Giorno 3- terza parte

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Lui sorrise dolcemente -non devi ringraziarmi-
In quel momento entrarono Scott e Stiles di corsa, facendo più rumore di quanto ne sentissi in testa prima: Stiles andò a sbattere sulla porta, e Scott contro il suo migliore amico che gli sbarrava la strada.
-Liam! Ti abbiamo visto correre qua come- si bloccò appena mi vide -oh-
-Maia che è successo? Tutto a posto?- mi chiese Scott
-è stato Liam?- disse Stiles, guardando il ragazzo accanto a me con aria minacciosa
-no, no! Lui mi ha aiutata- ed era vero, era solo merito suo anche se non riuscivo a spiegarmi come aveva fatto e perché.
-ho avuto un forte attacco di mal di testa, era insopportabile- spiegai, mettendocela tutta per non farla sembrare una bugia. Scott sembrò non crederci, e anche Stiles, ma nemmeno loro fecero domande. Beh, io una domanda ce l'avevo: perché nessuno mi credeva?!
-dobbiamo tornare in campo, altrimenti il coach ci ammazza- ci avvertì Scott
-sicura di stare bene ora? Se vuoi possiamo trovare una scusa per il coach e stare con te-
-tranquillo Stiles, sto benissimo- una volta averli rassicurati, Scott e il suo migliore amico uscirono dal bagno per tornare all'allenamento.
-Liam, dico al coach che sei andato in spogliatoio perché era urgente- si sentii dire da Scott, ma quando mi girai verso Liam, capii che quelle parole gli erano passate per un orecchio e uscite dall'altro perché era concentrato su altro, su me.
-non devi andare?- gli domandai per interrompere quel silenzio che si era creato.
-solo se vieni anche tu-
Stesi le labbra in un sorriso -allora andiamo- e tornammo fuori al campo.
Prima di dividerci, Liam mi sorrise lasciandomi dei brividi su tutto il corpo.
-per qualunque cosa, chiamami subito-
-grazie ancora, Liam-
Tornai da Thea, che stava fissando il vuoto con un'espressione confusa, persa.
-perché te ne sei andata così di corsa?- domandò quando mi sedetti di fianco a lei. Dovevo trovare una scusa credibile, lei non ci cascava mai.
-mi è arrivato il ciclo, per fortuna me ne sono accorta in tempo e ho chiesto ad una ragazza che c'era in bagno se poteva darmi un assorbente- questa si che era buona, e lei ci credette veramente.
Scoppiò a ridere -brutta cosa essere donne, eh?-

