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Nella palestra la massa di corpi in movimento quasi non permetteva il passaggio. Gianna spintonava le persone ma a lei sembrava non importare. In poco tempo, grazie alle sue spallate, arrivammo al tavolo delle bibite, e finalmente riuscivamo a muoverci senza colpire gli altri.

«Prova quella» mi suggerì Lisa, arrivata insieme a Ravenna, qualche secondo dopo di noi. Indicò una bottiglietta con uno strano liquido rossastro all'interno e un ombrellino in cima. Lisa ne prese una per sé e bevve solo un piccolo sorso, prima che questa le cadesse dalle mani.

«Oh-oh...» mormorò Ravenna, guardando verso l'ingresso. Seguii il suo sguardo e quello di Lisa fino a un ragazzo con un taglio di capelli molto corto. Teneva a braccetto una ragazza con la pelle olivastra che indossava un bellissimo vestito indiano e aveva dei lunghissimi capelli sciolti.

«Io lo ammazzo» sbottò Lisa, che subito camminò a passo pesante verso quei due.

«Gianna...» implorò Ravenna all'amica, che sbuffò, alzò gli occhi al cielo e sparì. La vidi riapparire fra Lisa e i due nuovi arrivati, che a quanto sembrava erano ignari della furia a cui erano scampati. Gianna e Lisa tornarono verso di noi, ma la seconda non sembrava molto contenta. Sprizzava scintille... letteralmente.

«Devi far finta di niente. Sarà lui a venire da te» le consigliò Gianna, mettendole in mano una nuova bottiglietta rossa. La mia compagna di stanza riservò un'occhiataccia al ragazzo, cambiando argomento. Io non stavo ascoltando però. Stando lì, con addosso quel vestito e in compagnia di quelle persone, mi sembrò quasi di non essere più nel mio corpo. Per un attimo mi parve addirittura che il tempo si fosse fermato per darmi l'opportunità di pensare. Come era potuto cambiare tutto così velocemente? Insomma... in una sola sera la mia vita era completamente cambiata e io non avevo potuto farci niente.

La musica e le luci quasi mi fecero svenire. Lì dentro c'era troppo caldo, troppe persone, troppa confusione. Avevo bisogno di uscire.

Borbottai qualche scusa alle mie amiche - ma erano mie amiche? - e arrancai verso l'uscita. Dopo tanto riuscii a trovare un varco, ritrovandomi nel corridoio, fortunatamente deserto. Mi sentivo strana, come se mi trovassi in un forno. Respirare mi sembrava la cosa più difficile al mondo e ogni volta che prendevo una boccata d'aria la gola mi bruciava da impazzire. Lentamente scivolai verso il pavimento freddo, che almeno un po' riuscì ad alleviare quella sensazione.
«Ehi, tutto bene?» sentii una mano fresca posarsi sulla mia spalla, ma non riuscii a vedere a chi appartenesse. Avevo la vista offuscata dalle lacrime e... no aspetta. Non era offuscata. Vedevo perfettamente, solo che non poteva essere reale. Avevo delle fiamme intorno a me. Vidi la mia pelle ustionarsi e riempirsi di bolle, e quando finalmente il fuoco si spense, vidi l'uomo con gli occhi di ghiaccio davanti a me, con un ghigno malvagio sul volto. Si inginocchiò, mi prese il volto fra le mani e...
«Stai bene?» Davanti a me non c'era nessun uomo. Non c'erano fiamme e la mia pelle era sana, senza alcun segno rosso. Non sentivo più caldo e mi trovavo sempre nel corridoio dell'Accademia. Un ragazzo con un elegante smoking nero mi aiutò e riuscii ad alzarmi. Lo ringraziai - almeno credo - e tornai alla festa. Avevo bisogno di capire cosa fosse successo e le uniche persone con cui potevo parlarne erano lì, da qualche parte. Avevo avuto una visione?

Per prima trovai Ravenna, appoggiata alla parete vicino alle casse. Canticchiava allegramente la canzone che rimbombava ovunque nella palestra. «Ehi! Dove eri finita?» urlò, per farsi sentire.

«Amh... Io... Ho bisogno di parlarti». Sicuramente vide la mia espressione preoccupata, perché divenne seria e mi portò in un angolo isolato. Poi si mise davanti a me e mi prese una mano. Chiuse gli occhi e, come nella sua stanza, inspirò profondamente, aggrottò le sopracciglia e mi guardò. Era triste? Delusa? Cosa? Mi cinse le spalle con le braccia e poi sussurrò nel mio orecchio: «Non dire a nessuno quello che hai visto, Alex. Mai a nessuno». E detto questo, mi trascinò di nuovo alla festa. Nella folla incontrai Lisa, che ballava un lento - nonostante la musica scatenata - con il ragazzo dai capelli corti. Gianna mi disse che lui era Brad, il fidanzato di Lisa, e che avevano litigato perché durante una lezione lui l'aveva battuta in non so che tipo di competizione magica. Però adesso avevano fatto pace. Cercai di essere felice per la mia compagna di stanza e di dimenticare le parole di Ravenna, ma non fu semplice. "Non dire a nessuno quello che hai visto, Alex. Mai a nessuno".
Ma in realtà cosa avevo visto? Avevo paura di sapere la risposta.

Il Dono - In viaggio verso l'aldilàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora