Capitolo 37

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"Santo cielo! Cos'è questo caos? Signora Gray! Signora Gray!" la guardia iniziò ad urlare e socchiusi un occhio per il fastidio della sua voce nelle mie orecchie.

"Per l'amor di Dio, non sai più nemmeno trovare da solo la via per il mio ufficio?" tuonò la donna la quale, appena entrò, sbarrò gli occhi. Godetti di quel puro piacere nello sguardo della vecchia sconvolta. "Chi di voi delinquenti ha osato fare irruzione nel mio ufficio?" mi diede uno schiaffo spegnendo subito la mia espressione di gloria. Risucchiai un respiro quando la sua mano toccò la mia guancia in un gesto molto violento.

"Non sono stata io." sussurrai per non urlare.

"Questo lo avevo intuito. Chi della vostra organizzazione contro la legge si è permesso di mettere mani nella mia roba? Parla piccola insolente!" la rabbia nella sua voce quasi mi fece ridere come Cameron con Brooks.

"Potrebbe essere stato quel ragazzo che voi cercate, uscito dal settore D." provai a non farle pensare a Cameron. Lui era già troppo indaffarato in altri impegni per poter pensare anche a un modo per scollarsi la Gray di dosso per colpa del caos che aveva dovuto alzare per cercare le cartelle.

"O potrebbe essere stato il tuo ragazzo." pensavo si riferisse a me ma evidentemente stava parlando con Faith, puntandola con una delle sue lunghe unghie dipinte di un rosso vivo.

"Harry non si permetterebbe mai." sussurrò la Bionda.

"Oh, ho potuto notare una certa insolenza da parte sua durante l'ultimo anno. Centrerà sicuramente qualcosa. Signorina Langdon, dovrebbe imparare una volta per tutte che a me non sfugge mai nulla."

"Lei dovrebbe imparare ad osservare meglio una persona e rendersi conto della sua innocenza." ringhiò Faith, troppo innervosita dalle sue parole per continuare a mantenere quella tentata, costante calma.

"Sarà meglio per lui che non c'entri nulla. Si ricorda delle ultime frustate che gli inflissi vero?" si avvicinò al suo orecchio ma grazie alla nostra vicinanza potei udire tutto. "Beh, non sarà nulla in confronto ad esse. L'elettroshock sarà la cosa migliore per purificare la sua anima e quella del signor Dallas." in quel momento fui io a perdere la pazienza.

"Parla di anima purificata quando lei è la prima ad avere il demonio dentro!" urlai dimenandomi, sentendo il ferro delle manette farmi dei tagli a fior di pelle.

"Allora saprai già che il demonio è inarrestabile e cieco davanti a tutti." rise in modo così macabro che mi provocò un sapore di bile in bocca. Il suo principio era il male. Non c'era cura per scappare da esso. Tuttavia noi ci avremmo provato. Avremmo potuto fallire miserabilmente ma ormai nessuno di noi aveva nulla da perdere al di fuori di quel posto.

"Ci metta in isolamento e la faccia finita." ringhiai quasi con le lacrime agli occhi ma impedii a me stessa anche solo di realizzare che avessi bisogno di piangere e sfogarmi. Ero forte. Sarei sempre stata forte.

"Piegatevi entrambe." furono le sue uniche, fredde istruzioni e lanciai un'occhiata a Faith, la quale non ricambiò lo sguardo ma si piegò senza pronunciare parola alcuna. Mi piegai alla stessa maniera con il petto e l'addome poggiati sulla scrivania dell'ufficio e guardai la finestra. Quella notte era così limpida che riuscivo perfino a distinguere l'unica costellazione che io padre mi insegnò a riconoscere. Guardai l'orsa maggiore chiedendole la forza di andare avanti e chiusi gli occhi quando la mia schiena fu denudata. Una lacrima attraversò il mio viso. La stanchezza nei miei occhi era ormai palpabile.

"Presto finirà tutto."  sussurrai a me stessa, a mente. Dopo di che la mia speranza fu bruciata da un gemito da parte della mia amica, seguito da uno mio.

"Ditemi quanto fa male." una seconda frustata si sferzò sulla mia pelle, lacerandomene alcune parti che ricoprivano la spina dorsale. Nessuna delle due fiatò il che motivò la donna a colpire con più forza. "Ho detto" colpì per la terza e poi quarta volta la nostra pelle con quell'odioso frustino e strinsi le mani legate in due pugni. "Ditemi quanto fa male." sussurrò e quasi percepii la voce di Satana nel suo tono.

"Tanto." gemette Faith, arresasi al lottare contro ciò che lei desiderasse.

"Tanto quanto?" una quinta frustata passò su entrambi i nostri corpi, fendendo l'aria attorno a sé e dopo le nostre carni.

"Tantissimo." la voce della Bionda era poco più alta dei suoi gemiti, simile a singhiozzi gutturali.

"Bene. La vostra purificazione è quasi completa." si allontanò quasi dondolandosi sui suoi stessi piedi, sbilanciata dalla forza impiegata sui nostri corpi. "Il sangue che sgorgherà da voi sarà solo sangue sporco come le vostre anime, pensieri e coscienze." il suo tono pacato mi fece render conto che il nostro viaggio verso l'inferno stesse procedendo a gonfie vele per lei. Un'ultima lacrima attraversò il tratto dai miei occhi agli zigomi, finendo sulle mie labbra, lasciandomi con quel sapore salato di lacrime versate ingiustamente. Le mani della donna presero i nostri polsi portandoci verso un'ala dell'edificio a me inesplorata fino ad allora. L'ultimo ricordo di quella notte piena di ingiustizie fu una siringa, e il suo stantuffo premuto verso l'ago che fece penetrare nelle mie vene una sostanza che mi provocò profonda sonnolenza.

***

Mi risvegliai due giorni dopo. Un buco allo stomaco che pareva più una cavità senza fine sembrava nutrirsi di me dall'interno. Le labbra erano asciutte. La cognizione del tempo l'avrei persa se non fosse stato per l'avviso della mia amica. Eravamo stese a terra ai piedi di una poltrona con delle molle fuori posto. Feci poco caso alla quantità di polvere presente in quell'unica stanza. La mia concentrazione era rivolta verso l'unico raggio di sole, ovviamente pallido come sempre, che filtrava dalla finestra. Trovai la bellezza in qualcosa che ne possedeva poca. Dalla finestra della mia camera non filtrava nemmeno lo squallore di un temporale, se non le ombre delle nubi passanti. Un rumore risvegliò i miei sensi. Da sotto la porta principale, un vassoio con del pane e due ciotole d'acqua, era stato passato a noi. Strisciai fino alla porta blindata che chiudeva la camera e mi sporsi verso il pane. Strappai con i denti una piccola parte del duro alimento e mi costrinsi a deglutirla, con la gola ancora secca. Non riuscendo a mandare giù il cibo, portai le labbra alla ciotola d'acqua, abbeverandomi e idratandomi appena il giusto. Lasciai più della metà del cibo a Faith, la quale debolmente si avvicinò come me. Non aveva fiatato. Nessuna delle due sapeva cosa dire. Per un attimo sentii quasi la presenza di qualcun altro nella camera, ma quelle quattro mura erano lì da sole. Il pensiero di qualcuno che ci stesse osservando persistette nella mia testa finché non mi stancai dello scherzetto che la mia mente o i farmaci a noi iniettati ci stessero giocando.

"Non ti senti.. osservata?" chiesi alla Bionda guardandola.

"Da te? No." sussurrò con la voce ancora rotta dalle urla dei giorni precedenti.

"Non da me." precisai. "Non ti sembra che qualcuno ci stia osservando?" mormorai come se quel qualcuno potesse udire la mia voce. Sembrai una pazza psicopatica persino alle mie orecchie.

"No, Emma. Siamo solo io, tu e queste mura. La Gray nemmeno ci sente se non ha degli omini invisibili che manda qui come spie." sorrise appena come per cercare di alleggerire quella tensione delle precedenti quarantott'ore ma immaginare ciò che lei disse non mi riuscì affatto difficile.

"Sarà.." mormorai e continuai a guardarmi intorno. Pochi minuti dopo sentii dei mormorii, i quali mi portarono a tenermi la testa fra le mani. La prima cosa alla quale pensai furono i Sussurratori che Cameron udì anni prima. Cacciai il pensiero. Io ero sana di mente a differenza sua. Ero lì per puro errore. Quelle voci però persistettero. Guardai Faith che intanto era già crollata nell'ennesimo sonno da sonnifero.

"Va' via." mormorai alla voce.

"Emma." sentendo pronunciare il mio nome, non so cosa mi diede la forza di scattare in piedi.

"Chi sei?" i farmaci assunti mi impedivano di localizzare l'origine di qualsiasi suono. Non capivo da dove provenisse quel richiamo nonostante mi girassi intorno, con addosso lo sguardo confuso della mia compagna di stanza.

"Emma, sono io." e finalmente riconobbi la calda roca voce di quel ragazzo che in un sussurro non ero riuscita ad attribuirgli.

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No okay. Ma siamo serie? 10k.
Okay okay. *sviene sul colpo*
Basta ma io vi amo. Cioè non so come ringraziarvi, ragazzi, sul serio. Siete tutto.
Tutto l'amore del mondo.
-Reb xx

Stolen ➳ Wattys 2016 WINNERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora