Questa stanza non è altro che una gabbia.
Una cupa gabbia.
È deprimente stare qui, è deprimente stare fuori, in giro, è deprimente la vita. No, forse solo la mia.
Ma credo che deprimente non sia il termine adatto.
Me ne sto ogni santo giorno chiusa nella mia camera, a rimuginare sulla mia penosa esistenza.
Non ho nessuno con cui parlare, con cui confidarmi.
Ma ce l'avevo.
Avevo una migliore amica.
Anzi, due, se contiamo la mia vita prima del trasloco.
Ma ora sono rimasta sola, perchè non faccio altro che aspettarmi sempre il peggio dalle persone, e l'ho fatto con Lacey, l'unica persona importante per me.
Lacey, la mia vecchia migliore amica, che, al contrario mio, vedeva sempre tutto positivamente.
Ma io non potevo permettermi nessuno.
La mia vita non accetta nessuno.Mi ripresi dal solito torpore mattutino, buttandomi dell'acqua fresca in faccia.
Mi capitava spesso di perdermi nei miei pensieri e di riflettere sulla mia vita solitaria.
La verità è che Lacey mi mancava, ma non potevo darlo a vedere.
Nessuno poteva starmi accanto, o ne avrebbe risentito.
Era un venerdì mattina, e come al solito mi recai a scuola in macchina con mio padre.
Mio padre cercava di conversare, parlò del suo lavoro, di quanto ami la sua vita qui, ma io ero assorta di nuovo nei miei pensieri, così mi limitati a scuotere il capo ad ogni domanda.
Quando scesi dall'auto, la campanella che segnava l'inizio delle lezioni, era già sui nata da un pezzo.
Mio padre mi aveva lasciata fuori al cancello principale dell'edificio, così dovetti fare un pezzo a piedi per raggiungere la porta.
Il cortile era pieno di studenti ritardatari, o fumatori che avevano deciso di saltarsi la prima ora.
Camminano velocemente verso la porta, cercando di non farmi notare, quando sentii la voce di Lacey chiamarmi.
-Arya!
Continuai a camminare, senza voltarmi.
Da quando avevamo litigato, era in pessime condizioni, e mi si spezzava il cuore.
Tre settimane senza di lei, facevano la differenza, avevano cambiato molto anche me.
-Arya,ti prego.
Mi voltai. Aveva un'aria implorante, distrutta.
-perchè cerchi di allontanarmi?
Rimasi immobile, impassibile.
Che altra bugia potevo raccontarle? Quale scusa?
Non avevo più scuse.
Ma non volevo che soffrisse.
-Arya, ti prego rispondimi.
Lacey aveva un tono disperato, il tono di chi non ha più nessuna speranza.
-è complicato.
Lacey mi guardò, uno sguardo profondo, di quelli che ti entrano dentro e ti guardano l'anima.
Mi si avvicinò, gli occhi lucidi.
-Arya. Ti conosco da quando hai varcato la soglia, il primo giorno di scuola. Sono stata sempre l'unica a starti vicino.
Non puoi respingermi.
Non puoi farlo con tutti.
Arriverà quella persona che non riuscirai a chiudere fuori, e soffrirai. Perchè lo fanno tutti. Tutti soffrono.
Ma io ci sarò, che tu voglia o no.
Non ti chiedo di raccontarmi i tuoi segreti più profondi, o di regalarmi la luna. Io ho bisogno di sapere che la ragazza che ho conosciuto due anni fa, è ancora qui. Mi manca.
-Lacey..So che è difficile, ma io non voglio nessuno intorno. Voglio stare sola, ora piú che mai.
E questa volta mentivo pure a me stessa. La solitudine è la cosa che ho sempre odiato di più al mondo.
-non ti credo. A me puoi dire tutto, lo sai. Mi conosci, cribbio.
Abbassò lo sguardo, ed io capii che la persona di cui parlava, quella che non sarei riuscita a chiudere fuori, era lei. Perchè lei ci avrebbe riprovato, ed io non avrei resistito ancora.
-Lacey.. ne parliamo più tardi okay?
-okay.
Sembrava delusa, ma io non avevo voglia di parlare difronte a tutta quella gente.
Entrai in classe all'inizio della seconda ora.
Riniziai a perdermi nei miei pensieri, ma sta volta pensavo a Lacey, e a come mi mancava.
A fine lezioni decisi di darle ascolto e quindi di raccontarle tutto.
Fanculo la solitudine.
Raggiunsi l'idea che la vita è una e che bisogna lottare per avere ciò che si vuole. Lacey aveva lottato per me. Ora toccava me.Quando tornai a casa trovai Grace, la moglie di mio padre, ad aspettarmi.
Grace era una donna sulla quarantina, capelli biondi, e molto curata, ma soprattutto Grace era il mio incubo.
Era lei ad impedirmi di vivere la mia vita, lei che voleva sottomettermi e lei, insieme a sua figlia, Katie, a voler rendere la mia vita un inferno.
Katie era, perciò, la mia sorellastra ed io ero la più piccola in famiglia.
Grace, mi stava aspettando sul divano, intenta a guardare la televisione.
Io mi chiusi il portone alle spalle e corsi in camera.
Non avevo voglia di star la a sentire, così, una volta sul letto mi misi le cuffiette e mi addormentai.
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il ragazzo che mi stravolse la vita.
Romance-Credevo mi ammassi.. dissi a bassa voce, quasi sussurrando. continuai: - credevo fossi l'unica. abbassai lo sguardo, delusa. - Cristo, Arya, lo sei. Ascoltami. non ho mai provato sentimenti così forti per qualcuno, tranne che per te. Mi sentivo a...