capitolo 11

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La mattina seguente la passai pulendo casa e stirando i panni, come al solito. Sheeran mi faceva compagnia, e io mi fermavo solo per accarezzargi il pelo morbidoso. Katie era in stanza sua a parlare al telefono con la sua migliore amica, mio padre e Grace invece erano a casa della nonna di Katie.
Così, come al solito, accesi la radio e iniziali a pulire.
Iniziai con la mia camera, per poterla chiudere a chiave una volta finito, e non far ficcanasare Katie. Soprattutto perchè conservavo il vestito per il pranzo. Agli altri non lo avevo ancora detto, preferivo aspettare il momento migliore.
Così lo dissi a pranzo.
A tavola c'erano uno strano silenzio, e dopo aver messo in tavola la pasta che avevo preparato, decisi di parlare, per rompere il ghiaccio.
-ehm.. dovrei chiedervi una cosa..
Provati ad attirare l'attenzione su di me. Katie posò il telefono che aveva in mano, sorridendomi sprezzante. Mio padre mi guardò sorridendo. E Grace a malapena alzò un sopracciglio.
-ieri è passato Jackson.
A sentire quel nome, Katie si fece sull'attenti, Grace incuriosita, e mio padre allargò il sorriso.
-continua.
Grace, seppur stupita, parlò con acidità.
-mi ha chiesto se venerdì prossimo, dovete uscire..
I suoi vorrebbero organizzare una cena in un ristorante di lusso, credo, ovviamente.
Vorrebbero ringraziarvi per il pranzo.
Mio padre aggrottò le sopracciglia:
-non abbiamo fatto niente di speciale..
-che importa? Siamo stati invitati, e non si rifiuta un invito.
Grace sorrise, e bevve un  sorso di vino rosso, che aveva nel bicchiere.
-quindi lo chiamo, e gli dico che andremo?
Chiesi con finta innocenza.
Sapevo che avrebbero accettato, ed era mio scopo tenere il vestito e le scarpe nascoste, per evitare ogni evenienza.
-si, ma dopo pranzo, Arya..
Mio padre concluse il discorso  con un bel boccone di pasta.

