Capitolo 2

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Non potevo credere ai miei occhi.
Carla si avvicina a me incuriosita da cosa stesse succedendo.

- Ma quello non è Davide? - dice basita mentre guarda quella scena.

Non riesco a dire neanche una parola, ho un nodo in gola e i battiti cardiaci vanno all'impazzata.
Sto per scoppiare a piangere ma tiro in dietro le lacrime.
Inizio a tremare e le gambe non mi reggono più.

Prendo le scale che ho al mio fianco e salgo nella prima camera a destra mentre Carla non sa cosa fare e va verso di lui. Ho bisogno di stare sola.

Entro e mi chiudo a chiave, ma in quella camera non sono sola, ci sono tre ragazzi inchiati su uno specchio, mi avvicino e vedo che stanno sniffando della coca non curanti della mia presenza. Uno di loro alza il viso mi guarda e mi porge due striscia di coca.

Fregandomene di tutto mi chino sullo specchio prendo la banconota da 50 che aveva quel ragazzo e sniffo.

Mi poggio a un angolo della stanza e inizio a guardare un punto fisso.
La porta viene sfondata ed entra Davide con Carla.
Alla scena rimango impassibile continuando a guardare un punto fisso.

- Che ha? Cosa cazzo gli avete fatto? - dice urlando Davide.

- Ha sniffato! - dice il ragazzo che mi aveva dato la coca.

Davide si avvicina a lui lo sbatte contro il muro e gli pianta un cazzotto dritto in faccia.
Io continuo a rimanere impassibile alla scena e continuo a guardare nel vuoto mentre Carla tenta di farmi svegliare da quello stato di trance.

Ad un tratto le lacrime che tanto avevo trattenuto mi iniziano a rigare il viso una dietro l'altra.
Davide si avvicina a me e mi prende di peso.
Con uno scatto veloce mi tolgo la sua presa e scappo via mentre lui mi grida alle spalle di fermarmi.

Mi faccio spazio tra la folla e davanti a me si piazza quella puttana che qualche minuto fa Davide si stava scopando, era quella ragazza del bar.
Con uno spintone la faccio finire a terra, sembrava che la mia forza si fosse raddoppiata.
Vado verso l'uscita e corro senza una meta.

Arrivo nella periferia di Roma davanti a una casa abbandonata.
Ho bisogno solo di stare sola, magari è un incubo o magari è tutto uno scherzo.

Entro nella casa è un po' malandata ma è arredata, trovo un letto e mi ci metto sopra non curandomi del fatto che li fosse tutto sporco.
Mi radicchio in un angolino e piango a non finire.
Mi lasciò abbandonare a tutte le sensazioni che provo in quel momento.

Sento vibrare il telefono nella tasca del pantaloncino, lo tiro fuori ed è Davide che mi chiama, non ho alcuna intenzione di vederlo e sentirlo. Chiudo la chiamata e cado in un sonno profondo.

Gli spiragli di sole mi penetrano negli occhi, mi volto dal lato opposto dove non arriva luce e con la mano cerco Davide sul letto.
Apro gli occhi e non riconosco il posto, mi guardo intorno e ricordo che ci faccio qui.
Davide ieri mi aveva tradita sotto i miei occhi e questa vola non lo avrei perdonato.

Questa volta non è un malinteso, nessuna pazza lo ha drogato per poi scoparselo. Lo avevo visto con i miei occhi era del tutto cosciente di ciò che faceva, e mi aveva raccontato solo bugie, chissà da quanto andava avanti questa storia.
Non volevo nessuna risposta alle mie domande, volevo solo andare a casa mia e cercare di lasciare tutta questa storia alle spalle e anche Davide.

Prendo il telefono e trovo delle chiamate di Davide e di Carla.
Chiamo Carla.

- Monica ma dove cazzo stai ti ho cercata per tutta la notte ma non ti ho trovata, stai bene? - era davvero preoccupata.

- Sto bene, vienimi a prendere ti prego. - dico mentre due lacrime scendono.

- Dove sei?

- Non lo so... - dico scoppiando a piangere, non riesco a trattenere le lacrime e scoppio.

- Amore stai tranquilla, dammi delle indicazioni.

Esco fuori da quella casa e le do delle indicazioni.

- Ho capito dove sei, arrivo subito.

- Carla non venire con Davide ti prego. - dico mentre singhiozzo.

- Tranquilla.

Mi siedo sopra un muretto in attesa di Carla. Dopo venti minuti arriva, mi circonda con un abbraccio, che mi fa stare subito meglio.

- Carla portami alla stazione per favore.

- Dove vuoi andare?

- A casa mia lontani da Davide, non lo voglio vedere ne sentire mai più.

Mi infilo in macchina e mi porta in stazione.

- Ci sentiremo sempre e ti verrò a trovare stanne certa. - avvolgo Carla in un abbraccio e salgo sul treno.

Passano mesi e Davide non si era degnato neanche di fare una chiamata.
Io riprendo i rapporti con i Jonathan, Lucy e Ben.
E inizio a uscire con Ben. Fra di noi si instaura un bel rapporto ma niente di più, insomma degli amici molto intimi, non avevo voglia di intraprendere così in breve tempo una relazione.

Davide mi aveva distrutta davvero e ora mi faceva difficile attaccarmi a qualcun altro.

Per colpa di Davide avevo iniziato a tirare coca molto spesso per sopprimere il dolore che avevo dentro.

Ero chiusa in casa con due strisce di coca sul tavolo, mi ero ridotta a una mazza di scopa e non riuscivo smettere di tirare perché era l'unica sostanza che mi liberava dal dolore.

Tiro la prima striscia e sento suonare il campanello, apro la porta e vedo Ben.
Lo faccio entrare e si tira l'ultima striscia di coca rimasta.

Rimaniamo sul divano a ridere come i pazzi.
Lui inizia a baciarmi violentemente mentre con le sue mani esplora il mio corpo soffermandosi sui seni, inizia a palparli e mi sfila la maglietta
Mi strappa il reggiseno, inizia a torturare i capezzoli prima con le dita e poi con la bocca tirandomi lievi morsi.
In poco tempo ci ritroviamo nudi, entra dentro di me con una abile mossa e inizia a entrare e uscire, prima lentamente e dopo sempre più veloce. La coca faceva sembrare tutto così più eccitata e le sensazioni le sentivo doppiamente.
Entrambi attiviamo al culmine del piacere.

Eravamo stesi sul divano a guardare il soffitto imbambolati.
Sento suonare il citofono più volte, mi circondo il corpo con un lenzuolo e apro la porta.
Sulla soglia mi ritrovo Davide che mi guarda molto sorpreso, sbircia dentro e vede Ben che lo guarda con uno sguardo inceneritore.
- Non ci hai messo molto a rimpiazzarmi! - dice con occhi pieni di rabbia.

- Tu invece mi hai rimpiazzata proprio mentre stavamo insieme - le lacrime di tentano di uscire ma non ce fa fare questa volta sono più forte io.

Mi da uno spintone e entra in casa.

- Non sei il benvenuto qui- dice Ben con aria minacciosa.

- Stavate festeggiando cosa? - dice Davide puntando il dito contro gli ultimi residui di coca sul tavolo.

- Non sono cazzo tuoi e ora vai via- Ben si avvicina ancora di più a lui.

Davide inizia a dare calci ai mobili in casa buttando tutti i soprammobili per aria, Ben lo prende per un braccio e gli molla un pugno in faccia, iniziano a lottare e io non so cosa fare, grido ma nessuno dei due mi sta a sentire.

Ben vince su Davide che è ridotto molto male, è steso al suolo mentre il sangue gocciola per tutto il viso.

Il mio cuore perde dieci battiti, mi avvicino a Davide ma non da segni di vita, le lacrime mi rigano il viso, cacciò di casa brutalmente Ben e chiamo l'ambulanza.

La Ballata Del DubbioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora