capitolo 8

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Quella notte andai a dormire scossa. I miei sogni furono dominati da Nohel. E Jackson.
Quando mi svegliai era sabato mattina e io non andavo a scuola il sabato. Così mi preparati e mi misi una tuta per andare a correre e per schiarirmi le idee. Quando uscii di casa mi infilai le cuffiette per ascoltare la musica.
Dopo qualche minuto di corsa, la musuca si stoppò: mi stava arrivando una chiamata.
-pronto?
-ehi, sono Jackson.
Continuai a correre.
-ah ciao..
-che hai fatto?Ti sento col fiatone..
-niente, sto correndo.
-di prima mattina?
La discussione andò avanti per qualche minuto, ma io non ero mentalmente presente. Non sapevo se dire a Jackson del bacio.
Mi fermai e decisi.
-Jackson, devo dirti una cosa.
Tra mezz'ora sotto casa mia.
Corsi a casa, mi cambiai e mi feci una doccia veloce, per poi scendere di sotto e aspettare Jackson.
Quando arrivò, ero molto nervosa. Jackson era impeccabile come sempre. Felpa grigia aperta ejeans strappati larghi.
Lui mi si avvicinò e mi saluto con un bacio, ma io mi scostai.
Lui fu colto alla sprovvista e mi guardò interrogativo.
-forse è meglio che ti dica una cosa.. ma voglio dirtelo mentre passeggiamo, non sopporto l'idea di stare immobile.
-o..okay.
Iniziammo a camminare ed io iniziai:
-ieri è venuto un mio vecchio amico, quasi un fratello, a trovarmi e..
Non feci in tempo a concludere. Ero così presa dai pensieri che non mi accorsi di essermi diretta, con Jackson al mio fianco, verso l'hotel dove alloggiava Nohel.
Ed eccolo lì, che camminava a passo deciso. Indossava una felpa verde, dei jeans a cavallo sceso e un cappello con la visiera, anch'esso verde, al contrario. Quando ci raggiunse, si rivolse a Jackson, senza neanche salutarmi.
-sei il ragazzo di Arya?
-si..?
Jackson rispose deciso, incuriosito da cosa volesse quel ragazzo che non conosceva.
Di certo non si aspettava un pugno sullo zigomo destro.  Rimasi a bocca aperta, mentre Jackson stupito, schivò un secondo gancio.
-Nohel, ma che fai!
Si fermò, e mi guardò.
Jackson infine parlò:
-ma si può sapere cosa vuoi?
Lui rise beffardo:
-la tua ragazza non te l'ha detto? Non ti ha detto che l'ho baciata? Che fossi convinto che lei potesse ricambiare? Che me l'hai portata via?
Jackson mi guardò confuso.
-eravate fidanzati..?
-no.
Risposi decisa.
Nohel riprese:
-e per la cronaca, la tua ragazza bacia davvero bene.
Non so cosa successe. Non ricordo chi fu il primo ad attaccare, ma iniziarono a colpirsi a vicenda. Jackson era agile e preciso ma Nohel aveva dalla sua la forza. Non che Jackson non avesse i muscoli, ma Nohel ne aveva più di lui.
Mi si strinse il cuore.
-fermatevi!
Non mi ascoltarono, ovviamente.
-ehi voi due!
Dalle mi spalle sentii provenire una voce profonda.
-non vedete che state spaventando la signorina?
Mi voltai e vidi dei ragazzi, sulla trentina, con piercing ovunque, e pieni di tatuaggi.
Perfetto, di male in peggio.
-non mi serve il vostro aiuto, davvero.
Provai a declinare il loro aiuto.
-a me non sembra.
Merda.
-sul serio.
Intanto Nohel e Jackson si fermarono e guardarono ammutoliti la scena.
Uno dei ragazzi disse al primo:
-ehi Tom, hanno finito di picchiarli, andiamo, ci siamo persi il divertimento.
I ragazzi si voltarono e se ne andarono, mentre quello che doveva essere Tom,  camminò all'indietro, il suo sguardo fisso su di me.
Mi voltai, raggelata de quello sguardo, e mi rivolsi a Jackson e Nohel.
-si può sapere che vi è preso?
Quasi urlavo.
-mi ha provocato. Nessuno deve parlarmi, in modo così provocante, della mia ragazza. Solo io posso dire che baci bene.
Jackson così arrabbiato non lo avevo mai visto. Aveva pochi lividi, solo uno zigomo sanguinoso e un sopracciglio spaccato. Nohel invece... labbro spaccato, occhio nero e setto nasale rotto, credo. Jackson era il tipo di ragazzo che ad ogni provocazione faceva scoppiare una rissa. E ovviamente ne usciva sempre indenne. Era davvero bravo col fare a pugni, ed era difficile vederlo per la prima volta con tutte quelle ferite. Nohel era bravo anche lui.
Mi passai le mani sulla faccia.