Il coach fischiò, mettendo fine agli  allenamenti e i ragazzi della squadra si radunarono intorno a lui.
-allora, giovani pervertiti, venerdì voglio vedere una partita degna di essere giocata. Intesi?- urlò. -Greenberg, tu starai in panchina- risi a quella frase, che c'aveva di male quel ragazzo? -ora lasciatemi in pace e andate a cambiarvi- finì il discorso e i giocatori si sparpagliarono. Io e Thea ci guardammo pensando a quanto fosse strano ma divertente quell'uomo e ridemmo per il suo modo inconfondibile di confrontarsi con i suoi alunni e giocatori.
Seguii con lo sguardo ogni movimento di Liam, quel ragazzo era una calamita per i miei occhi. Non ne avevo mai abbastanza di lui, più lo guardavo e più lo desideravo.
Quando girò la testa verso di noi, distolsi lo sguardo e parlai con Thea.
Le chiesi se doveva andare da Brett, lei mi rispose che sarebbe venuto lui da noi, quindi io dissi che l'avrei aspettata in macchina ma Althea insistette per presentarmelo.
Poco dopo, un ragazzo alto venne verso di noi e quando fu più vicino lo riconobbi, era Brett e Thea era già agitata.
-ciao bellissima- Brett salutò la mia migliore amica e capii immediatamente che tra i due l'attrazione era reciproca.
-Hey, ciao, te devi essere Maia- si rivolse a me.
-esatto, sono io. Te devi essere Brett- sorrisi e mi alzai per stringergli la mano. Era veramente un bel ragazzo e man mano che continuavamo a parlare diventava sempre più simpatico. Era perfetto per Thea.
Ad un certo punto capii che era il momento di lasciar loro una certa intimità.
-bene, io devo andare a salutare una mia amica- spiegai, ringraziando me stessa per aver trovato una buona scusa anche questa volta -É stato un piacere conoscerti, Brett. Spero di rivederti- sorrisi e me ne andai, dicendo a Thea che l'avrei aspettata in macchina.
Mi diressi verso la nostra auto, dato che le chiavi le tenevo quasi sempre io perché lei le avrebbe perse di sicuro. In poco tempo fui al parcheggio ma prima che potessi aprire la portiera della macchina una voce mi bloccò ogni movimento.
-hey, Maia- non era una voce qualunque, era la sua. I battiti accelerarono di colpo e mi girai, cercando di sembrare calma. -Liam!-
Con pochi passi arrivò davanti a me.
-come stai?- mi chiese, scrutandomi in viso.
-bene, sto bene, perché?- mi guardò confuso, come se la risposta fosse ovvia
-per il mal di testa-
Oh merda.
-oh si si, sto molto meglio, ho preso una pastiglia e ora mi sento bene, sì- parlai a raffica e lui mi mostrò una faccia divertita
-mi fa piacere. Ora devo andare, ci vediamo domani?- lo osservai. Era particolare quel ragazzo. A volte era nervoso, a volte era sicuro di sé, altre era timido mentre altre ancora non aveva problemi a fare a botte con qualsiasi persona si fosse messa sulla sua strada. Mi piaceva, mi intrigava.
-certo, abbiamo letteratura insieme- gli ricordai.
-giusto, allora...a domani-
Lo salutai con la mano e un piccolo sorriso. Lo guardai raggiungere Scott e Stiles dalla jeep azzurra e li salutai quando mi notarono.
Poi finalmente riuscii a salire in macchina e accesi la radio, cambiando stazione varie volte, ma alla fine optai per un cd.
-amo questa canzone!- Thea entrò in auto di colpo, facendomi sobbalzare dallo spavento. -e amo Brett- risi, aveva uno sguardo così innamorato -e amo anche te ovviamente-
-grazie, questo mi migliora la giornata- scherzai
-beh, dovrebbe-
Quando arrivammo a casa, ci distendemmo sul divano come sempre, e le chiesi di cosa aveva parlato con Brett dopo che me ne ero andata. Mostrò uno dei suoi sorrisi più grandi ed esclamò -mi ha chiesto di uscire!-
-oddio! E quando?- quasi gridai anch'io, ero emozionata quanto lei.
-venerdì, dopo scuola fino a sera tardi-
-ma venerdì non c'è la partita?- le domandai ricordando le parole del coach.
-sì, ma Brett ha detto che la salta per stare con me- fece un ghigno di vittoria
-però mi dispiace lasciarti sola tutto il giorno, gli chiederò di tornare un po' prima-
-cosa? No! Assolutamente no. Io andrò in libreria o mi prenderò avanti con i compiti, ma non rinunciare a lui- dissi -mi hai capita?- sorrise e annuì, ringraziandomi.

Erano le 23:30 quando Thea andò a dormire stanca morta, mentre io di sonno non ne vedevo neanche l'orizzonte. Ero più sveglia di un gufo.
Ed è meglio non stare svegli di notte. Si è soli con se stessi, si è soli con i pensieri, con i ricordi. È un dolore soffocante. E non puoi evitare di pensare, che era proprio quello che stavo cercando di fare io. Non dovevo pensare a Liam, non dovevo innamorarmi, ma forse era troppo tardi. Non riuscivo a togliermi dalla testa quella giornata.
La mattina passata con lui in giro per la scuola, gli allenamenti, il modo in cui mi guardava, il suo sorriso, il fatto che entrambi avevamo gli stessi problemi a gestire la rabbia.
La cosa che mi fece più riflettere fu il mio improvviso """mal di testa""". Perché Liam mi aveva seguita? Okay che stavo correndo velocemente, ma come faceva a sapere che stavo male? Che ne sapeva lui di dove stavo andando?
Averlo vicino, comunque, fu la cosa migliore che potesse capitarmi e mi aiutò a far passare tutto. Era stranissimo come in un secondo, grazie al suo tocco, i rumori erano scomparsi.
Lui mise fine alla guerra che avevo in testa. Era una specie di ancora, una salvezza.
Mi vergognavo per quello che era successo, la mia faccia non era una delle migliori in quel momento, ero proprio orrenda. Ero agitata, facevo fatica a respirare e a vedere. Come un attacco di panico. Eppure lui era restato. Non era scappato come avrebbe fatto qualcun altro. Lui aveva cercato un modo per risolvere il problema, il mio problema.
Liam era tutto quello che avevo sempre cercato in un ragazzo.

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