31. L'Angelo

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31. L'Angelo



Le giornate che seguirono furono tra le più devastanti di tutta la mia vita. Rifiutai di avere qualsiasi contatto con Harry, continuavo a ripetermi che avevo bisogno di tempo, di riflettere, ma la sola cosa che la mia mente riusciva a concepire era la tortura psicologica.

A scuola ero un'ombra, voci sconosciute mi congratulavano per la partita. Una cosa di cui appena riuscivo a ricordarmi e che sembrava profondamente seppellita nel mio passato, o più che altro un sogno. Comunque, avevo sempre pensato che Harry fosse un sogno da cui avrei dovuto svegliarmi prima o poi. Quel genere di sogno troppo bello per essere vero.

Lui provava a parlarmi, però a scuola era l'unico posto dove poteva farlo ed ogni volta che riusciva ad arrivare davanti a me, non sapeva cosa dirmi. Solo il suo sguardo mi implorava di perdonarlo e le persone intorno a lui lo fermavano dal dirmi le parole che avrebbe voluto dirmi.

Era venuto anche innumerevoli volte a casa mia. Arrivando ad un passo dalla disperazione di sfondarmi la porta della camera ma riusciva a trattenersi perché sicuramente non voleva avere problemi con mio padre. Loro due avevano avuto una lunga discussione che non sapevo che cosa aveva trattato perché avevo troppa paura di uscire fuori dalla camera per ascoltare. Non avevo paura di lui, ma della reazione che avrei potuto avere se lo avessi avuto di fronte senza che nessun altro fosse intorno. Avevo paura di vederlo piangere ancora e avevo paura delle sue parole. Avrei ceduto sicuramente. Tuttavia mio padre mi conosceva bene e anche se non aveva buttato Harry fuori di casa così come me lo sarei aspettata, perché ovviamente aveva saputo convincerlo, mio padre non mi stressò con nessuna domanda sul cosa fosse successo. Sapeva che lo odiavo e in momenti del genere desideravo essere lasciata in pace ed ero sicura che fosse felice che nella situazione attuale, mi ero rinchiusa in camera e non avevo fatto come l'altra volta quando mi era stato spezzato il cuore.

Ma in quel momento era molto più diverso, e doloroso. Quando mia madre mi aveva abbandonata, ero arrabbiata, disperata, tradita, accecata dalla follia. Ma ora ero semplicemente, distrutta.

Non avevo la forza di fare tutto quello che avevo fatto prima. Non mi volevo drogare perché non volevo dimenticarmi tutto. Ero stata io a provocare ogni cosa. Io avevo abbandonato lui. Non sapevo nemmeno se lo avevo lasciato, se avevamo veramente rotto o se quella era solo una pausa. La mia mente era un caos. Provavo a pensare logicamente ed analizzare la mia situazione ma non arrivavo da nessuna parte.

Analizzavo una per volta le sue vittime, provando attraverso qualsiasi possibilità di trovare la spiegazione logica in suo favore che riuscisse a giustificarlo.

*Joshua. Fino a due giorni prima lo odiavo, ma in quel momento riuscivo a capire più o meno il motivo che lo spingeva a farmi quello che aveva in serbo per me. Sicuramente desiderava solo vendicarsi di Harry e dato che non riusciva a tenergli testa fisicamente, lo aveva attaccato sentimentalmente. Dove sembrava che l'unico punto debole, fossi io. Ma nonostante ciò il mio ragazzo era abbastanza forte da proteggere il suo punto debole annientando immediatamente tutto quello che rappresentava una minaccia.

*Il fratello di Joshua, Marcus. Non lo avevo mai conosciuto e non avevo idea di quanto tempo fosse passato da quando Harry l'aveva ucciso. Ma non più di 5 anni, il periodo in cui Harry era entrato a far parte del mondo di Carter. Tempo in cui probabilmente Joshua aveva cercato da tutte le parti una soluzione per vendicarsi, ma sembrava non avesse trovato niente di abbastanza solido, fino a me. Marcus aveva stuprato Violet. Era abbastanza immaginarmi il viso molto più giovane ed indifeso della mia amica per rendermi conto che Harry forse aveva avuto un motivo per farlo. E ricordandomi la storia di sua madre mi era chiaro che aveva avuto più che buona ragione e una situazione in cui non aveva modo di trattenersi. Forse aveva paura che Joshua facesse la stessa cosa anche a me. Mi ricordai la disperazione sul suo volto quando Joshua aveva provato a rapirmi per la seconda volta, chiedendomi frenetico se mi era successo qualcosa. Ero assolutamente certa che Harry non fosse il tipo di uomo che assumesse i suoi rischi quando si veniva a parlare di qualcuno a cui teneva. Rischiare la mia sicurezza per uccidere un uomo. Questo sicuramente da lui non funzionava e forse lo avrebbe fatto centinaia di volte, senza nemmeno starci a pensare, con qualsiasi persona rappresentasse una minaccia per me.

Dangerous Love H.S I. ObsessionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora