Three.

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16 Aprile.

"Ehi Mat, vuoi una birra?" chiesi cercando di sorridere e guardando mio fratello steso sul letto dell'ospedale "Ma che cazzo dico?"
Gli presi la mano e gliela strinsi ma lui non sentiva nulla, appoggiai la fronte sopra il suo polso e piansi.
Alzai gli occhi solo quando sentii bussare alla porta.
Entrò un dottore non troppo giovane.
"Signorina mi scusi ma dovrebbe uscire un attimo, dobbiamo trasferire un paziente in questa stanza." disse l'uomo sorridendomi
Presi un fazzoletto e uscii dalla stanza sedendomi nelle sedie lungo il corridoio.
Sentii il rumore di ruote venire verso di me e vidi un letto spinto da due infermiere.
Sopra c'era una ragazza bellissima; aveva i capelli rosso fuoco e gli occhi chiusi.
Aveva il viso tranquillo e disteso, come se stesse dormendo.
Chissà che le era capitato..?
La sistemarono nella stanza di mio fratello, proprio a fianco a lui.
Erano due settimane che frequentavo quella stanza ed era la cosa più difficile che avessi mai fatto nella mia vita.
Sentii la vibrazione del telefono e vidi il numero di Daniel.
"Ehi, dimmi." risposi parlando sottovoce
"Amore, scusami ma stasera non possiamo andare al cinema come avevamo progettato. Mi ero dimenticato che è il compleanno di mio padre e che abbiamo la cena con i parenti.." disse con tono dispiaciuto
"Tranquillo, non preoccuparti."
Chiusi la chiamata e riposi il cellulare di nuovo dentro la borsa.
"Mi scusi per l'attesa signorina."
Il dottore uscì dalla camera di mio fratello e io rientrai.
"Sai Mat? Ho finito quello che tu avevi cominciato." gli mostrai la foto del murales che lui aveva iniziato, la scritta Mat in verde con delle decorazioni in grigio "Bello, no?" chiesi poi sorridendo.
Nessuna risposta alle mie domande, come sempre nelle ultime due settimane.
Aveva avuto un incidente col motorino, un ubriaco gli era andato addosso e l'impatto lo aveva sbalzato contro quello che a Madrid era chiamato 'Il muretto della morte'.
Lui aveva sfatato quel mito però, era sopravvissuto a quel muretto ma ridotto in un letto d'ospedale, in coma.
Il rumore del monitor segnava i battiti del cuore e stavo odiando quel rumore.
Volevo sentire il suo cuore battere senza che quelle macchine mi ricordassero di essere di fianco a lui in un ospedale.
La porta si spalancò e non la calcolai minimamente.
Vidi solo un ragazzo precipitarsi dalla nuova compagna di camera di mio fratello.
Io ignorai lui e lui fece lo stesso con me.
Sentii la sedia spostarsi e il ragazzo mettersi seduto a fianco al letto di quella ragazza.
"Ehi Anita..puoi sentirmi vero? So che mi stai ascoltando." lo sentii singhiozzare dopo mezz'ora di silenzio di tomba "Voglio che torni, okay?"
Le schioccò un bacio sulla guancia e uscì salutandomi.
"Ciao.." dissi girandomi "Mario?" chiesi sorpresa
"Sasha.."
Lo abbracciai e mi strinse forte iniziando a piangere.
"Non avrei voluto che mi vedessi così.." disse
"E perché mai?" chiesi
"I calciatori non piangono." rispose semplicemente
"Sta cosa che i calciatori non devono piangere mi sta sul culo. Se una persona ha bisogno di piangere, piange. Basta." gli risposi
"Comunque lei è mia sorella, Anita.." disse guardandola con una luce negli occhi che non avevo mai visto prima
"E lui è mio fratello, Matias. Ma chiamalo Mat. Lui odia il suo nome."
Sorrisi guardando i capelli castani di Mat ti cadergli sulla fronte e gli occhi chiusi che volevo si aprissero subito.
Aveva un tubo nella bocca e il sondino per il cibo nel naso.
Tante flebo attaccate e gli elettrodi sul petto.
Mi girai e abbracciai Mario che mi strinse a sé.
"Io non ce la faccio a vederlo così." dissi piangendo
"Vieni con me."
Mi prese per mano e uscimmo dall'ospedale.
Camminammo per le strade secondarie di Madrid, cercando di non farci vedere da nessuno.
"Dove mi stai portando?" chiesi
"Tu non preoccuparti, fidati e basta."
Guardai il cellulare che non prendeva, arrivammo nel retro di un palazzo con le pareti completamente ricoperte di murales e Mario si arrampicò sul balcone del primo piano tirando giù la scala antincendio, sembrava volesse fare quelle scene tipo film americani quando i cattivi si arrampicano nelle scale antincendio dei palazzi.
Salimmo fino al tetto e lui si mise seduto.
"Da qua si vede tutto. Ci vengo sempre dopo ogni partita che giochiamo in casa, mi rilassa sapere che nessuno sa dove sono e che posso staccare il cellulare senza preoccuparmi di nulla."
Prese il cellulare e lo spense.
"Come mai hai condiviso questo con me? Ci conosciamo da poco.." dissi
"Perché so che mi posso fidare." rispose
Presi il cellulare e lo spensi anche io.
"Che ha avuto tuo fratello?" chiese poi
"Incidente in motorino, due settimane fa. Un ubriaco gli ha tagliato la strada.." risposi guardando il pavimento e ricordando il motorino di Mat distrutto e la macchina completamente integra è l'uomo alla sua guida completamente sano mentre mio fratello era su un letto di ospedale.
"Tua sorella?" chiesi
"Troppe pasticche." rispose
Alzai lo sguardo verso la città che si estendeva davanti ai miei occhi.
"È bellissimo qui." dissi
"Già.." rispose lui sorridendo
"Posso farti una domanda?" chiese poi
"Tutto quello che vuoi."
"Perché imbratti i muri?" domandò
"Perché è l'unico modo che ho per esprimere ciò che provo." risposi "E tu perché lo fai?" continuai
"Di solito esprimo ciò che provo con il calcio però mi piace farlo per vedere cosa la gente pensa veramente di me."
"Io penso che tu sia molto bravo a esprimere ciò che provi per la tua ragazza."
Ricordai il cuore disegnato sul muro con il nome Malìa inciso al centro ed era come se avessi ricevuto una mattonata sullo stomaco.
Forse Mario mi piaceva più di quanto pensassi.
"Da quanto sei a Madrid?" chiesi
"Dieci mesi." sorrise
"Da quanto sei fidanzata?" chiese spiazzandomi
"Due anni e un mese più o meno." risposi "Tu?"
"Forse un anno.." rispose facendomi capire che della ragazza non gliene fregava niente.
"Ah bene.." risposi ironicamente.
Appoggiai le mani a terra e lui appoggiò la sua vicino alla mia sfiorando le mie dita.
Il mio stomaco si contorse e il cuore iniziò a battermi all'impazzata.
"Posso fare una cosa?" chiese
"Dipende cosa.." dissi
"Tu dimmi sì o no." rispose lui ridendo
"Va beh dai, sì."
Non feci in tempo a rispondergli che aveva già appoggiato le sue labbra alle mie.
Il mio cuore perse un battito.
La mia testa mi ricordava di essere fidanzata e che avere un'altra relazione non era corretto ma il mio cuore mi impediva di staccarmi da quel ragazzo che da quando l'avevo conosciuto non se n'era mai andato dai miei pensieri.
Ricambiai il bacio.
Quando si staccò mi sorrise.
"Sarà il nostro segreto." disse
Annuii incapace di dire qualsiasi altra cosa.
Ci alzammo e mi riaccompagnò a casa.
Accesi il cellulare quando mi distesi sul letto e per fortuna non mi aveva cercata nessuno, ora dovevo solo pensare a cosa dire a Daniel se mai l'avesse scoperto ma quel pensiero sparì subito quando ricordai le labbra di Mario sulle mie.

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Buonasera bella gente!

Faccio questo spazio autrice solo per dirvi che questo capitolo mi sta molto a cuore.
Mat esiste nella mia vita e si chiamava Mattia.
Era un writer (o graffitaro come lo chiamavano nella mia città) molto famoso dalle mie parti.
È morto cinque anni fa perché ha fatto il coglione.
Lo conoscevo bene e mi manca.
Non potevo non metterlo in questa storia che in parte è dedicata a lui.

Alla prossima.
-Emily.

You're my wonderwall || Mario MandzukicDove le storie prendono vita. Scoprilo ora