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Il professor Miller, docente di letteratura, era sempre stato il mio preferito. Forse per la materia che insegnava o per il suo comportamento, ma era così fin dal giorno in cui avevo messo piede nella sua classe. Quella mattina entrò in aula portando con sé la solita valigetta di tessuto nero. Si sedette dietro la cattedra e sistemò la cravatta con motivo a quadri in modo che risultasse in linea con il mento.

«Buongiorno» esordì, guardandoci uno per volta. «La settimana scorsa avevo assegnato la lettura di un libro. Chi sa dirmi quale?».

I suoi occhi si soffermarono su Kyle, che seduto al secondo banco, stava usando il cellulare pensando di non essere visto. Il professore si schiarì la gola per attirare la sua attenzione inutilmente. Il ragazzo continuò a premere rapidamente le dita sui piccoli tasti del dispositivo.

«Signor Law, potrebbe gentilmente unirsi a noi?».

Kyle si raddrizzò sulla sedia, nascose il cellulare nella tasca dei jeans e rispose: «Certo».

«Potrebbe rispondere alla mia domanda?».

«Q-quale?» balbettò.

Il professor Miller lo guardò storto, ammonendolo con un cenno del capo, ma non gliela ripeté. Andò semplicemente avanti con il programma e spiegò un nuovo racconto.

Eravamo a mensa, e Mike si era seduto al mio fianco. Carly sembrava distratta e guardava il tavolo di cui, fin dall'inizio dell'anno, si erano appropriati gli atleti della squadra di basket.

«Carly?» la chiamai. Lei sospirò e mi guardò, ma solo un attimo, tornando a posare gli occhi sui giocatori.

«Carly?»; puntellata con la forchetta, finalmente mi prestò attenzione.

«Cosa?» chiese irritata. Sorrisi. Quindi la mia migliore amica - che odiava le storie romantiche, i fiori, i film sull'amore - si era presa una cotta per un ragazzo? Wow, mi sembrava difficile da credere.

«Chi è?», le chiesi sussurrando, guardando verso la squadra e fissando ognuno di loro. Lei arrossì e rispose bisbigliando: «Michael Hegh».

Subito posai lo sguardo su di lui. Era un ragazzo di quinta, carino e per niente arrogante. Aveva un sorriso gentile e una volta mi aveva aiutato a ripulire il disastro fatto in corridoio, quando avevo fatto cadere i libri, sparpagliando i fogli ovunque. Ero contenta fosse lui e non uno degli altri presuntuosi.

«È carino» confessai.

«Carino? I gatti sono carini, Alex. Lui è sexy» commentò.

«Ah sì?» domandò Mike, che aveva ascoltato senza intervenire.

Risi per quel moto di gelosia e alzai gli occhi al cielo. Era evidente che avesse una cotta per la nostra amica, e a volte mi chiedevo se Carly davvero non se ne fosse resa conto. Lei non mangiò quasi niente a pranzo, passando invece il tempo a guardare Michael, a sospirare e aggiustarsi i capelli.

«Cosa avete fatto, oggi?» chiesi a Miriam, quando io e Jonas entrammo in casa. Stava riempiendo un bicchiere con l'acqua del rubinetto.

«Le ho fatto il bagno e mi ha letto la mano. A quanto pare vivrò molto a lungo, sarò felice e avrò due bellissimi bambini» rise, scuotendo la testa prima di portare l'acqua alla nonna. Andai in camera a cambiarmi e Jonas fece lo stesso. Salutammo Miriam, che declinò gentilmente l'offerta di restare per il pranzo, poi andai a salutare la nonna. «Ehi, come stai?» chiesi.

«Jennifer tesoro, vieni a sederti qui con me». Batté la mano sulla coperta.
Presi posto di fianco a lei che iniziò a intrecciarmi i capelli dietro la testa; le mani, delicate e gentili, mi sfioravano la nuca facendomi pensare alla sera prima, a quella strana sensazione.

Il Dono - In viaggio verso l'aldilàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora