NICOLE' S POV
"Maggie sveglia, siamo arrivate" queste sono le parole con cui sveglio la mia amica essendo finalmente arrivate a Kyros dopo due ore di volo e cinque insostenibili di traghetto. Siamo partite con tutte le buone intenzioni di arrivare all' ultimo anno di scuola dopo un estate passata sia al mare sia a studiare per affrontare il ritorno al massimo e passare gli esami di maturità con ottimi voti, ma sfortunatamente dopo i primi quaranta minuti in cui ci eravamo prefissate di studiare, i cellulari, i social, e sopratutto il sonno ci hanno distrutto i buoni propositi, così durante il viaggio non abbiamo quasi toccato libro.
Wow questo è in assoluto l' unico pensiero che posso esprimere guardando l' isola su cui siamo sbarcate. Il mare è di un azzurro splendido, all' orizzonte l' acqua si mescola col cielo, già al porto si possono distinguere piccoli pesciolini che nuotano seguendo le correnti e vengono trasportati da esse al largo. L' acqua salata si infrange su delle spiagge bianchissime che si trovano ai piedi di grandi scogliere anch'esse completamente bianche. Mentre io e Margaret siamo prese ad ammirare il panorama due mani ci afferrano per le spalle. Mi giro facendo un salto per lo spavento e per poco non cado in acqua. Un signore basso e un po' grassoccio inizia a parlare in una lingua di cui non conosco l' esistenza. Io e Maggie ci guardiamo e poi lei chiede: "Scusi? Non penso di aver capito bene" "Oh inglese, tu sei inglese!" "Già siamo inglesi" risponde gentilissima la mia amica accennando un sorriso. L'uomo si gira poi verso di me "Tu sei la nipote di Bea?" "Si io sarei Nic....." Non mi fa nemmeno finire che mi stringe vigorosamente la mano e mi abbraccia. Vedo Maggie scoppiare a ridere probabilmente a causa della mia faccia che deve essere abbastanza scioccata. "Io sono Kalof" si presenta finalmente l' uomo. "Sono un vecchio amico di tua zia" dice mentre ci invita a seguirlo dentro la sua macchina spiegandoci poi che Béatrice l' aveva incaricato, prima di morire, di accompagnare i futuri proprietari della villa all'abitazione. "Proprio come se sapesse che da lì a breve sarebbe morta" aggiunge. Quella frase mi colpisce profondamente, una persona come fa a sapere di dover morire? Non ci do troppa importanza e salgo in macchina ringraziando Kalof per la disponibilità e per la gentilezza che ci ha riservato. "Sapete la villa è un posto stupendo,vi piacerà. Le persone sono molto silenziose e in armonia tra loro su quest'isola" Popolazione di vecchietti rimbambiti che ci chiederà ad ogni ora di parlare del meteo e della loro gioventù..? Penso io vedendo che il paesino in riva al mare è popolato da vecchi pescatori in pensione e dalle loro mogli, però il paesaggio è stupendo... Lancio un'occhiata a Maggie e noto che ha lo sguardo incollato fuori dal finestrino. Il posto deve piacere molto anche a lei. Kalof imbocca una stradina sterrata piena di pietre che fanno saltare la macchina ogni 10 metri e, con un po' di fatica inizia la salita verso una meravigliosa villa color crema a tre piani. Mi giro verso Maggie e le sussurro scandendo bene le parole con le labbra "È quella la villa?!" Lei spalanca gli occhi verdi che le brillano per l'emozione e sussurra "Lo spero tanto!" Quando Kalof sterza su un vialetto di sassolini contornato da un prato di un verde talmente intenso da sembrar colorato con un pennarello, né io né Maggie riusciamo a trattenere un gridolino. Il nostro autista sorride a sua volta e ci dice " Beh ragazze avete ereditato decisamente una bellissima villa. Si prospetta una grande estate per voi". Nella sua risata c'è una vena di sadismo, come se... Non saprei, come se si augurasse il contrario. Guardo la mia amica ma mi pare non essersi accorta di nulla quindi probabilmente è stata solo una mia impressione; corro verso il bagagliaio della macchina e aiuto gli altri a scaricare i bagagli. Salutiamo Kalof ed io e Maggie ci dirigiamo verso la porta d'ingresso. Inserisco la chiave nella toppa della porta e questa gira senza emettere il minimo rumore, la porta cede e ci libera l'accesso ad una meravigliosa visione. Un bellissimo salone occupa il mio spazio visivo. Alle pareti crema sono appesi vari quadri, paesaggi, ritratti e molte raffigurazioni astratte. Mi soffermo sul dipinto di una signora molto elegante. I capelli castani sono raccolti in una coda di cavallo ordinata e la pelle è di una tonalità perfettamente rosea; deve avere più o meno trent'anni. Gli occhi sono blu come il mare dipinto sullo sfondo. Ma è possibile che sono l' unica della mia famiglia ad avere gli occhi marroni? Penso riconoscendo nella donna ritratta una mia familiare. In fondo al quadro c' è una firma che riesco a malapena a distinguere: Antoine Léfort. "Maggie? Conosci per caso un pittore francese che si chiama Antoine Léfort?" "Mica posso sapere il nome di tutti i pittori al mondo" mi risponde la mia amica. Grazie Maggie mi hai aperto un mondo.. Sbuffo e mi allontano dal quadro andandomi a sedere sopra un divano porpora. Davanti a esso c' è un tavolino su cui ci sono pile di lettere di condoglianze per la morte di mia zia. Al momento però questa è l' unica cosa di cui non ho bisogno, condoglianze di persone che considerano lo scrivere lettere per la morte di Béatrice come un gioco per sprecare il tempo, per abbattere la noiosità della vita, che magari prima di scrivere la lettera hanno dovuto chiedere al vicino di casa come si chiama la defunta. Esploro la modernissima cucina la quale potrebbe tranquillamente ospitare un pranzo di gala con trenta invitati, ma passando alla sala successiva mi accorgo che decisamente gli eventi importanti e mondani non si tenevano li: proprio vicino alla cucina c'è una spaziosa sala con un tavolo enorme in legno di mogano, sul quale è posata una tovaglia in un leggero tessuto bordeaux, apparecchiata con posate d'argento e piatti di ceramica bianca. Le pareti sono delle enormi vetrate che lasciano entrare nella stanza una grande quantità di luce donandole un aspetto allegro e piacevole. Le sedie che circondano l'intero perimetro del tavolo sono in legno del medesimo colore del tavolo e su ciascuna di esse è posato un cuscinetto bianco. Rimango stupefatta, ma ancora mi manca una cosa importante: le camere da letto.
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Ready or not? //N.H. Ashton Irwin Ziam Larry//
Fanfiction"Ho sempre odiato la mia città, c'era qualcosa in quel posto da renderlo troppo normale, o almeno per me. Saranno forse le casette tutte uguali, o il paesaggio sempre costante, o forse ero solo io.. Mi sentivo un' estranea, non lo sentivo casa mia n...