Giorno 1-seconda parte

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-domani si va a scuola, emozionata?- mi chiese Thea, addentando una fetta di pizza ai peperoni.
-nervosa- confessai -te?-
-anche, ma non vedo l'ora di iniziare medicina- amava quella materia, lo diceva sempre, e quando la vedevo a lavoro non potevo negare che da grande avrebbe avuto un'ottima carriera da dottoressa. Magari, diceva lei. Dubitava troppo delle sue capacità, diceva che avrebbe potuto fare di più per guarire i pazienti, diceva che non era mai abbastanza. Ma, quando in estate iniziò a lavorare in ospedale e io la andavo a trovare qualche sera portandole la cena, vedevo la passione che metteva nel suo lavoro. Piuttosto di non sistemare una persona nell'apposita stanza, saltava la cena.
-vedrai, riuscirai ad avere un posto anche nell'ospedale di Beacon Hills, ne sono più che sicura- lei storse la bocca come per dire "non so", poi cambiò discorso.
-ci faremo nuovi amici- disse, così di punto in bianco. Sì, lei di sicuro avrebbe fatto amicizia con molte persone; ero io quella difficile che aveva paura di non piacere alle persone.

Dopo aver finito di bere la birra nel bicchiere, Thea lo appoggiò nella tavola e io nella mia testa sentii il rumore tre volte più forte. No, ti prego, non ancora, supplicai a me stessa. Non era la prima volta che sentivo i rumori amplificati, questa storia andava avanti da due settimane, quando io e Thea avevamo deciso che la nostra meta sarebbe stata Beacon Hills. Non capivo cosa stava succedendo, non capivo se stava capitando a tutti o solo a me. Quando però intuii di essere l'unica, pensai di avere qualche problema alle orecchie o cose simili, quindi andai dal dottore senza farlo sapere ai miei genitori. Non glielo avevo detto a loro, solo Althea ne era a conoscenza perché la prima volta che mi successe ero con lei. Il dottore mi disse che il mio udito era perfetto e non avevo difetti o anormalità di alcun tipo. Mi tranquillizzai, pensando che forse era frutto della mia immaginazione ma appena uscii dalla stanza sentii dei tonfi rimbombare che nella realtà erano i tacchi della segretaria che stava prendendo un modulo da far compilare ad un signore. A quel punto, in macchina, fui presa dal panico. Avevo paura di star diventando come la donna che sentiva le voci, forse lo ero già diventata, con la differenza di sentire rumori e non sussurri. Non scrissi niente sul mio quaderno, ero terrorizzata dal fatto di iniziare un countdown senza volerlo e suicidarmi al giorno zero.
Quando tornai a casa, Althea mi stava aspettando ansiosamente. Indossai un falso sorriso e le raccontai di essere sana come un pesce e che il dottore aveva detto che quei rumori erano soltanto causa dello stress, in più con la pastiglia che mi aveva ordinato di prendere sarebbero andati via subito. Mentii spudoratamente, i rumori c'erano ancora e qualcosa mi fece pensare che sarebbero durati a lungo. Raccontai quell'enorme bugia a Thea perché non volevo che si preoccupasse per me e che questa cosa impedisse i nostri viaggi ma soprattutto il nostro trasferimento a Beacon hills. Preferii fare finta che tutto andasse bene. I rumori non li sentivo spesso amplificati ed erano sopportabili, ma alcune volte invece diventavano così forti da sembrare ingestibili. In quei momenti Althea mi chiedeva se stavo bene e io rispondevo sempre la stessa cosa: "ho solo un po di mal di testa".
Man mano che i giorni passavano e il mio problema continuava ad esserci, Althea cominciò a intuire che qualcosa non andava. Provò a parlarmene più volte, ma io cambiavo sempre argomento. Lei sapeva che se avrebbe insistito, avrebbe fatto peggio e io mi sarei incazzata. Mi conosceva bene ormai, sapeva che non le avrei detto niente finché  non lo avrei deciso io. E se avrebbe cercato di tirarmi fuori le parole io avrei comunque detto di stare bene e di sentire i rumori a volume normale, come tutti, come tutte le persone normali. Forse non ero nomale, pensai. Thea aspettò un po' di giorni prima di ritirare fuori l'argomento, ottenendo sempre lo stesso risultato. Per fortuna dal nostro arrivo a Beacon hills non me ne aveva ancora parlato, fino ad ora.
-Maia, tutto bene?- era visibilmente preoccupata in viso. Non mi resi conto di aver strizzato gli occhi dal dolore: Althea si stava versando della birra nel bicchiere ma nella mia testa era come se ci fossero cinquanta cascate violente. Fissai la lattina, pregando mentalmente Thea di smettere. Il rumore oggi era più forte di tutte le altre volte.
-oh- quando Thea capì che era la birra il problema, smise di versarsela e ritirò la mano. -senti ancora...i rumori?- il suo tono era calmo, cauto e attento, come se avesse paura della mia reazione. Sapeva che avevo problemi nel gestire la rabbia. Quando mi incazzavo era meglio lasciarmi sola o chi mi stava attorno avrebbe potuto farsi male, letteralmente. Il dolore passò, finalmente, e rilassai il corpo sulla sedia.
-no, Thea, ti ho detto mille volte che non ho niente!- scattai alzando la voce, e lei si ritrasse. Mi sentii immediatamente in colpa per il tono che avevo usato, dunque cercai di rimediare.
-lo sai che se ci fosse qualcosa di storto, te saresti la prima a saperlo- alzò lo sguardo dal pavimento fino ai miei occhi.
-si, ma so anche che ti tieni tutto dentro. Fai credere a chi ti sta di fronte che stai bene, che tutto va alla grande, quando in realtà non è vera una sola parola- le sue parole mi bloccarono. Non sapevo cosa dire, pensavo che nessuno mi conoscesse così bene.
-ma ora sto bene, sul serio. Voglio dire, siamo a Beacon hills, da sole, lontane da tutti e stiamo mangiando la pizza. Non potrebbe andare meglio!- esclamai. Lei sorrise, felice di vedermi di nuovo allegra, e ritornammo quelle di sempre.

-sono sfinita- disse Thea mentre si alzava dal divano.
-io non mi muovo finché Teen Wolf non è finito- Thea ridacchiò alla mia affermazione, ricordandosi di quanto fossi fissata per quella serie.
-va bene, io però vado. Buonanotte- salì il primo scalino, poi si fermò, come se si fosse dimenticata qualcosa.
-ah e comunque, se te lo stessi chiedendo è un si per me- aggrottai le sopracciglia, domandandomi di cosa stesse parlando, dopo la risposta si fece posto nella mia mente. I nostri viaggi.
-le nostre avventure continueranno, qui a Beacon hills- le sue parole confermarono la mia ipotesi, facendo largo ad un sorriso nel mio viso.
-ho aspettato questo momento per tutta la giornata- ammisi, dicendo la verità.

La puntata di Teen Wolf finì, lasciandomi straziata e impietrita per la morte di Jacob, uno dei gemelli. Non me l'aspettavo proprio. Se Jeff, il produttore, farà morire qualcun altro a cui sono affezionata giuro che riunisco tutte le fan di questa serie e andiamo a cercarlo. E non per l'autografo.
Spensi la TV e salii in camera mia, indossai il pigiama (una maglia bianca a maniche corte e dei pantaloncini) e mi distesi sul letto, guardando fuori dalla finestra. Il chiarore della luna piena illuminava la mia stanza, tanto da permettermi di distinguere gli oggetti. Come ogni sera, abbracciai il cuscino e pensai.
Ripercorsi la giornata mentalmente: la mattina avevano confermato la nostra iscrizione alla Beacon hills high school, poi avevamo trovato la nostra splendida casa. Per tutto il pomeriggio ci eravamo occupate dei bagagli sistemando ogni cosa al suo posto, mentre ascoltavamo il nostro cd preferito. Ci eravamo lasciate trasportare dalla musica, avevamo cantato e ballato, divertendoci e scatenandoci. Verso le 21 mangiammo la pizza. Avevamo finito tutto ed eravamo stanche, stanche ma felici.
Era tutto perfetto, tranne il mio udito, o la mia testa. Ma quella sera volevo pensare che prima o poi avrei risolto anche questo problema.
Quella notte, dopo tante notti, mi addormentai col sorriso.

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