La mattina dopo fummo di nuovo in viaggio. Damon era tornato il solito arrogante, come se avesse dimenticato la tensione che lo opprimeva solo qualche ora prima.
La notte non avevo avuto incubi. In realtà non ricordavo nemmeno di aver sognato, ma solo una nebbia fitta di niente. Da una parte non mi dispiaceva, ma dall'altra ne ero un po' preoccupata. E se non avessi sognato nulla perché era successo qualcosa a Jocelyn e il nostro legame si era spezzato? Non capivo dove ci trovassimo, ma anche sforzandomi non lo avrei mai saputo: non conoscevo nulla del mondo dei Nāyaka e anche se assomigliava molto a ciò che ero abituata a vedere, non era lo stesso luogo. Qui tutti erano Nāyaka, ogni persona che avremmo incontrato avrebbe avuto il proprio Dono. Il professor Grimm mi aveva spiegato che non esistevano solo i Nāyaka che vivevano nelle Basi e quelli che si erano alleati con l'Uomo Aldilà, ma anche molti altri che vivevano una vita relativamente normale nelle loro case e svolgevano mansioni che non avevano nulla a che fare con la magia. Nel mondo, seppur magico, c'era bisogno di tutti. La strada davanti a noi sembrava non finire mai. Davanti e dietro non c'era quasi nessuna macchina e Damon guidava spedito, pigiando al massimo sul pedale dell'acceleratore e mandando il motore su di giri.
«Raccontami la tua storia» dissi, senza pensare. In un certo senso, quel ragazzo mi intrigava. Non solo perché era affascinante – e sì, molto bello – ma anche perché sembrava nascondere un milione di segreti. Passarono parecchi minuti prima che rispondesse e quasi avevo pensato non mi avesse sentita.
«Perché?» domandò diffidente.
«Non lo so, per passare il tempo» mentii, fingendo indifferenza.
Damon fece un profondo respiro e tamburellò con le dita sul volante. Pensai stesse riflettendo su cosa rivelare, invece si girò verso di me e ghignò come gli avevo visto fare troppo spesso.
«Ti prego, no» mi lamentai.
Ma non gli importò: usò il Dono su di me e mi addormentai, incapace di fare altrimenti.
«Sveglia, Bella Addormentata».
Aprii gli occhi e vidi attraverso il parabrezza un'insegna luminosa: Ed's lunch.
Scesi dalla macchina e seguii Damon fino all'ingresso, non degnandolo di una parola. Non poteva farmi dormire ogni volta che ne aveva voglia. Delle campanelle tintinnarono quando aprimmo la porta e una cameriera vestita di rosa - con un grosso fiocco sulla testa - ci accolse gentilmente. Facemmo colazione in silenzio; Damon sembrava distratto. Continuava a guardare verso il tavolo a fianco al nostro, dove una coppia attendeva le ordinazioni.«Cosa vuoi, amico?» disse Damon all'uomo, guardandolo minaccioso.
Quello si alzò dal tavolo e ci venne incontro lentamente, in tutta la sua statura.
Oddio, Damon... pensai. Ma perché devi andare in cerca di guai?
Anche Damon si alzò e non sembrò per niente intimorito dalla stazza dell'altro ragazzo, che in effetti era più alto di lui di almeno quindici centimetri e molto, molto più grosso. La prima cosa che pensai fu che mentre Damon fosse stato occupato con Mr. Gigante, io avrei potuto chiedere aiuto a qualcuno. Sicuramente sarei riuscita a contattare la Base Nove e loro sarebbero tornati a prendermi. Beh, dopo quello che avevano fatto i tizi incappucciati non ero certa di fidarmi al cento per cento, ma sicuramente Damon aveva ragione: avevano rubato le divise, non facevano davvero parte della Base. Nel frattempo Mr. Gigante e Damon continuarono a guardarsi storto, fino a quando inaspettatamente... si abbracciarono, con pacche sulle spalle e tutto il resto.
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Il Dono - In viaggio verso l'aldilà
Fantasy[ANTEPRIMA: fino al capitolo 13] Storia vincitrice dei Wattys2016 nella categoria "Tesori Nascosti". Da aprile 2017 in libreria! Il modo migliore per sfuggire alla quotidianità, per Alex, è scrivere storie fantastiche sul suo vecchio quader...