Capitolo 5

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4:21 a.m.

Non riesco a dormire.
Ho troppi pensieri che vagano nella mia testa.
Mi sento così solo.
Ho paura di essermi affezionato troppo a questa solitudine.

Porto le ginocchia al petto, circondandole con le braccia.
Sposto lo sguardo verso il comodino e, allungo un braccio cercando di afferrare il mio libro preferito.
Un cuore rivelatore di Edgar Allan Poe.

Dopo aver sfogliato attentamente un paio di pagine, lo posai nuovamente dentro il cassetto del mio comodino.

Sprofondai la testa sul cuscino e chiusi gli occhi. Leggere mi rasserenava. Ma la mia testa in quel momento, era da tutt'altra parte.

Certi giorni, mi mancava il mio migliore amico. E credo che questo sia un giorno di quelli.
Avevo solo quattordici anni quando mi hanno separato da lui per sbattermi dentro un cazzo di ospedale.
Si chiamava Liam.
Lo conobbi nell'orfanotrofio in cui fui abbandonato, tanti anni fa.
Lui era il mio punto di riferimento.

La prima volta che ci incontrammo, la ricordo ancora. Avevo otto anni.
Mi sorprese dietro un albero a piangere. Si sedette accanto a me e mi abbracciò, semplicemente. Uno di quegli abbracci che ti segnano la vita.

Mentre i ricordi riaffioravano pian piano nella mente, mi addormentai con la consapevolezza che lui un giorno sarebbe tornato.

8:42 a.m.

"Harry"

Sentii scuotermi la spalla.

"Harry, svegliati"

"Ho sonno, mamma. Cinque minuti"

Mi misi un cuscino sopra la testa. Aggrottai le sopracciglia, frastornato dal rumore che proveniva al di là della mia stanza.

Sentii qualcuno ridacchiare per poi rispondere alla mia affermazione.

"Non sono la tua mamma, Harry. Volevo avvisarti che devi andare a colazione"

Riconobbi subito quella voce.
Louis.

"Ehm si, alla mensa. Adesso v-vado"

Strizzai gli occhi un paio di volte per poi stropicciarli. Alzai totalmente il busto e poggiai le mani sulle ginocchia.
Ancora assonnato, emisi uno sbadiglio provocando un certo rumore. Qualche istante dopo, sporsi la gamba destra dal letto e avvertii una fitta invadermi lungo tutta la coscia.
La mia espressione si trasformò in una smorfia di dolore e Louis sembrò accorgersene.

"C'è qualcosa che non va?"

"No. Cioè si. No, veramente no. Solo un dolorino alla gamba. Niente di cui preoccuparsi"

Lo rassicurai e scesi completamente dal letto. Le mie parole erano impastate dal sonno. Al mattino, avevo sempre una voce più roca del solito. Mi scompigliai i capelli leggermente sudati e notai che mi stesse osservando.
Dovevo ancora abituarmi alla sua presenza. Mi metteva decisamente in soggezione.

"Uhm, h-ho qualcosa in faccia?"

"No. Hai solo un ciglio qui"

Poggiò l'indice sulla parte interessata per poi avvicinare il suo viso al mio.
Tossicchiai leggermente.
Ero evidentemente arrossito.
Spostai lo sguardo altrove mentre era intento a scrutare il mio viso.
Pochi istanti dopo, soffiò vicino l'occhio e si allontanò del tutto.

"Fatto"

Curvò la bocca in un sorrisetto.
Le sue labbra erano sottili e tremendamente invitanti.
I denti non erano perfettamente bianchi. Potevo liberamente dedurre che fumasse, ma non ne ero certo.

"Uhm, allora io vado"

Lo sorpassai e uscii da quella stanza, diventata ormai troppo piccola.

Poco dopo, sentii i passi di Louis dietro di me. Mi affiancò e ci dirigemmo verso la mensa, senza rivolgerci una parola.
Ogni tanto, ci scambiavamo degli sguardi e da quel che riuscii ad osservare, notai la barbetta sotto il mento e delle rughette sparse qua e là. Lo rendevano decisamente più bello del dovuto.

Arrivati in mensa, ci separammo.
Io andai verso il mio solito posto.
Ero sicuro che appena entrato, mi avrebbero fissato; non fu così.
Mi stranizzai di questo poiché quando entravo in mensa, tutti cominciavano a ridacchiare o a guardarmi con curiosità. Mi guardai intorno un'ultima volta prima di arrivare al mio posto. Notai, però che c'era già qualcuno ad occuparlo.
Era un biondino con degli occhi azzurri. Non mi sembra di averlo mai visto. Non osai parlare. Mi stetti in piedi a fissarlo con le mani dentro la tasca della felpa.
Dopo che si accorse della mia presenza, si alzò dalla sedia.
Credevo che stesse per andarsene. Poi mi guardò, rivolgendomi un sorriso.

"E tu chi sei?"

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Buonasera!
Volevo scusarmi per il ritardo della pubblicazione del capitolo.
Purtroppo ho avuto un po'di problemi a scrivere. So che non è il massimo, ma spero vi piaccia!

Valentina Xx

Hospital Ray || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora