Piani e bugie

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-.-.-.-. Questa foto mi terrorizza.-.-.-.

-Buongiorno nonno.- esclamò Louis entrando nella stanza del vecchio Nathan quella mattina. -Sono andato a pescare e ho venduto i pesci al mercato. È mezzogiorno, vuoi che prepari qualcosa per pranzo?- chiese timidamente. Suo nonno quella notte non era stato per niente bene, aveva tossito in continuazione e aveva una cera orribile.

-Sciocchezze, Lou. Ci penso io! Ci manca solo che mandiamo a fuoco il faro.- disse alzandosi lentamente dal letto tenendo una mano sul petto.

-Magari possiamo mangiare qualcosa di freddo. Posso tagliare qualche pomodoro e condirlo. Ci arrangeremo!-

-Non voglio mangiare pomodori al sangue conditi con le dita di mio nipote!- ridacchiò il vecchio riportando alla mente tutti gli esilaranti momenti in cui Louis si era cimentato in cucina.

Il ragazzo lo guardò sconsolato e lo accompagnò in cucina per rendersi utile almeno nell'apparecchiare la tavola.

-Nonno, questa tosse non mi piace per niente. È tutta l'estate che ce l'hai. Per una buona volta mi puoi ascoltare e fare come ti dico? Vai in ambulatorio, ti daranno qualche medicina.-

-Oh, sciocchezze Louis! Non è nulla! Sono un vecchio lupo di mare io! E poi lo sai com'è la vita: si nasce, si diventa adulti e poi...-

-Cosa vorresti dire con questo, nonno?- esclamò Louis lasciando cadere un piatto che si ruppe in mille pezzi.

-Non ti avevo detto di star lontano dalla cucina, Lou?- ridacchiò il vecchio Nathan mettendosi la pipa in bocca.

-No ora mi spieghi il tuo discorso. E basta fumare! Peggiorerà solo la tua salute!- esclamò sfilando dalla bocca del nonno la vecchia pipa di legno. Nathan rise di gusto osservando l'espressione imbronciata del nipote.

-Avanti Louis, lo sai bene! Io non potrò vivere per sempre, tesoro! Tra un po' non ci sarò più e tu dovrai cavartela da solo! Andiamo, non fare quella faccia, Lou. Questa è la vita.- disse l'anziano signore facendo un buffetto sulla guancia al nipote che guardava a terra con gli occhi lucidi. -Dai non fare così, lupetto. Non volevo farti rattristare.-

-Sì... è solo che... che non ci avevo mai pensato, tutto qui.- mormorò il ragazzo grattandosi la testa. Il nonno gli sorrise dolcemente accarezzandogli i capelli.

-Dai su, aiutami a raccogliere i cocci del piatto!- disse chinandosi per ripulire.

-Lascia, faccio io!- lo aiutò il nipote. -Domani verrai in clinica con me? Voglio che ti ascoltino quella tosse che hai. Ti prego nonno!-

-Ci sono già stato in ospedale, Lou! Ti ricordi quando partivo la mattina presto e ritornavo nel pomeriggio? Andavo a fare i controlli!- rispose il vecchio, gettando i cocci rotti nel cestino e prendendo un piatto pulito da mettere in tavola.

-E... e che ti hanno detto?- chiese il nipote preoccupato.

-Che sto bene! Non preoccuparti, Louis.- mentì il nonno.

Come poteva dire a suo nipote, il suo piccolo ometto che aveva cresciuto con tanta dedizione, che un cancro ai polmoni lo stava portando sempre più verso il mondo del non ritorno. Non poteva. Il suo Louis ancora non era pronto. Lo avrebbe costretto a farsi curare e lui non voleva saperne di ospedali o di medicine. Lui era un uomo nato libero e cresciuto libero. Non voleva certo morire in un ospedale.

-Sei sicuro?- chiese il ragazzo ancora sulle spine.

-Stai forse dubitando di me, mascalzone?- chiese l'uomo divertito. Solo allora Louis si rilassò un pochino. -Posso chiederti un favore, ragazzo?- continuò tagliuzzando dei pomodorini.

Remember to see the lighthouseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora