Capitolo 30

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La Gray fischiò in un arnese dal quale fuoriuscì un suono così fastidioso che fece smettere tutti di urlare. Accanto a lei, il signor Allen fissava gli alunni sogghignando.

"Perfetto, stamattina evitiamo i sedativi e ci diamo alla pazza gioia con questi." Alzò un oggetto che si collegava alle tempie e che mandava scosse elettriche al cervello.
L'elettroshock.
Persi un battito e trattenni le urla di disperazione e le lacrime di spavento.
Non si erano accorti di me. Ero rannicchiata sotto il ragazzo che mi si era buttato addosso e faceva finta di dormire sul mio petto. Feci una smorfia di disgusto per l'odore che emanava ma gli fui grata per quella minima protezione che mi stesse fornendo.
Nessuno dei due pareva guardare verso di noi, tutti presi, alle armi con
quegli affari inquietanti.

"Chi è il primo? Dai sarà divertente." Sorrise Allen in modo rassicurante. Se la situazione non fosse stata tale mi sarei persino fidata di lui.
Aveva ragione Faith. Lui e la Gray avevano un piano.
Peccato che anche io e Cameron ne avevamo uno e il nostro avrebbe dovuto battere le soglie del loro per avere una buona riuscita.

"No! No! No!" Urlò una ragazzina.

"Oh, suvvia Angel, dopo sarai così calma, che tornerai a dormire indisturbata." Sorrise la Gray. Quel sorriso così falso mi fece prudere le mani, che racchiusi in due pugni.

"No, quello.. male.. dolore." Farfugliò Angel. Mi pianse il cuore a sentire quella vocina così spaventata. Era una cosa così ingiusta.

"Fidati di me e da brava bambina vieni da questa parte." Sorrise e le porse la mano.
La bambina ormai rassegnata si avvicinò alla donna e una lacrima le scese sul viso mentre la Gray la stese sul letto e le mise l'arnese sulle tempie. Le baciò la fronte e per poco non vomitai per la falsità di quell'essere che non potei definire umano.

"Non guardare." Sussurrò la voce del ragazzo ancora su di me. Sbarrai gli occhi. Aveva una voce così simile a quella di Carter. Non potei fare altro che annuire e distogliere lo sguardo. Ciò che seguì quei gesti furono le solite urla strazianti. Dolore, tristezza, nostalgia. Erano quelle le sensazioni che provavano quelle povere creature. Nulla di tutto ciò era giusto. Avevano sicuramente compiuto ingiustizie come tutti lì dentro ma nessuno aveva
il diritto di infliggere loro più dolore del dovuto.
La stessa azione fu compiuta ad altre quattro persone e la porta fu riaperta.

"Scappa. Ora, o non potrai mai più farlo." Sussurrò il ragazzo senza volto scostandosi da me e rigirandosi subito ma lentamente di spalle per non farmi vedere il suo viso.

"Chi sei?" Mormorai vicina all'uscita.

"Ti basta sapere che sono il ragazzo più pericoloso del settore D. Mi chiamo Brooks." Sussurrò e a quelle parole sgattaiolai fuori con il cuore a mille mentre la Gray e Allen arretravano lentamente verso l'uscita. Quel Brooks.
Iniziai a correre velocemente per tutto il campo secco annaspando aria e nella distrazione andai a sbattere contro una persona. Alzai lo sguardo incontrando quello del riccio.
"Oh Harry, non immagini ciò che ho visto." Iniziai a singhiozzare rumorosamente.

"Emma, hey calma, calmati, cosa hai visto? Che ci fai qui di prima mattina, innanzi tutto?" Mi tenne per le spalle.

"Il settore D, Harry, la Gray, Allen. Oh mio Dio, oh mio Dio. Dobbiamo denunciarla, Harry." Farfugliai.

"Sei riuscita ad entrare?" Sbarrò gli occhi.

"Sì! E c'era Brooks! Era lì!" Mi misi le mani nei capelli. "Devo dirlo subito a Cameron. Tu va' a dirlo a Faith." Iniziai a correre verso la camera diciotto con ancora il cuore a mille ed entrando vidi il letto vuoto. Cameron comparì dal bagno a torso nudo, con uno sguardo di fuoco, la mascella serrata e le braccia lungo i fianchi in una posizione irrigidita. Le mani
contratte in due pugni che mettevano in risalto i suoi bicipiti.

"Dove sei stata?" Tuonò anche se il suo tono era calmo. "Sono le fottute cinque e mezza. Dove cazzo sei stata?" Digrignò i denti parlando.

