Oldfield
«Accidenti!»
John vide il treno delle 20:45 lasciare la stazione di Oldfield, la sua corsa per prenderlo in tempo si rivelò infruttuosa. Aveva perso il treno per Gresham.
Seccato, telefonò sua moglie per avvertirla che avrebbe rincasato tardi. Fu costretto ad attendere il treno delle 21:25 in quella desolata ferrovia, dove era solo con i suoi pensieri. Era troppo felice per maledire quella giornata, del resto non era andata così male. Dopo anni di precarietà lavorativa, una vicina fabbrica di automobili aveva deciso di assumerlo, con un contratto di tutto rispetto, e uno stipendio che avrebbe risollevato le sorti della sua famiglia da una situazione di perenne indigenza. Operaio sempre disoccupato e di scarsa cultura, tutto ciò su cui John poteva contare erano la sua prestanza fisica, la sua dedizione al lavoro e il suo buon cuore, che i colleghi conosciuti negli anni gli avevano riconosciuto. Fu quel cuore a conquistare l'amore di sua moglie, che gli diede due bellissimi figli, verso i quali indirizzava buona parte delle sue preoccupazioni. Pensò proprio a loro, i quali avrebbero avuto qualche giocattolo in più, e a sua moglie, che avrebbe potuto finalmente permettersi di andare più spesso dal parrucchiere, o comprarsi un vestito. Pregustò la vita, semplice ma dignitiosa che avrebbero condotto insieme. Non vedeva l'ora di tornare a casa e di raccontarle tutto.
La sua gioiosa impazienza fu interrotta da un suono sinistro, nel buio e nel silenzio di quella stazione immersa nella periferia cittadina.
Dei passi lenti, regolari e striscianti fecero la loro comparsa nella mente di John, tanto erano impercettibili.
Aguzzò il suo orecchio, per tentare di comprendere da dove venisse, si guardò intorno. Niente. John era completamente solo.
Sospirò maledicendo la sua immaginazione, frugò nelle tasche del suo giubbotto per estrarre il suo vecchio cellulare e vedere l'orario sullo schermo rotto. Pensò che presto avrebbe potuto permettersi un cellulare moderno, di quelli che non hanno i tasti e che navigano in internet. Sorrise tra sé, divertendosi ad immaginarsi mentre cercava di capire il meccanismo di quegli aggeggi infernali. Ancora assorto nella sua ilarità, capì che non era solo:
i passi tornarono, accompagnati da un sibilio che non riuscì a comprendere: gli sembrò di udire lo strisciare di un oggetto metallico e appuntito su un muro. Il percorso tracciato da quel suono attraversò la schiena di John, lasciandolo in preda ai brividi. Cercò di tornare in sé: non era la prima volta che trascorreva solo in stazione, allora perché tutta quella paura? E di cosa, di chi? Di qualche altro disgraziato come lui che doveva prendere un dannato treno?
Ancora si rimproverava per la sua impressionabilità da femminuccia quando alzò la testa, per vedere una figura inghiottita dall'oscurità, della quale poteva distinguerne solo la statura imponente.
John lo guardò perplesso, poi la sua perplessità si trasformò in paura quando, con due grandi falcate, il soggetto misterioso lo raggiunse. Avrebbe voluto dire qualcosa, mettere le mani davanti a sé per proteggersi. Un dolore lo sorprese in petto, ma non lo guardò. Si limitò a fissare gli occhi del suo aggressore, prima di lasciare che si annebbiassero per sempre. Il grande cuore del giovane operaio smise di battere.
...
Palo Alto, ore 10:47
« Johanna! Muoviti! Siamo in ritardo per la conferenza. Smith avrà già cominciato a parlare da un pezzo!»
« Aspettami, Claire! Hanno detto che non avrebbe iniziato a parlare prima delle undici.»
Due giovani studentesse di psicologia si fecero strada tra gli affollati corridoi dell'università, in preda a un'ansia mista a gioia. Avevano sentito parlare di Smith, delle sue teorie e ricerche in quasi tutti i libri che si ritrovarono a studiare nel loro percorso, iniziato appena qualche anno prima. Appena entrate nell'Aula Magna, affollata al punto da non potersi sedere da nessuna parte, compresero con sollievo che il relatore le cui parole avrebbero ascoltato con avidità aveva appena esordito con il suo discorso:
![](https://img.wattpad.com/cover/33007886-288-k239199.jpg)
STAI LEGGENDO
Più del suo pugnale. (Jeff the Killer)
FanfictionLui: un assassino seriale, sfuggito alla giustizia per diciasette anni. Lei: una giovane costretta a fare del suo corpo una merce. Entrambi reietti (seppure per diversi motivi), sopravvivono in quello stesso mondo che li ha partoriti per poi rinnega...