Giorno 2

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-Maia! Quell'aggeggio è infernale, spegnilo!- urlò Althea dalla sua stanza quando la mia sveglia suonò, alle 6, suggerendoci di alzarci per non fare tardi a scuola.
-la sveglia è essenziale- gridai a mia volta, e sentii uno sbuffo da parte sua. Scansai il lenzuolo dal mio corpo e mi strofinai gli occhi ancora assonnati, poi mi alzai e uscii dalla porta per andare in bagno. Prima di entrare, però, sbirciai in camera di Thea e la vidi ancora distesa sul letto con gli occhi chiusi. Una sola parola: pigra. Non si alzerebbe nemmeno se le dicessi che fuori dalla nostra porta c'è Leonardo di Caprio. Mi lavai il viso e i denti, prima di notare un bicchiere di plastica affianco al lavandino e automaticamente mi venne un'idea. Cercai di cacciarla, ma tornava sempre. Mi immaginai la scena: no dai, la farei incazzare, pensai, ma subito dopo non potei non ridere e iniziai ad attuare il piano. Riempii il bicchiere d'acqua fino all'orlo, uscii dal bagno con questo in mano e mi avvicinai silenziosamente in camera sua. Camminai in punta di piedi fino al letto e mi posizionai nel lato dove c'era la sua testa. Inclinai il bicchiere leggermente e qualche goccia d'acqua cadde, atterrando sul viso della mia migliore amica. Ancora sul dormi veglia, si passò una mano sulla fronte, così io continuai a far cadere altre gocce, mordendomi il labbro per non ridere. Quando capì cosa stava succedendo, spalancò gli occhi e io ne approfittai per versarle il resto del bicchiere tutto d'un colpo. Lei alzò il busto con un grande respiro di stupore,  gli occhi aperti e increduli.
-brutta str- si alzò, a metà tra il ridere e l'essere infuriata e capii di essere nella merda. Scappai più veloce che potei, ridendo come se non ci fosse un domani. Avevo sempre desiderato fare questo a Thea, avevo anche pensato di farle un video e ricattarla ma mi sembrava troppo crudele. Superai il corridoio, scesi le scale cercando di non inciampare con lei dietro che mi seguiva gocciolante. Non smisi un secondo di ridere, neanche quando in soggiorno lei mi raggiunse e mi spinse, facendomi cadere sul divano. La contagiai e iniziò a ridere anche lei, asciugandosi il viso con la maglia che aveva addosso.

Ci lavammo a turno e ci vestimmo. Lei si truccò, io misi un po' di mascara e lasciai i capelli neri sciolti, invece Thea li legò in una coda alta. Uscimmo di casa presto, entrambe odiavamo arrivare in ritardo in classe perché questo significava essere sotto gli occhi di tutti. Mentre Thea prendeva la macchina io chiusi la porta di casa a chiave e salii.
-wow, il nostro primo ultimo giorno di scuola- ridacchiò emozionata mentre usciva dalla nostra via.

Come aveva previsto, ci impiegammo 15 minuti per arrivare e Thea parcheggiò nello stesso posto del giorno prima. Quando si fissava con una cosa, quella doveva rimanere. Non ci misi molto a capire che avrebbe parcheggiato la tutti i giorni e che se qualcuno le avesse preso il posto, avrebbe difeso quel parcheggio con le unghie e i denti.
Mancava ancora un quarto d'ora all'inizio delle lezioni, quindi il giardino non era molto affollato.
-pensa se ci capita un prof di letteratura come quello dell'anno scorso. Te lo ricordi?- dissi mentre salivamo i gradini, facendone due a due.
-Mr Prank, come dimenticarselo. Quella testa di cazzo- Risi per la sua noncuranza nel dire parolacce.
Continuarono ad arrivare sempre più ragazzi e in poco tempo il giardino si riempì. La maggior parte era composta da studenti inesperti e anche disorientati del primo anno; io e Thea eravamo dell'ultimo ma ci sentivamo disorientate comunque. Era un ambiente completamente diverso e grandissimo, però ci ricordavamo dove si trovava la porta d'ingresso. Varcammo l'entrata del corridoio e controllammo nella piantina della scuola appesa al muro dove erano situate le nostre aule, ripetendo a memoria i corsi di quel giorno.
-buona fortuna- mi disse Thea prima di girarsi e sparire tra la folla di studenti, lasciandomi un sorriso dolce.
Mi precipitai subito nell'aula assegnatami alla prima ora e notai con grande sollievo che non c'era ancora nessuno. Anche le aule erano grandi e spaziose, ci saranno stati una trentina di banchi all'interno. Mi sedetti in un posto in terza fila e sfilai la borsa dal braccio per appoggiarla a terra di fianco ai miei piedi. La campanella suonò subito dopo e mi preparai psicologicamente al caos più totale. Odiavo essere al centro dell'attenzione. Coppie e gruppi di studenti entrarono in aula, alcuni mi notarono e mi sorrisero, altri non si accorsero di me.
L'aula era quasi piena quando una ragazza dai capelli rossi e gli occhi grandi entrò frettolosamente facendo riecheggiare il rumore dei suoi tacchi, poi si fermò per individuare un posto libero.
-Hey, scusa, posso sedermi qui o c'è già qualcuno?- disse una voce femminile. Quando alzai lo sguardo mi accorsi che era la stessa ragazza di prima. Come aveva fatto ad arrivare così velocemente qui, se un secondo prima era dalla porta? Probabilmente con la stessa velocità con cui era entrata, mi risposi mentalmente.
-certo, è libero- sfoderai un sorriso e la invitai a sedersi
-Scott e Stiles mi hanno fatto arrivare in ritardo. Per fortuna il prof non c'è, arrivo sempre in anticipo di solito- disse e dato che nessun altro era rivolto verso di noi, intuii stesse parlando con me.
-Scott e Stiles?- chi erano?
-dei miei amici, non li conosci?- scossi la testa, confusa
-oh, immagino tu sia nuova- mi sorrise e io annuii -come ti chiami?-
-Maia, Maia Hamilton- porsi la mano che lei strinse subito dicendo
-Lydia, Lydia Martin- mi sorrise ancora. Era proprio una ragazza bella e gentile; quei lunghi capelli rossi le ricadevano sulla schiena con piccole onde morbide, gli occhi grandi verdi le davano uno sguardo attento e il piccolo naso faceva risaltare di più le labbra carnose coperte da un rossetto color carne. Lydia Martin... Il suo cognome mi diceva qualcosa.
-sei la figlia della preside?- aspettò un secondo prima di rispondere, serrando le labbra.
-si, ma non mi piace essere vista in questo modo- disse e seguì un momento di silenzio in cui lei mi guardò attentamente, come se volesse scoprire una cosa precisa su di me. Fu comunque lei a rompere il silenzio
-hai degli occhi bellissimi e il colore dei tuoi capelli li fa risaltare ancora di più. Sei veramente bella- rimasi sorpresa da questi complimenti e sorrisi imbarazzata, non ero abituata a riceverne.
-grazie Lydia, anche tu lo sei- lei sembrò non aver sentito. Continuò a parlare, guardando il mio outfit: una camicetta bianca con una gonna nera a vita alta e delle adidas bianche.
-e poi ti vesti benissimo! Dovremmo andare a fare shopping insieme io e te- fui onorata della sua proposta.
-certo! Ci verrei volentieri- in quel momento entrò l'insegnante che zittì tutta la classe, tranne Lydia.
-mi stai simpatica, Em- sorrisi alle sue parole, e al soprannome che mi aveva appena attribuito, che aveva preso dalla mia lettera iniziale: emme. Era bello averla conosciuta.

L'ora passò velocemente e bene, scoprii che era una ragazza molto intelligente e si impegnava a scuola. I suoi appunti erano ordinati come pochi e la sua calligrafia era morbida e inclinata verso sinistra.
-vieni con me- disse Lydia quando la campanella suonò, e tutti si precipitarono in corridoio. Sistemai il quaderno e la penna in borsa e la seguii fuori dall'aula.
Dopo aver raggiunto il suo passo le chiesi dove eravamo dirette e lei mi rispose che mi stava per mostrare dove sono gli armadietti, perché pensava che portarsi in giro la borsa era scomodo. Durante il tragitto, mi presentò qualche ragazza che si fermava a salutarci.
-che numero è il tuo?- mi chiese quando arrivammo all'inizio di un lungo corridoio con infiniti armadietti ai lati
-111- Lydia avanzò con passo deciso, sembrava già sapesse dove si trovava.
-hai detto di avere il 111?- mi domandò quando fummo davanti a quel numero.
-si, perché? C'è qualcosa che non va? È già occupato? Hanno sbagliato numero?- Lydia scoppiò a ridere, ma non seppi se per il tono preoccupato che avevo, o per la velocità con cui parlavo, che era sorprendente.
-volevo solo dirti che io ho il 112- e indicò l'armadietto di fianco.
-oh-
-sai come si apre?-
-si, certo- tirai fuori le chiavi dalla tasca piccola della borsa e le infilai nella serratura, feci due giri verso sinistra e la portina si aprì mostrando l'interno.
Tirai fuori tutti i libri dalla borsa e li sistemai ordinatamente uno di fianco all'altro.
-dovrai decorare quel lato della porta- mi disse Lydia e aprì il suo armadietto per mostrarmi come. Aveva attaccato alcune foto che raffiguravano lei con i suoi amici, intorno c'erano delle frasi e anche dei disegni che immaginavo fossero suoi.
-sono questi Scott e Stiles?- le domandai indicando una foto dove due ragazzi dall'aria simpatica la stavano abbracciando. Le sue labbra si stesero in un sorriso, e non ci misi molto a capire che teneva a quei due.
-si, sono loro- l'occhio mi cadde in un'altra foto: era lydia con un'altra ragazza che qui a scuola non avevo ancora visto. Aveva i capelli neri che le arrivavano alle spalle e sembrava essere molto affezionata a Lydia. Appena sopra notai la scritta "ci manchi AA". Se prima volevo chiedere chi era ora ogni voglia era scomparsa, quando c'è il verbo mancare, non si tratta mai di una bella cosa. Lydia non ne avrebbe voluto parlare di sicuro, ma nel caso tirasse fuori lei l'argomento per prima io ci sarei stata per ascoltarla.
-si, dovrei farlo anch'io- mi allontanai di un passo per lasciare a Lydia lo spazio necessario per sistemare i suoi libri.
Intanto mi guardai attorno. Mi domandai fino a che numero arrivavano gli armadietti, probabilmente un numero alto data la quantità di studenti che si aggiravano nei corridoi.

Tun tun, tun tun

Sentii un rumore nella mia testa

Tun tun tun, tun tun tun

Era sempre più veloce e intenso

No, ti prego, non ora che ho fatto amicizia con Lydia.
Tun tun tun, tun tun tun

Erano dei battiti, dei battiti cardiaci accelerati, ma non erano del mio cuore; i miei erano più lenti. Mi concentrai, cercando di capirne la provenienza. Il rumore mi portò a girarmi dalla parte opposta del mio armadietto. Non mi ero nemmeno accorta di aver chiuso gli occhi, mi servì per focalizzare meglio i battiti.

Quando li aprii, persi qualche battito del mio cuore.

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