionate poco fa-. Solo standogli vicino potevi capire cosa provassero, in quell'istante. Quando succedeva qualcosa di brutto si chiudevano un po' in se stessi e spesso si piangevano addosso, solo dopo un po' di tempo aprivano gli occhi e cominciavano a combattere. Io e Ryan eravamo solari quando le giornate andavano nel verso giusto, diventavamo due pezzi di pietra quando qualcosa andava storto. Ma non ci chiudevamo in noi stessi, anzi prendevamo in mano la situazione e facevamo di tutto per farla tornare nel verso giusto, per intenderci. Solo che noi, a differenza di Michael, affrontavamo l'ostacolo con odio, rabbia e disprezzo e questo ci portava ad essere scontrosi con le persone che ci circondavano, non avevamo il suo stesso controllo. Justin, in fine, era un ragazzo che veniva giudicato molto per l'apparenza, sembrava il 'bad boy' -così dicevano- della situazione invece era un ragazzo dal cuore d'oro, anche lui aveva i suoi momenti 'no' e quando ce li aveva per lui non esisteva nessuno. Con il tempo migliorò, riuscì ad acquistare parte della calma e del controllo che avevano Ky e Mike.
"Va bene." rispose a sua volta la donna, con voce tremolante.

Dopo il pranzo, dopo aver scoperto che Taylor aveva un'effettiva relazione con il professore e che quest'ultimo non poteva essere la causa della scomparsa della ragazza perchè un ragazzo d'oro, un ragazzo davvero premuroso e dolce nei confronti della nostra piccola, arrivarono i poliziotti per il primo interrogatorio. Finalmente aprirono le indagini.
Con loro arrivò anche Shay, il suo viso era scavato, sembrava quasi malata. Aveva un colorito strano e quando la vidi ebbi un sussulto. Mi si strinse il cuore e continuavo a ripetermi che ero stata stupida e come ho fatto a non accorgermi di nulla?? pensai.
"Ragazzi, ci dispiace molto per la vostra amica e ... per vostra figlia." disse il poliziotto più anziano, guardando prima tutti noi e poi i genitori di Tay.
"Faremo del nostro meglio per trovarla, ma adesso dovrete rispondere a delle domande." continuò il secondo poliziotto.
"Oggi faremo delle domande, diciamo, generali. Domani vi porteremo in commissariato per fare un interrogatorio più approfondito e individuale." aggiunsero in fine. Mentre i poliziotti parlavano cercavo di 'leggere' l'espressione di Shay, non le si leggeva rabbia, solo tanta tristezza...non so cosa farei se perdessi Justin pensai incastonando gli occhi in quelli del mio ragazzo, seduto accanto a me.
"Questa domanda è per voi ragazzi." ci avvertì il poliziotto sulla trentina, guardando me, Justin, Mike, Ky e Kendall, Ryan e Luke. Ero nervosa e il mio respiro si fece tremolante, non riuscivo a calmarmi.
"Quand'è l'ultima volta che l'avete vista?" chiesero, contemporaneamente.
Prima di rispondere ci guardammo tutti in cerca di una risposta perchè non sapevamo che dire, era da tanto che non la vedevamo, lei si era allontanata e noi abbiamo continuato a vivere la nostra vita come niente fosse...mi sentii uno schifo.
"Beh, non sappiamo dare una risposta che vi possa aiutare molto perchè nell'ultimo periodo Taylor non era molto presente, non passava più il tempo con noi e non ricordiamo l'ultima volta che l'abbiamo vista." rispose Kylie, intrecciando le dita. La sua voce era piatta, non faceva trapelare emozioni.
"Aveva fatto nuove amicizie?" chiese il giovane, guardando, sta volta, anche Shay e i genitori.
Non mi voltai verso di loro, ma poggiai la mia faccia sulla spalla di Justin, stavo per piangere e dovevo trovare un modo per bloccare le lacrime.
"S-si era fidanzata con un nostro professore, lui era molto giovane e facendo poche ore di lezione passava molto tempo con Taylor. Sia a scuola che fuori." rispose la nostra amica, asciugandosi le lacrime che le scendevano in continuazione sulle guance.
"Questo professore secondo voi può essere una minaccia?" chiese nuovamente il giovane.
"No, è un bravo ragazzo. E' laureato, non ha una famiglia perchè molto giovane, ha accolto nostra figlia fra le sue braccia in maniera molto carina. Son sicuro che lui non c'entra nulla con questa storia." rispose il papà, stanco e disperato, oserei dire.

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