Verso le tre e mezza, Lacey suonò il campanello, e passammo mezz'ora a parlare e a prepararci.
-Lacey non ti ho detto una cosa!
-cosa?
-i genitori di Jackson vogliono conoscermi. E hanno obbligato Jackson a comprarmi un vestito per la cena, come dice la loro tradizione.
Lacey sembrava più elettrizzata di me, all'idea di una cena con i signori Spiegelman.
-che aspetti? Fa vedere il vestito!
Mi chinato sotto il letto, alzai l'asse dal pavimento che nascondeva il mio ripostiglio segreto, e caccia il vestito.
Lacey rimase sbalordita e fissando il vestito disse:
-altro che bella addormenta, qui Cenerentola va al ballo!
Risi, e misi appostoil vestito.
Usciamo di casa verso le quattro meno un quarto, per dirigerci nel luogo dell'incontro.
Nohel e Jackson furono puntuali.
Nohel solito cappellino all'indietro, con una maglietta a maniche corte bianca che metteva in risalto i suoi muscoli, jeans e giubbotto in pelle.
Jackson.. beh, bello come sempre, non importava cosa si mettesse per essere speciale.
Andammo al cinema, e decidemmo di guardare un film horror. Fu il primo che vidi ed ero nervosa e spaventata nello stesso tempo. Invece Lacey era abituata, anche se durante il film sussultava o si copriva gli occhi.
La sala era vuota, e questo dava un aspetto ancora più tetro alla situazione..: quattro ragazzi a vedere un film horror da soli, in una sala vuota e buia..
Strinsi forte la mano a Jackson e Lacey, rannicchiata sul sedile, se ne stava per le sue, guardando di sottecchi Nohel.
Il film non era tanto spaventoso, ma io avevo una strana sensazione.
Mi sentivo male, mi sentivo ansiosa e nervosa allo stesso tempo.
Mi sentivo che sarebbe accaduto qualcosa di brutto, ma probabilmente ero solo paranoica.
Alla fine del film uscimmo dal retro della sala, che ridava su un vicoletto, illuminato solo dalla luce della lampadina affissa sulla  porta del cinema,vicino alla via principale. Quando infine uscii io, sentiti una voce provenire dalla parte oscurata del vicolo.
-bene, bene. Chi abbiamo qui?
Jackson e Nohel si voltarono, nervi tesi, verso la voce, che fece un passo avanti verso la luce per farsi vedere.
Lo riconobbi. Era Tom, il tizio che aveva assistito alla rissa di Nohel  e Jackson,  con i suoi amici. Con lui c'era un altro ragazzo tatuato con tanto di piercing.
Lacey mi si avvicinò, e si strinse al mio braccio.
-non credo vi ricordate di me.
Tom si avvicinò, con un coltellino svizzero in mano. L'altro ragazzo in penombra.
Lacey suscitò e strinse la presa.
Tom si voltò verso Nohel  e Jackson e aggiunse:
-oh vedo che avete portato con voi un'altra ragazza.
Sorrise beffardo.
Nohel fece un passo avanti, con aria minacciosa.
-lasciala stare.
- altrimenti?
- se la tocchi, giuro su Dio che ti strappò il coltellino dalle mani e ti uccido.
Tom rise.
-tranquillo, non mi interessa lei. C'è una ragazza, dall'aspetto dolce, bella, capelli rossi.. presente? Due ragazzi hanno preso a farsi a cazzotti per lei... è anche coraggiosa.. spero che abbiate capito di chi parlo.. mi interessa lei.
Io non rimasi affatto sorpresa, lo avevo capito dall'inizio dell'incontro.
Jackson aveva i muscoli tesi, e anche se detestavo ammetterlo, da tutte quelle volte che lo avevo osservato, capii che era il segnale che stava per fare a cazzotti.
-non avvicinarti a lei.
Cercò di rimanere calmo, ma per lui era impossibile.
Anche l'altro ragazzo, l'amico di Tom, cacciò un coltellino, e iniziò a rigirarselo tra le mani.
Tom, incurante delle parole di Jackson , passo dopo passo, si avvicinò a me.
Cercai di non tremare e rimasi impassibile.
-sai, da quella volta che ti ho visto non ho fatto altro che pensarti. Hai una calma incredibile, i tuoi occhi esprimono dolcezza, il tuo sguardo coraggio. Vieni con me.
Non avevo idea di cosa volesse da me. Ma se in me, ci vedeva della gentilezza, avrei dovuto nasconderla.
-allontanati da me.
Dissi calma.
Lui fece un altro passo, la sua faccia vicina alla mia. Il suo naso ad un palmo dal mio.
Credo stesse per baciarmi, per segno di sfida, ma non gli diedi tempo.
Gli sferrai una ginocchiata fra le costole, e lo allontanati con un calcio.
Lui gemette di dolore, incredulo, ed io trascinai me e Lacey fuori dalla sua portata.
L'amico di Tom, allora, mi si avvicinò con il coltellino nelle mani.
Lo mise in direzione del mio ventre ed io fui costretta ad indietreggiare, fino a sbattere le spalle al muro. Non so cosa successe, io chiusi solo  gli occhi.
Quando li riaprii vidi Jackson che prendeva a pugni l'amico di Tom.
Jackson sganciava colpì rapidi e precisi, schivando quelli del suo avversario.
Nohel mi prese dalla vita, e trascinò me e Lacey lontano dal vicolo. Una volta assicuratosi che stessimo bene, tornò da Jackson per vedere come mai ci metteva tempo per raggiungerci.
Tornarono dopo qualche minuto, senza nessun graffito, senza dare l'impressione di essere appena usciti da una rissa.
Appena vidi Jackson tornare gli salati letteralmente addosso e lo abbracciai forte, intenzionata a non lasciarlo più. Mi si inumidirono gli occhi.
-grazie.
Gli sussurrai nell'orecchio più volte quella parola.
Neanche lui sembrava intenzionato a lasciarmi andare, e restammo così per qualche minuto, mentre Lacey e Nohel si cambiarono qualche occhiata dolce.
Quando mi staccai da Jackson mi rivolsi a Lacey un'occhiata maliziosa.

Quella sera Lacey fu costretta a chiedere un passaggio a Nohel, così io e Jackson rimanemmo da soli. Mi accompagnò fino a casa e gli fui grata per questo.
Una volta poi davanti al portone ci salutammo con un lungo bacio e andai a dormire.

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