-cazzo, cazzo, cazzo- imprecò Thea sfrecciando nel solito parcheggio.
-siamo in ritardo- ricontrollai l'ora sul telefono: le lezioni erano cominciate da cinque minuti. Attraversammo il cortile ormai deserto correndo e tenendo ferma la borsa sul fianco con una mano. Spalancammo le porte d'ingresso sotto lo sguardo divertito di alcuni ragazzi che si trovavano ancora in corridoio e quando Althea si fermò di colpo le andai completamente addosso. Perfetto, non bastava solo il ritardo, dovevo fare pure la figura di merda.
Io e Thea ci salutammo, dandoci appuntamento fuori scuola alla fine delle lezioni.
Arrivata davanti all'aula del corso che avevo alla prima ora feci un respiro profondo, presi coraggio e bussai.
-avanti- disse una voce maschile, doveva essere il prof Yukimura, che insegnava storia.
Entrai e gli occhi dell'intera classe erano puntati su di me. Questa era esattamente la situazione che avevo sempre cercato di evitare.
-mi scusi il ritardo, professore. Devo ancora ambientarmi in questa città.- feci un sorriso innocente
-non si preoccupi, signorina...- guardò il registro -Hamilton?-
-si, professore-
-prego, vada pure a sedersi dove vuole- mi rivolse un sorriso confortante come per dire "tranquilla, non sono così cattivo". Individuai un banco libero, ma prima che potessi sedermi la porta si spalancò, richiamando l'attenzione di tutti.
-buongiorno prof!- Liam entrò, sì, Liam. Perché era qui? Ma soprattutto, come faceva ad essere così bello anche di mattina?
Mi cercò con lo sguardo, mi trovò e sentii le gambe tremare quando mi sorrise. La classe si girò a guardarmi, di nuovo, e io mi sentii in imbarazzo, di nuovo.
-non si bussa più?- scherzò il prof
-oh, mi scusi- Liam uscì e chiuse la porta. Noi tutti ci guardammo confusi. Feci spallucce quando una ragazza mi chiese "dov'è andato?". Subito dopo si sentì bussare e scoppiammo a ridere, compreso il prof.
-entri pure, Dunbar- rientrò.
-buongiorno professore-
-perché sei venuto a disturbare ancora una volta la mia lezione?-
-la preside mi ha mandato a rapire la signorina Hamilton- io? Perché? Confusa, ripresi la borsa e per la terza volta tutti mi guardarono. Sentii alcuni commenti carini, altri del tipo "se ne va solo per saltare la lezione". Avrei voluto rispondere a tono a quelle oche, ma mi trattenni per evitare una discussione inutile.
-va bene, andate- il prof ci diede l'autorizzazione quindi seguii Liam fuori dall'aula.
-ciao, come stai?- mi chiese dopo aver chiuso la porta, ma io ero troppo preoccupata per salutarlo.
-cosa ho fatto?- chiesi spaventata. Quel giorno non poteva andare peggio.
Liam ridacchiò -niente, ho solo domandato alla preside se potevo farti fare il giro della scuola-
Mi tranquillizzai per un secondo, almeno non mi ero cacciata nei guai, ma il minuto dopo tornò il panico.
Io e Liam, da soli, in giro per la scuola. E se sento ancora quei dannati rumori così fortemente che mi farà male la testa mentre sono con lui? E se impazzisco? E se comincio a scrivere "Fenrir" sulla sua faccia? E se arrivano degli alieni e mi portano in un manicomio? Mi feci mille interrogativi, ai quali pensai fosse meglio non rispondere.
-non so se sia una buona idea, Liam. È appena il secondo giorno di scuola e inizio già a saltare lezioni-
-ti prego. Ho detto alla preside di avvertire i professori- come potevo resistere a quel tenero faccino?
-va bene, andiamo- mi mostrò uno dei suoi più sinceri sorrisi.Dopo un'ora e mezza finimmo il tour scolastico. Ci avevamo impiegato così tanto perché ad ogni stanza facevamo una pausa e ci sedevamo a parlare. Quella scuola era davvero più grande di quanto potessi immaginare. C'erano un sacco di aule, più di una per ogni materia, tre palestre, un sotterraneo, le piscine, sì le piscine, la biblioteca e ancora altre tante attività.
-e questo è il campo di lacrosse, dove gioca la squadra di lacrosse- Risi mentre salivamo sugli spalti.
-non l'avrei mai detto. Se non me l'avessi spiegato avrei continuato a vivere nell'ignoranza-
-già, non serve che mi ringrazi. Vieni, siediti qua- feci come mi ordinò.
Si stava benissimo, non era una giornata afosa, come ieri, oggi c'era una leggera brezza che rinfrescava la mattina.
-ti piace questa scuola?- mi domandò guardandomi.
-se mi piace? È stupenda! È grandissima e ben organizzata, voglio dire, quale altra scuola ha le piscine?!- esclamai e lui ridacchiò
-anch'io ho avuto la stessa tua reazione la prima volta che la vidi-
-non sei qua a Beacon Hills da sempre?-
-no, mi sono trasferito due anni fa. Anche per me era tutto nuovo, quindi so come ti senti- mi sorrise dolcemente -però ti sei ambientata bene. Stiles, Scott e Lydia ti adorano di già- e lui? Lui cosa pensava di me? -uhm...e... E anche io- sorrisi immediatamente come un'idiota ubriaca, mentre lui guardava il campo davanti a noi.
-Liam, posso farti una domanda?- a quel punto si voltò, sentendo la serietà nella mia voce.
-certo, dimmi-
-come mai ti sei trasferito qui?- il suo sguardo si perse nel nulla, capii che non si aspettava questa domanda. Ma ormai l'avevo fatta, non potevo tirarmi indietro. Sembrò pensarci molto duramente, come se stesse scegliendo tra due opzioni entrambe importanti.
-se te lo dirò non mi guarderai più allo stesso modo- cioè non lo guarderei più come una che è innamorata pazza? Bene!
-finché non me lo dirai non potrai saperlo-
Fece un respiro prima di confessare -sono stato espulso dalla mia vecchia scuola perché non riuscivo a gestire la rabbia- disse cautamente, come se avesse paura che d'un tratto io sarei scappata a gambe levate. Invece rimasi, e pensai. Eravamo simili, noi due: anch'io non riuscivo a controllare la rabbia, anch'io impazzivo, anch'io scoppiavo quando non ce la facevo più. Anch'io sapevo cosa significava essere guardati come se fossi un mostro, una bomba ad orologeria. Io lo capivo, avevamo lo stesso problema e non sembrava una coincidenza. Non sapevo se dirgli di me, ma se io capivo lui, lui avrebbe capito me.
-anch'io non riesco a controllarmi quando sono arrabbiata- dissi, con lo sguardo fisso nei suoi occhi. Liam mi guardò sapendo a cosa mi stavo riferendo. Come se mi capisse e avesse già provato le stesse sensazioni che avevo provato io, anche se non ne avevo parlato. Mi guardò come se avesse capito qualcosa su di me. Non qualcosa in generale, una cosa precisa, come se i suoi sospetti fossero fondati. Era sorpreso, ma sollevato, e io non sapevo cosa dire.
Però una cosa la sapevo, non mi stava dicendo tutto, mi stava nascondendo qualcosa riguardo il suo trasferimento. Non volevo perdere la sua amicizia, quindi non dissi niente per non sembrare invadente e per non dargli fastidio, anche se avrei voluto sapere.
Guardai l'ora. -Liam, facciamo in tempo ad andare all'ultima lezione- lo informai.
-oh giusto- si alzò -che corso hai?-
Mi alzai anch'io -economia-
-allora troverai Scott e Stiles- aveva un tono diverso dal solito, sembrava... Irritato?
Poi, tutto su un colpo, tornò come prima. Infilò le mani sulle tasche dei jeans e si strinse sulle spalle -andiamo?-
-andiamo- risposi rivolgendogli un sorriso
-Oh, aspetta- mi fermò prima che potessi fare un passo. -dammi il tuo cellulare- cosa? Sarebbe come dargli in mano la mia vita. Ma per lui l'avrei fatto. Glielo porsi, lui prese il suo e poi il mio e li usò entrambi.
-fatto- me lo ridiede, con un sorriso timido stampato su quelle dannate labbra che avrei voluto baciare.
-cosa hai fatto?-
-ho salvato il mio numero sulla tua rubrica. Così se ti perdi mi chiami e sarò da te in un batter d'occhio. Letteralmente.-Come mi aveva accennato Liam, quando entrai in classe individuai subito Stiles, in terza fila, concentrato a sottolineare, tenendo una matita in bocca, altre due dietro le orecchie e un pennarello in mano. Mi venne da ridere. Aveva la testa china sul foglio che stava evidenziando usando tre tipi di pennarelli: rosso, giallo e verde. Mi scappò un sorriso, anch'io utilizzavo quella tecnica. Il rosso era per le cose che non avevo capito, il giallo per quelle sulle quali non ero sicura e il verde per quelle che sapevo. Alla sua destra c'era Scott che lo guardava divertito mentre gli parlava. Stiles sbuffò e lo ignorò, continuando a sottolineare. La loro amicizia era fantastica, un po' come quella tra me e Althea: forte e indistruttibile.
Quando Stiles alzò la testa e mi notò, sputò la matita facendola cadere sul banco e con un sorriso alzò il braccio per farsi individuare. Mi fece segno di sedermi vicino a lui e restai sorpresa nel vedere che mi aveva tenuto il posto libero. Passai la fila di banchi e mi sedetti su quello alla sua sinistra.
-hey!- mi salutò e ricambiai
-Maia!- Scott si sporse in avanti per guardarmi e mi sorrise -é bello vederti, come stai?-
-bene, grazie, e voi?-
-io anche, ma Stiles è un po' stressato- sbirciai sul foglio che il ragazzo aveva evidenziato praticamente tutto di rosso. Al centro c'era una foto di un cadavere in condizioni pessime. Era stato squarciato, da un animale sembrava. Perché stava leggendo queste cose? Sicuramente non erano compiti di scuola.
-pronta per economia?-poggiai la borsa a terra affianco ai miei piedi e mi rivolsi ai due ragazzi
-sono sempre pronta- furono soddisfatti della mia risposta.
Il professore entrò, e dal modo in cui la classe lo accolse capii che era molto legato ai suoi alunni, ma in un modo tutto suo.
-lui è il nostro coach, cioè, lui è il coach della squadra di lacrosse ed è anche il professore di economia- mi spiegò Stiles
-è simpatico, la sua arroganza fa ridere- intervenne Scott.
-voi due fate lacrosse?- domandai curiosa. Scott me lo immaginavo praticare quello sport, ma Stiles sinceramente no.
-si, io, questo essere di fianco a me- (Stiles si riferì a Scott) -e Liam e tanti altri- un momento. Liam? Questo significava che dopo, agli allenamenti, ci sarebbe stato anche lui.
Maia, calma. Respira.
Inspira, espira. Sarà con l'uniforme.
Inspira, espira, inspira, espira. Così, brava.
-Maia, stai bene?- mi domandò Scott, leggermente preoccupato
-sì, certo, sto benissimo, sì- sprofondai sulla sedia e presi la penna in mano.
-sentite, ammasso di ormoni. Zitti e ascoltate la lezione, altrimenti non mi pagano- disse il coach facendo ridere la classe.
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Insecure
Fanfiction"Ed è vero, che un viaggio ti cambia la vita" pensò Maia, guardando il ragazzo disteso accanto a lei.