Susan Mathers
La vita era tutt'altro che placida per l'avvocato Susan Mathers, la quale si muoveva freneticamente tra i tribunali e il suo studio. Si sorprendeva spesso a terminare intere giornate estenuanti di lavoro senza neanche accorgersene, e anche se negli ultimi tempi il suo corpo sembrava abbandonarla sempre di più, perseverava nel suo rincorrere la vita fino all'ultimo fiato.
Due occhi glaciali la osservavano da giorni, ininterrottamente impressi sul destino di lei. Jeff ne aveva studiato tutti i movimenti, sapeva a che ora usciva da casa, conosceva i luoghi dove si fermava a pranzare, i piatti che preferiva, sapeva chi era l'uomo che frequentava, quello che invece la corteggiava senza alcun risultato. La fissava spesso, mentre avanzava sicura tra la gente, con i suoi impeccabili abiti formali, con la sua andatura veloce, i bellissimi capelli color rame, la cui bellezza risuonava nella sua mente come il fruscio di una betulla smossa da un lieve venticello estivo. Il famigerato Jeff the Killer decise che era degna di saggiare la tagliente sentenza del suo pugnale, vibrante nelle sue mani, pronto a fendere quelle giovani carni.
" Vediamo se farai ancora la superdonna, cagna maledetta!" pensò nell'impeto dei suoi propositi, mentre la attendeva, nascosto in uno sgabuzzino dell'appartamento dove lei risiedeva. Tutto era silenzioso e immobile, eccezion fatta per una frase che riecheggiò nella sua mente malata, che opportunista si affacciò ai ricordi di Jeff, sfruttando il profondo silenzio che faceva da sfondo :
" Un giorno ti fermerai, figliolo. Una legge mai promulgata irromperà nel tuo cuore, più forte della tua follia. Sarà tagliente, più del tuo pugnale, farà scempio di tutto ciò che ti ha condannato a questa miseria, e sarai di nuovo un uomo libero.".
Queste parole, che Jeff aveva tentato di dimenticare, risuonavano ancora nei suoi timpani, come se fossero state pronunciata in quel preciso istante. Erano le ultime frasi che erano uscite dalla bocca di quel Bob, prima che il suo cervello spappolato andasse a decorare le pareti della sua casa in periferia. Stupido, vecchio e imbranato Bob. La sua morte fu una salvezza per Jeff. Quell'uomo lo avrebbe compromesso, sviandolo dai suoi obiettivi.
Jeff the Killer doveva invece continuare ad amministrare la sua giustizia, quella che nessun tribunale o codice etico gli avrebbe mai riconosciuto.
Chiuse malamente gli occhi con ciò che restò delle sue palpebre, mentre udì il rumore di una porta. La sua prossima vittima era rientrata.
Dopo un po' si udì il pungente scroscio d'acqua. La sua vittima si stava lavando. Nonostante il vantaggio che avrebbe ricavato nel sorprenderla nella doccia, nuda e inerme, Jeff pensò che non era giunto il momento di intervenire: doveva ucciderla nel suo letto, mentre lei, in uno stato di paura e dormiveglia, sarebbe stata impossibilitata a gridare.
Attese invano il fastidioso rumore di un asciugacapelli che avrebbe dovuto rimbombare per tutto l'appartamento e raggiungerlo nel suo nascondiglio; udì invece due squilli di telefono e la voce della giovane avvocatessa: non l'aveva mai sentita parlare, soprattutto con un tono di voce così alto come quello che lei assunse in quel momento: era palese che stesse discutendo al telefono con qualcuno, il che lo spinse a tendere l'orecchio, incuriosito:
« Ti avevo detto che non devi chiamarmi...! No, non ne voglio sapere delle tue fottute scuse.... Ne ho abbastanza di te!...No. Ti ho detto di no...»
Jeff sogghignò, pensando che di lì a poco lei si sarebbe pentita di non aver accettato l'invito del tizio al telefono. Dopo qualche minuto la sentì urlare: « E' sempre la stessa storia, sei carino e dolce finché credi che io possa diventare tua proprietà, poi appena scopri che il giocattolo è dotato di una volontà propria, vai su tutte le furie. Sai che ti dico? Vaffanculo! Ti ho dato più di una possibilità, pensando che avessi bisogno di tempo o della mia comprensione. Ora ho capito che è meglio che ognuno vada per la sua strada. Addio!»
Lei riagganciò. Jeff ridacchiò, pensando allo sconcerto del suo uomo e dei familiari di lei...ammesso che ne avesse. Nonostante ci fossero foto incorniciate e sparse sui muri o sulle mensole dell'appartamento, a Jeff non risultò che la donna vivesse con altri, e ciò fece di lei una futura vittima piuttosto facile.
Venne la notte, le luci dell'appartamento si spensero. Era ora.
Jeff the killer si mosse lentamente dal suo nascondiglio, attento a non fare rumore: non voleva rovinare la sorpresa alla "sua" Susan.
Lento attraversò il lungo corridoio dell'abitazione, finché giunse alla stanza dove sarebbe avvenuto il massacro.
Accanto alla finestra che dava sul dormiente quartiere della Oldfield bene, in piedi si stagliava una figura slanciata: Jeff ne riconobbe la capigliatura di Susan Mathers, e si arrestò.
Ebbe il terrore di essere stato scoperto, pensò che lei si sarebbe girata di scatto, ma non avvenne nulla, la figura continuò a restare lì, impassibile.
Jeff non attese oltre, si scagliò rabbiosamente contro di lei, gettandola a terra e infliggendole numerosi fendenti. Dopo un po' si rese conto che il corpo che stava sviscerando era piuttosto strano: non vi erano schizzi di sangue, non vi era lacerazione di carne, non c'erano grida. Vide inoltre che la sua vittima era divenuta improvvisamente calva, sembrava che l'aggressione le avesse fatto perdere i capelli. Ancora a cavalcioni su quel corpo innaturale, alzò lievemente il suo sguardo, e distinse nella penombra la bella capigliatura rossa giacere a pochi centimetri da lui.
Incredulo, guardò di nuovo il corpo, da cui distolse immediatamente gli occhi non appena udì qualcuno sospirare nel letto della donna. Si alzò da terra, e fu lì che comprese di essersi scagliato contro un manichino, di cui si poteva distinguere l'imbottitura fuoriuscire dopo l' "assalto" di Jeff.
Dimentico dell' inusuale vittima, si avvicinò a quel letto, e si accorse che c'era qualcuno. Accese il lume poggiato sul comodino accanto al letto per vederci chiaro. Si ritrasse inorridito: quella cosa che dormiva placida nel giaciglio della bellissima avvocatessa Susan Mathers la ricordava maledettamente, ma non era lei, non poteva essere lei. La creatura, dai tratti così simili a quelli della donna, aveva occhi infossati dalle occhiaie quasi verdastre, in contrasto con la pelle pallida ed escoriata. La testa tonda e nuda fu la cosa che colpì maggiormente Jeff, oltre a un nauseabondo odore che non sapeva riconoscere, che gli diede la sensazione di essere in un ospedale. Si rialzò da quella visione, lasciò la stanza fingendo di non aver notato scatoli di medicinali, strane bottigliette e soluzioni di vario tipo poggiate su una scrivania.
In quel momento tutto gli divenne chiaro. Aveva adocchiato la vittima di un altro killer.
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Più del suo pugnale. (Jeff the Killer)
FanfictionLui: un assassino seriale, sfuggito alla giustizia per diciasette anni. Lei: una giovane costretta a fare del suo corpo una merce. Entrambi reietti (seppure per diversi motivi), sopravvivono in quello stesso mondo che li ha partoriti per poi rinnega...