Giorno 3- seconda parte

903 87 2
                                    

-Hey, Maia- Stiles mi chiamò a bassa voce per cercare di non farsi sentire dal coach. Passai lo sguardo dal prof al ragazzo accanto a me più volte, poi gli risposi
-cosa c'è?-
-Lydia ha detto che non ti ha vista prima a lezione. È successo qualcosa?- mi morsi il labbro per nascondere un sorriso, ripensando alle due ore passate con Liam.
-no, no. Liam mi ha fatto fare il giro della scuola-
-okay; eravamo preoccupati che fossi già scappata da questa scuola- disse facendomi ridere
-non me ne andrei mai, la amo!-
-non l'amerai più quando scoprirai cosa succede di notte- sussurrò cercando di non farsi capire da me, e poi guardò Scott che gli rivolse un sorriso colmo di tristezza. Cosa mi stavano nascondendo? Okay, capivo che mi conoscevano solo da due giorni, ma qua le cose cominciavano ad essere strane. Soprannaturale, disastri, scuola di notte. E in più, quando mi guardai le mani notai ancora quella dannata scritta. Fenrir. Me ne accorsi solo in quel momento, non mi ricordavo di averla scritta. Cosa diavolo c'era che non andava in me? Prima o poi avrei avuto una crisi.

Passai il resto dell'ora di economia a cercare di non pensare a tutti quei strani discorsi, invano. Non riuscivo a liberare la mente da quei pensieri, mi stavano tormentando. L'unica cosa positiva era che non avevo ancora sentito rumori amplificati. Almeno quello, cazzo.
Quando la campanella suonò, Stiles e Scott insistettero per accompagnarmi agli armadietti, così li lasciai fare.
-vieni a mangiare cinese con noi stasera?- mi chiese Scott mentre posavo il libro all'interno dell'armadietto.
-non posso, devo stare con Althea- mi dispiaceva rifiutare, ma le avevo promesso che avremmo passato la sera insieme.
-Althea?-
-si, la mia migliore amica. Abitiamo insieme, sono venuta qui con lei- spiegai, presi la borsa e chiusi l'armadietto.
-oh, va bene. Ma non esisteremo a chiedertelo un'altra volta- fu Stiles a parlare
-e io non esiterò a rifiutare- dissi facendoli sorridere
-ragazzi!- ci voltammo verso quella voce, inconfondibile.
-lydia!- mi abbracciò.
-come mai non c'eri alla seconda ora?-
-liam mi ha fatto da guida scolastica- spiegai per la seconda volta e lei sorrise maliziosamente
-è successo qualcosa di... Hot?-
-cosa?! No!- Lydia, Stiles e Scott si guardarono -dico davvero!-
-dice la verità-
-vedete? Scott mi capisce-
-ragazzi, devo correre a casa. A domani- disse Lydia di colpo dopo aver guardato l'ora
-e noi in spogliatoio-
-e io da Thea-

Quando arrivai ai piedi degli spalti, seguendo le indicazioni del messaggio di Althea, la notai parlare con un ragazzo in divisa a bordo campo. Non la disturbai e pensai a dove sedermi.
C'erano altri studenti che erano venuti qui per studiare, saranno stati una ventina quel pomeriggio. E io che pensavo saremmo state le uniche. Mi avvicinai alla rete per vedere se quell'uomo con il fischietto era veramente il prof di economia. Quando insultò uno dei giocatori, Greenberg, capii che era lui. Spostai lo sguardo a destra e vidi il ragazzo che prima era davanti a Thea correre per il campo. Mi allontanai dalla rete e guardai il punto dove erano prima, non c'era più neanche Althea. Subito dopo qualcuno mi buttò le braccia al collo da dietro -avevo paura che non saresti venuta- mi disse Thea dopo essersi staccata.
-era quello Brett?- salimmo gli spalti per sederci, e a pronunciare quel nome la vidi tentare di contenere un sorriso.
-si, era lui- ci sedemmo e appoggiammo le borse di fianco a noi.
-non è per niente male, te lo sei scelta bene. Complimenti-
-ah-ha, lo so-
Il coach fischiò e tutti i giocatori si radunarono intorno a lui. Individuai immediatamente Scott e Stiles, i numeri 11 e 24, e di fianco a loro Liam, il 9.
Il mio cuore fece una capovolta. Persi il fiato, era sempre un colpo al cuore vederlo. Mi piaceva, non potevo negarlo, mi piaceva molto.
-Maia, stai bene? Sembra che tu abbia visto una pizza con una torta al cioccolato-
-ho visto di meglio- lei mi chiese spiegazioni, ma io non gliele diedi.
Il coach fischiò ancora per dare il via all'allenamento vero e proprio e Liam si prese qualche secondo per guardare gli spalti, nel punto dove ero seduta io. Era come se sapesse di trovarmi là, in quel posto esatto. Dovevo staccargli gli occhi di dosso, ma non ci riuscivo proprio. Mi guardò, sfoderando uno dei suoi sorrisi più seducenti, mentre girava e rigirava tra le mani la mazza da lacrosse.
-Dunbar, in campo!- lo rimproverò il coach.
-si, coach- mi fece un irresistibile occhiolino prima di girarsi e correre verso il centro del campo.
Cosa era appena successo?
-te ne sei resa conto vero che quel gran figo di ragazzo ti ha fatto l'occhiolino?- le parole di Thea mi svegliarono dallo stato di trance.
-fai conquiste e non me lo dici? Sbaglio o sono la tua migliore amica?- continuò, e non si sarebbe fermata.
-l'ho conosciuto a letteratura. E non ho fatto nessuna conquista-
-scherzi, vero? Gli amici non si sorridono in quel modo e non si fanno quel tipo di occhiolini!- la guardai divertita
-anche tu hai fatto conquiste, con Brett- capovolsi il discorso
-siamo solo amici-
-gli amici non si guardano così e non si sorridono in quel modo-
Thea alzò le mani sopra le spalle -okay, mi hai fregata-
-ora studiamo un po', altrimenti saranno i prof a fregarci-
-ma non devi guardare Brett?-
-lo guardo mentre ripeto a mente le cose, ho molte capacità io-

Un tonfo nella mia testa mi distrasse dallo studio. Mi voltai di scatto verso Thea, pensando fosse stata lei chiudendo il libro, ma questo era aperto tra le sue mani. Mi guardai attorno per vedere se qualcun altro aveva sentito, però avevano tutti un comportamento normale e spensierato.
Quindi capii, e mi salì il panico.
Oh no. Non di nuovo. E non qui.
-che c'è?- mi domandò Thea appena si accorse del mio sguardo preoccupato.
Bam.
Un altro, questa volta più forte ma gestibile.
-niente, ho mal di testa per lo studio- mentii, e lei tornò a concentrarsi sui libri.
Capii che il rumore proveniva dal campo di Lacrosse quando coincise con la palla che si schiantava contro la rete.
Sbaam. Un altro, più lungo e più forte, a malapena sopportabile. Mi sentivo come se qualcuno mi stesse martellando la testa. Pregai mentalmente di smettere, se c'era qualcuno o qualcosa che mi sentiva.
Quando la palla beccò il palo, il rumore nella mia testa fu fortissimo, insopportabile e ingestibile. Strinsi i denti dal dolore. Poggiai i gomiti sulle ginocchia, chiusi gli occhi e mi tappai le orecchie con le mani, sperando servisse a qualcosa. Ma i tonfi non diminuivano.
Quando un altro rimbombò più intensamente degli altri, mi alzai e me ne andai, dicendo prima a Thea che dovevo andare urgentemente in bagno. Corsi più veloce che potei. Dovevo andarmene, o sarei impazzita e la mia testa sarebbe scoppiata. Perché non potevo avere una vita normale?
Sentii le parole di Thea in lontananza "Maia, è grave?"
Non le risposi, riuscivo a malapena a concentrarmi sulla vista che si stava annebbiando. I rumori non avevano intenzione di fermarsi, sentivo tutto quello che stava succedendo nel campo di lacrosse. Avevo una tempesta di suoni in testa. Suoni inarrestabili e continui.
Entrai a scuola, che era vicina al campo. Per fortuna non c'era nessuno, erano tutti agli allenamenti, in biblioteca o a casa. Corsi verso i bagni, spalancai la porta ed entrai, senza preoccuparmi di chiuderla. Respirai affondo, o almeno tentai. Volevo urlare, ma non lo feci. Premetti le mani sul lavandino per tenermi in caso svenissi e mi guardai allo specchio. Avevo un aspetto orribile: stavo piangendo senza rendermene conto, le lacrime scendevano sulle guance come fiumi, ero tutta sudata con i capelli scompigliati. In quel momento l'aspetto fisico era l'ultima cosa a cui pensavo, prima terminare finire questa guerra nella mia testa.
Sentii dei passi veloci, ma non mi accorsi che provenivano da qualcuno vicino a me finché Liam entrò in bagno correndo e si fermò di scatto appena mi vide, con un espressione allarmata.
-Maia! Dio, Maia, grazie al cielo ti ho trovata. Stai bene? Che ti succede?- mi domandò con tono preoccupato. Non ricevendo una risposta, continuò ad avvicinarsi  e passo dopo passo fu al mio fianco, con gli occhi fissi su di me.
-Maia. Ehi, Maia- lentamente, mise la sua mano sopra la mia, e il suo tocco fece sparire inspiegabilmente la confusione nella mia testa. Non sentivo più niente, nessun tipo di rumore se non quello che udivano normalmente le mie orecchie. Il mio respiro era affannoso e il suono della voce di Liam era così dolce. -stai bene?- guardai a terra. Mi aveva visto nel mio momento peggiore e non se ne era andato. Per ora. Sapevo che prima o poi si sarebbe allontanato da me o da quello che sono. Voglio dire, chi vuole essere anche solo amico di una che sembra impazzita?
-si, sto bene. Era solo un mal di testa forte- dissi riprendendo il normale respiro. Dal suo sguardo intuii che non ci credeva di una virgola, ma per fortuna non chiese domande. Mi fece voltare verso di lui, con la sua mano intrecciata alla mia mi avvicinò al suo corpo e mi strinse tra le sue braccia. La mia testa era appoggiata al suo petto, caldo e confortante. Non mi ero mai sentita meglio di così.
Mi accarezzò dolcemente i capelli e mi sentii in paradiso dopo aver attraversato l'inferno. Il suo tocco mi faceva stare meglio, la sua voce mi calmava.
-va tutto bene, ci sono io- sapeva che non era solo un forte mal di testa. Il suo modo di comportarsi mi fece capire che questo era capitato anche a lui, sapeva cosa sentivo. Controvoglia, mi staccai dal suo petto e lo guardai in quei stupendi occhi azzurri. -grazie- gli dissi, esausta.
Lui sorrise dolcemente -non devi ringraziarmi-

InsecureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora