Perdonami

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Fino a poco tempo prima, cercare qualcuno da mandare a dormire si era rivelato impossibile per Jeff: la sua frustrazione aveva raggiunto livelli altissimi. Rise al ricordo di quello che era successo cinque sere prima: all’interno di una traversa nel centro di Oldfield, un uomo si apprestava a chiudere la porta sul retro del suo locale, quando udì inaspettatamente delle parole molto simili a un sibilio: « Torna a dormire…» subito prima di essere infilzato da una lama che attraversò il suo tronco.
Il piacere che Jeff ne ricavò fu immenso, e lo motivò a continuare la sua opera in quella schifosa città. Non sarebbe andato via prima di lasciare una traccia indelebile di sé in quel paese di poche migliaia di anime, colpevoli anche loro di esistere, di essere la causa della loro stessa fine.
Quella sera vide un palazzo in fase di ristrutturazione: era tutto puntellato da un’impalcatura. Fu molto semplice salirci sopra, visto che gli operai avevano dimenticato una lunga scala che chiunque avrebbe potuto utilizzare. Vi salì, per poi cercare una finestra aperta, che non tardò a trovare al primo piano. Si intrufolò nell’appartamento: si ritrovò in una camera da letto di un ragazzino appena adolescente. Fece scivolare il suo pugnale sul piano della scrivania. Il suono provocato da esso svegliò il bambino, che si mise seduto a guardare nel buio. Vide un uomo dalla pelle bianca, gli occhi cerchiati di nero e due tagli sulle guance che formavano, insieme alla sua bocca, un orripilante sorriso. Fece per gridare, ma fu zittito dalle fredde mani dell’uomo, che gli sussurrò, mentre il bambino ancora si agitava:
 « Sssh…torna a dormire.».
Nella colluttazione, il ragazzino scalciò sul comodino che era accanto al suo letto che, cadendo, provocò un notevole rumore. Qualche secondo dopo, una giovane coppia aprì la porta della stanza del bambino.
« Kevin, cos’è tutto questo baccano?» chiese la donna, mentre il marito accese la luce della camera. Videro il corpo del loro figlio riversato a terra,  sventrato come un animale e parzialmente decapitato.
Restarono per un istante senza parole, increduli a quello che avevano visto: il loro bambino ridotto in quello stato, non era possibile, era un incubo, anche se incredibilmente reale. Quelle poche frazioni di secondo furono sufficienti a Jeff per uccidere anche loro, prima che potessero gridare.
Quando credette di aver terminato il lavoro, sentì piangere sommessamente. Visitò l’intero appartamento, cercando di capire da dove provenissero quei lamenti. Scorse un armadio nella camera da letto matrimoniale, lo aprì: una bambina di circa dieci anni piangeva rannicchiata, era evidente che avesse terrore. Jeff la guardò per un secondo, poi, intenerito, si inginocchiò davanti a lei.
« Povera piccola, ti ho svegliata. Perdonami. Ma non preoccuparti, rimedio subito. Torna a dormire…».

Più del suo pugnale. (Jeff the Killer)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora