2) Sigillo Arcano

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-Paolo Rossi, 48 anni, padre di tre figli e sposato.- dice Shaco sfogliando il taccuino nero.
Viktor tiene gli occhi chiusi, concentrandosi sul bersaglio.
Ecco...ci siamo quasi...
-Uhm...qui dice che deve morire per incidente d'auto, tra tre minuti...- continua il mietitore biondo.
Viktor spalanca gli occhi, indicando un punto con la falce:-Lì!- sussurra, attivando il suo Sigillo e teletrasportadosi sul bersaglio indicato con uno scatto d'ombra.
-È lui?- borbotta rivolgendo lo sguardo a Shaco, impegnato nel guardare il panorama dal tetto della casa su cui sono arrivati. Non si è neanche accorto dello spostamento.
-Sì, corrisponde alla descrizione.- risponde quest'ultimo.
Viktor spalanca le ali nere e vola sopra al bersaglio, attendendo il momento opportuno. Sta per attraversare la strada. Ottimo. Tende la mano e fa comparire il suo Sigillo.
"Pirata della strada ubriaco" pensa fra sé e sé.
Un secondo dopo dal vicolo sbuca una macchina senza controllo, a una velocità pazzesca. Sta per investire Paolo, che non si è accorto di nulla.
-Ci siam...eh?!- sbotta Viktor, osservando la scena.
Una luce è comparsa attorno all'uomo. L'auto devia improvvisamente la propria direzione, schiantandosi contro un palo al lato della strada.

Shaco sa bene chi ha interferito. Anzi, può addirittura sentirlo.
-Sul tetto della casa a sinistra!- indica a Viktor. L'Angelo Custode non sembra essersi accorto della presenza dei due.
-È nuovo, non sa ancora rivelarci...però mi ha sorpreso come ha reagito alla minaccia...- dice Viktor.
-Mi spiace amico...- ribatte Shaco.

I due si teletrasportano alla spalle del nemico.

-Cosa?! Cosa volete dal mio Custodito?- cerca di dire l'Angelo. Le sue ali bianche tremavano. Molto.
-È la sua ora...- dice Shaco, indicandogli il taccuino nero.
-Ma...non potete! Ve lo impedi...AH!- urla ancor prima di finire la frase.
Shaco lo ha ferito mortalmente con un colpo veloce di falce: taglio netto, istantaneo e senza troppo dolore. L'Angelo si contorce e scompare in una nuvola bianca di polvere. Purtroppo il loro lavoro funziona così.
-Spiace...- dice l'essere. Nessuna anima compare: si vede che era un Angelo troppo giovane.
-Dai, finiamola.- dice Viktor.
Quest'ultimo attiva di nuovo il suo Sigillo e un'altra macchina arriva, concludendo la vita di Paolo, accorso insieme ad altri per vedere se l'ubriaco stava bene. È così che deve andare purtroppo.
Se tutte le persone vivessero a lungo, che senso avrebbe la Morte? Come farebbe a incutere paura?
Viktor non lo sapeva.
E non voleva saperlo.

La grossa porta di ferro cigolò e si aprì.
Marco entrò dentro una stanza un po' meno rovinata delle altre, con alcuni candelabri accesi e persino un receptionist. Al centro c'era un tappeto rosso ricamato che, anche se leggermente sporco, contribuiva a rendere più "umano" quell'ambiente. A destra un'ascensore, o almeno quello che sembrava un ascensore moderno, con l'etichetta del piano che dichiarava "9999".
In fondo le scale, a quanto pare bloccate da diversi avvisi.
Marco si concentrò sul bancone alla sua sinistra.
Un'essere bendato dalla testa ai piedi era rincurvo sulla scrivania, intento a fissare una sorta di taccuino e a incollare...francobolli?
-Marco Lucarelli?- borbottò l'essere con voce roca e senza emozioni.
Marco di limitò ad annuire, e sorprendentemente il receptionist capì senza neanche guardarlo.
-Se non lo avessi già capito, sei morto. Purtroppo questo è il destino che accomuna noi venuti dopo i Precursori. Prego, accomodati nell'ascensore e sali al prossimo piano.- disse l'essere.
Morto? Cosa?
Che cosa stava dicendo?
Marco non ci credeva, e pensava ad un brutto sogno durante il soggiorno a Parigi.
-So che non ci credi. Uff, siete tutti così.
Coraggio, concentrati e pugnalati con questo...vedrai il tuo sangue no?- disse l'essere passandogli uno spillo molto appuntito, senza però mai smettere di incollare francobolli.
Marco prese l'oggetto e fece quanto gli era stato detto. Ma seppur provasse, nulla faceva sanguinare le ferite, che sembravano non essere mai state inferte.
-Ora, vorrai vedere se sei materiale...bé prendi questo!- continuò l'essere lanciando un libro. L'oggetto seguì la sua traiettoria senza il minimo contatto con Marco, atterrando rumorosamente sul pavimento.
-Ora credi? O ti servono altre prove?- chiese l'essere.
Marco non sapeva cosa pensare. Era effettivamente morto? Forse era questa la terribile verità?
-Bene, allora guarda.- disse l'essere toccando con un leggero scatto la fronte del ragazzo, dopo finalmente aver alzato gli occhi.
Un'esplosione di luce riportò nella mente di Marco tutti i suoi ricordi. Di come era morto. Di come fosse finito lì. Di come avesse visto la Morte in faccia. Lanciò un urlò per colpa dei suoi stessi pensieri.
Un simbolo strano e rosso comparve sulla sua fronte. I capelli si allungarono e divennero bianchi, mentre gli occhi cambiarono divenendo di un profondo rosso sangue ed un'aura nera si generò attorno a lui.
-Finalmente...dopo tremila anni sono...ARGH!- urlò il giovane con una voce profondamente cambiata.
Non finì la frase, poiché quasi immediatamente stramazzò a terra, sopraffatto dalla fatica e dal dolore.
-E così non sei del tutto integro eh? Caro vecchio Nagatobimaru...è un piacere rivederti!-.

L'essere a cinque code si lanciò su Shaco, che tentò di respingerlo con il bastone della falce. Le sue fauci erano composte da tre file di denti affilatissimi, che avrebbero facilmente strappato qualche pezzo del Mietitore.
Viktor era impegnato ad affrontare almeno tre Nitrie.
I varchi.
Quegli odiosi varchi.
Entrambe le dimensioni, Paradiso e Inferno, godevano di numerosi varchi che permettevano a tutti gli esseri infraterreni (ovvero non umani) di passare da una dimensione all'altra. Solo il Limbo aveva varchi permanenti, riconoscibili negli specchi e in alcuni orologi, oggetti che da secoli rappresentavano il Sottomondo. Ovviamente le creature degli Inferi, sempre assettate di anime, non esitavano a fuggire. Gli Angeli a loro volta intervenivano per fermarli.
Il problema era che i Mietitori si trovavano in mezzo, ed erano di solito nemici di tutte e due le fazioni.
-Prendi questo!- urla Viktor, generando una palla d'ombra.
Ma neanche questo basta a fermare i cinque demoni che li stanno assalendo.
Shaco arretra.
Viktor lo guarda e decide che è il momento: raduna le sue forze e rompe il sigillo, ovviamente per quei cinque minuti necessari.
Un urlo e la furia di Akenotar si scatena su quelle bestie minori. Viktor aveva sempre mantenuto la sua natura chiusa nel suo nuovo sé. Akenotar era pericoloso, ma potente.
E quando c'era bisogno di lui, Viktor non esitava a chiamarlo, per poi rinchiuderlo di nuovo.
Akenotar era un'enorme cavaliere di fuoco, con due occhi neri come la pece e una falce in mano.
Quando usciva da Viktor, il corpo di quest'ultimo si teletrasportava direttamente nel Sottomondo, per stare al sicuro, tuttavia il Mietitore manteneva la coscienza necessaria a capire quando richiamare il demone che aveva in corpo.
-Divertiamoci!- urla con voce distorta Akenotar. Con una singola falciata di fuoco spazza via i cinque nemici.
Ride abbondantemente e si prepara a colpire anche le case sottostanti. Tuttavia viene circondato dai Sigilli prima ancora che possa parlare e rinchiuso nuovamente dentro Viktor.

-Tutto okay? Stai sanguinando...- dice Shaco preoccupato.
-Questo maledetto mi costa energie e forza vitale, non mi sorprenderà se un giorno non riuscirò più a rinchiuderlo...puff...- risponde Viktor respirando affanosamente. Diversi tagli sulla tunica e sul braccio testimoniano quanto Viktor abbia ragione.
Sa bene quanto il demone voglia uscire.
Ma non accadrà mai, perché preferirebbe morire piuttosto che liberarlo per sempre. In quel momento si accorge di star provando amore per la razza umana. Cancella subito quel pensiero.
E ricomincia a volare col suo compagno.

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