Quando mi svegliai, mi sentii persa. Odiavo quella vita, e nonostante ci fossero momenti fantastici la regressione verso la media mi uccideva. L'impotenza, mi uccideva.
Mi alzai, mi lavai, mi vestii e scesi di sotto per iniziare a fare le faccende.
In casa non c'era nessuno: papà e Grace a lavoro, Katie a scuola; così accesi la radio e misi la musica a tutto volume. Dopo cinque minuti buoni mi il telefono iniziò a squillare, ed io spensi la radio per poter rispondere al cellulare.
-pronto?
-Arya! Perchè non sei a scuola?
-Lacey dovresti saperlo, Lord Voldemort.
-Grace? Che cosa ti ha fatto?
-niente, devo solo pulire la casa e stirare.
Sbadigliai. Attraverso la linea sentii una campana suonare.
-devo andare a lezione, ti richiamo.
Lacey riattaccò, ed io riaccesi la radio.
Il tempo passava, i minuti scorrevano ed io mi annoiavo e stancavo. Mi trovavo quasi a metà lavoro, quando sentii il campanello. Così rispensi l'ennesima volta la radio e andai ad aprire la porta.
-che ci fai qui?
Quasi urlai.
-è bello vedere che accogli così un vecchio amico.
Davanti a me c'era una figura alta e muscolosa. Nohel Brooks, era difronte a me e dovetti trattenere l'impulso di urlare dalla gioia. Nohel lo conoscevo, forse, da quando ero piccola, e non lo rivedevo dal.. dal trasferimento!
Aveva i capelli marroni, un po' più chiari di quelli di Jackson, e gli occhi ambrati. Aveva dei lineamenti delicati, che non si addicevano tanto alla sua massa muscolosa. Non ricordavo fosse così attraente!
-hai ragione.
Gli saltai addosso e lo abbracciai.
-mi sei mancata.
-tuu!
Lo feci entrare e mi scusai per il disordine.
-scusa ma stavo pulendo casa..
Mi giustificai.
-non dovresti essere a scuola?
-e tu non dovresti essere a casa tua? Magari in un altro Stato?
-odio quando rispondi alle domande con le altre domande, lo sai.
-non sei cambiato per niente.
Risi.
-siediti dove ti pare, tu casa es mi casa, no? Un tempo era così, per noi due.
-già..
Lui si sedette sul divano e io mi sedetti affianco a lui, e posai le mie gambe sopra quelle di lui.
-allora come va? Cosa ci fai qui?
-beh, diciamo. Sono venuto a trovarti, sai ho in mente di trasferirmi. Non resisto un giorno di più, a casa mia.
La situazione famigliare va male e voglio stare lontano da casa, così ho pensato: cosa, di meglio, di andare a trovare una vecchia amica?
-ah, mi definisci vecchia?
Feci l'offesa e lui rise.
-e a te? Come va?
-diciamo, anche a me. Se ora non sono a scuola, è colpa di Grace. Sono diventata la Cenerentola della situazione.
-capisco..
Annuii. Poi mi alzai.
-senti hai fame, o sete? In frigo ho un succo buonissimo.. se vuoi te lo prendo..
-No, non ti preoccupare sono solo venuto a salutarti.
-okay.. dove alloggerai, e per quanto rimarrai?
Chiesi curiosa.
-rimango per qualche settimana, in un hotel poco distante da qui, poi vedo se comprare casa.
-se vuoi ti ospitiamo noi, abbiamo una stanza in più..
-no non ti preoccupare. Mi piacerebbe, ma non voglio causare danni, soprattutto per come mi hai parlato di Grace..
-non insisto, lo sai come sono fatta.. se vuoi la casa è disponibile e poi mi prendo io le responsabilità.. tutte.
-no davvero, tranquilla..
-come vuoi..
-senti ti va di fare un giro più tardi? Ti porto a fare un giro turistico..
-per me va bene.
Sorrise.
-è ora che io vada..
-okay, a più tardi allora.
Sorrisi a mia volta e mi sorprese vederlo chinarsi su di me e baciarmi sulla guancia. Eravamo amici da, forse, più di dieci anni, e mai aveva fatto quel gesto.
Quando uscì chiusi la porta, e per evitare di rimurgibarci sopra, mi rimisi a lavoro.Il pomeriggio arrivò in fretta e verso le quattro chiamai Nohel. Ci incontrammo mezz'ora più tardi e lo portai in visita nei vari monumenti, e nei posti che io personalmente ritenevo importanti. Mi piaceva stare con lui, e gli anni e la distanza non ci avevano affatto divisi, ma bensì avvicinati più di prima.
-senti, Charlotte come sta?
-sta. Ha dei nuovi amici ed è capitano delle cheerleader di scuola.. le ho detto che sarei venuto e mi ha detto che le manchi.
Sorrisi. Anche a me mancava.
Charlotte fu la mia prima e vera amica. Lei mi capiva davvero fino in fondo. Ora era Lacey la mia amica, ma Charlotte mancava lo stesso.
-le voglio bene anch'io.. e tu? Immagino sia diventato capitano della squadra di football e il ragazzo più amato dalle ragazze.
Dissi ridendo.
-una cosa del genere, te invece sempre la solita e semplice ragazza?
-sempre la solita e semplice ragazza.
Dissi annuendo.La sera andammo a mangiare la pizza in una pizzeria poco lontana da casa.
Parlammo del più e del meno, della nostra nuova vita, di quella che Nohel sperava di trovare qui.
Io essendo la solita ragazza affamata finii la pizza in tre secondi e lui mi guardò ridendo.
Mi era mancato!
Quando usciamo dalla pizzeria, la temperatura era scesa di qualche grado, il che mi procurò un brivido profondo.
Nohel mi notò, e si cacciò la felpa per poi porgermela.
Ci facemmo una lunga passeggiata e quando arrivai difronte al portone di casa mi voltai per salutarlo, e mi ritrovai vicinissima a lui. Le nostre tempie si toccavano e lui mi guardava fisso negli occhi e.. Mi baciò.
Fui colta alla sprovvista e inizialmente le mie labbra seguirino le sue, ma poi feci mente locale di tutto e mi ricordai di Jackson e dei sentimenti, senza dubbio più profondi che provavo quando ero con lui, così imbarazzata poi mi scostai.
Lui mi guardò interrogativo.
-io.. Sono fidanzata, credo..
Fece una risata ironica.
-credi? Che vuol dire credi?
-che non abbiamo ancora chiarito sul nostro tipo di relazione.
Dissi tutto d'un fiato.
-e io che sono venuto qui solo per te.
-cosa?
Ero rossa in volto, non sapevo che fare.
-mi hai ascoltato Stevenson.
Cavolo se era arrabbiato! Mi chiamava così solo quando riuscivo a farlo finire nei guai al posto mio. O quando litigavano..
-sono venuto qui perchè mi manchi, e perchè ti amo.
-si.. ma io.. credo di amare un altro..
Fece un'altra risata ironica e tirò un pugno al muro.
-Non ci posso credere.
Si riprese la giacca e se ne andò, senza dire un'altra parola.
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il ragazzo che mi stravolse la vita.
Romance-Credevo mi ammassi.. dissi a bassa voce, quasi sussurrando. continuai: - credevo fossi l'unica. abbassai lo sguardo, delusa. - Cristo, Arya, lo sei. Ascoltami. non ho mai provato sentimenti così forti per qualcuno, tranne che per te. Mi sentivo a...