Nohel provo a giustificarsi:
-sai che vuol dire amarti da più di cinque anni, ma non trovare mai il coraggio di rivelartelo? E ora che ci riesco hai un ragazzo.
Sai che vuol dire avere tutte le ragazze che intorno ma non avere la ragazza che ti piace? Io si.
Se ne andò, con passo veloce, e ancora una volta, senza dirmi più niente. Mi rivolsi a Jackson.
-scusa, di tutto. Non avrei dovuto baciarlo, non..
Lui mi si avvicinò.
-ehi è lui che ha baciato te, tranquilla, non c'entri niente. Scusami tu per aver picchiato il tuo quasi fratello..
Sorrise,non molto convinto, ed io mi avvicinai ancora di più.
-come ti senti?
Mi diede un bacio leggero.
-ora meglio.
Sorrisi.
-vieni a casa mia, ti curo le ferite.
Arrivammo sotto il porticato in legno e presi le chiavi per aprire la porta. Quando entrammo vidi mio padre che parlava con Grace, gli occhi cerchiate dalla preoccupazione, in sala. Katie era sul divano a messaggiare con gli amici.
Appena chiusi il portone mi ritrovai gli sguardi di tutti addosso.
-ciao papà, ciao Grace, ciao Katie.
Jackson, dietro di me era imbarazzato.
Mio padre mi guardò confuso.
-Jackson aspetta qui..
Mi diressi in sala.
-papà mi sono permessa di far venire un.. ehm.. amico a casa, per disinfettargli delle ferite che si è fatto con un litigio.
-va bene, Arya. Non fate casino. Come si chiama il tuo amico?
-Jackson.
-Jackson vieni qua.
Lui si diresse con passo indeciso verso mio padre, che gli porse la mano.
-piacere, sono il padre di Arya, Max. Lei è mia moglie,Grace.
Disse indicandola.
-e lei è Katie sua figlia.
-piacere.
Jackson cercò di sfoderare il suo miglior sorrido e la sua miglior aria da innocente.
Katie lo guardava quasi a bocca aperta, e ciò mi dava fastidio.
Presi Jackson per mano:
-vieni..
Feci due passi quando mio padre mi chiamò.
-eh, Arya?
-si?
-sicura di essere solo una sua amica? 
Volevo bene a mio padre per questo. Sapeva sdrammatizzare un momento di massima tensione senza ferire nessuno.
-mi hai beccata.
Ammisi.
Jackson mi guardò confuso e io gli sorrisi. Lo portai in bagno e presi dell'acqua ossigenata.
-devi scusare mio padre, se sembra severo. Il lavoro va male.. e i debiti... però è una brava persona. Dovresti preoccuparti di Grace e Katie.
Presi dell'ovatta e vi applicati l'acqua.
-visto come ti guardava? Katie non la sopporto.
Iniziai a premere l'ovatta sullo zigomo.
-gelosa, eh?
Sorrise.
-di lei? Non farmi ridere. Dimmi se ti faccio male.
-tu, farmi male? mai.
Posò la sua tempia sulla mia.
Rimisi sull'ovatta altra acqua ossigenata e la tamponai sullo zigomo. Sul volto di Jackson passò una smorfia di dolore.
-dicevi? Non ti fa male ma brucia.
Risi.
Poi cambiai ferita, e premetti l'ovatta contro il sopracciglio spaccato.
-dicevo, che tu sei gelosa.
- sai che non sono gelosa di nessuno.
-davvero? Quindi se tipo Katie mi trovasse per strada, a camminare tutto solo, e mi baciasse, tu non saresti gelosa?
-se la metti così.. si! Io ci tengo a te.
-io anche ci tengo a te.
Ci sfiorammo le labbra, e sorrisi.
Il nostro momento fu interrotta da Katie, che fece irruzione dalla porta per poi giustifarsi con un:
-Ops, scusate non sapevo foste qui.
Feci una smorfia, visibile solo a Jackson. Lui rise.
-tranquilla abbiamo finito.
Misi apposto la roba e andammo in sala.
Mio padre era ancora seduto sul divano.
-Arya, stavo pensando, se a a Jackson potesse far piacere rimanere a pranzo.
Guardai Jackson, mimando con le labbra una supplichevole 'sì'
-non vorrei causare disturbo, Signor Stevenson.
-ma quale disturbo e disturbo, è un piacere. E chiamami Max.
-oh, okay, Max. Però permettimi di ripagarvi con una cena italiana la prossima volta.
Sorrisi.
-non ci serve, davvero..
-amo il cibo italiano. Ma non è un tantino caro?
Doveva intromettersi, Grace.
-Non è un problema, per la mia famiglia.
Rispose Jackson disponibile.
-perfetto.
Grace sorrise.
-È ora che vada a cucinare.
Dissi.
-vengo con te, posso darti una mano.
Guardai Jackson ironica.
-sai cucinare?
-ovvio.
-vieni.
Risi e lo condussi in cucina

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