"Cameron io.." mi ricordai che lui non voleva che uscissi senza qualcuno, per i pericoli che potevo correre ma ero troppo presa dalla situazione per tenere la mia bocca serrata e soffrirmi le sue prediche.
"Nel settore D." A quelle parole si irrigidì così tanto che parve un pezzo di granito.

"Cosa?" Sussurrò cupo. Rabbrividii automaticamente.

"Nel settore D, ho detto. Non.. non puoi immaginare ciò che ho visto." Sussurrai e lì scoppiò.
"Quante volte devo dirti di stare ferma nei dormitori quando non ci sono io?" Urlò e strizzai gli occhi abbassando la testa come un cagnolino appena rimproverato.

"S-scusami, non volevo ma la mia curios-" iniziai ma fui immediatamente interrotta.

"La tua curiosità! Cazzo devi fottutamente imparare a tenere a bada la tua fottuta parte impicciona! Non puoi andare a ficcare il naso dove ti pare!" Continuò ad urlare e siccome la porta era aperta tanta gente si fermò a guardarci da fuori.
"E voi cosa avete da guardare? Andate via." Tuonò e tutti corsero via come se lui avesse annunciato l'arrivo di una pioggia di meteoriti.

"Smettila di urlare." Dissi ferma. Quella sua poca fiducia nella mia autodifesa
iniziava a darmi sui nervi.

"Smetterò di urlare quando tu la smetterai di essere una bambina ficca naso." Sputò le parole e impulsivamente, senza pensarci due volte, mi tirò uno schiaffo sulla guancia destra. Girai colpo il viso sentendo il bruciore sulla mia pelle. Percepii i miei occhi al principio di uno sviluppo di lacrime.
Alzai lo sguardo verso il suo e lo vidi bianco in volto. Il rosso della rabbia era scomparso in meno di due secondi sostituendo la tonalità della sua pelle con il colore della neve.
Scossi la testa guardandolo.

"Avevi ragione. Non dovevo fidarmi di te." Mormorai e iniziai a girarmi per andare via rossa di vergogna e colma di lacrime che aspettavano il momento giusto per traboccare dai miei occhi.
"E-Emma, perdonami non volevo, i-io.." lo interruppi con una mano e scossi la testa.

"Risparmi la tua aria per la gente che conta per te, Dallas. Sempre che ci sia qualcuno nella tua vita a cui tieni sul serio." Le parole uscirono veramente acide, esattamente come volevo nella mia mente.
Lo spiazzai e rimase a labbra dischiuse, gli occhi lucidi e un'espressione di dolore lancinante.
Come previsto non mi fece minimamente pena dopo ciò che aveva fatto.
Girai i tacchi ma mi accorsi di essere in camera mia quindi avrei dovuto prima di tutto cacciarlo io.

"Va' via, Cameron." Sussurrai.

"Cosa? N-no, Emma, sei tutto ciò che ho." Fece un passo verso di me.
"Impara a trattare meglio la gente che credi di amare. Ora va' via." Recitai molto bene la parte della ragazza irremovibile.

"No, ti prego, Emma. Non lo farò più, lo giuro, ma ti supplico non cacciarmi." Alzò di poco la voce per trovare una nota ancora più addolorata.

"Non avresti dovuto farlo, Cameron. Va' via." Stavolta urlai e lo spinsi anche se non lo mossi di mezzo centimetro.

"Non mandarmi via, per favore, Emma. No!" Uscì un singhiozzo dalle sue labbra e sentii un colpo al cuore. Ero riuscita a farlo piangere. Forse anche la persona all'apparenza più fredda poteva avere un cuore che prima o poi sarebbe ceduto. Scossi la testa e lui mi prese le mani baciandomele.

"Smettila. Dobbiamo andare a
lezione." Sussurrai e levai le mani appena da sotto le sue labbra.

"Troverai il modo di perdonarmi." Disse deciso ma quando lo guardai truce si corresse. "Troverò un modo per farmi perdonare." Deglutì.

"Sarà difficile." Ma nel profondo del mio cuore, il mio subconscio fu contrario alle parole che lasciarono le mie labbra. Lo avrei perdonato prima del previsto e sicuramente lui avrebbe velocizzato il processo con il suo carisma ma dovevo resistere.
Ce la avrei fatta?
Avrei dovuto, in realtà.

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Amatemi per il fotomontaggio anche se è arrivato in ritardo hahahaha. All the love.

-Reb xx

Stolen ➳ Wattys 2016 WINNERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora