1) L'incidente

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Errore umano.
Queste parole ripeterono i Tg nei giorni successivi. L'incidente era stato causato da un pilota distratto e nervoso: aveva problemi finanziari e con la moglie. Era bastato un'attimo e l'aereo aveva perso velocemente quota, schiantandosi sulla periferia nord della città tra le urla dei passeggeri e della gente per strada. Se non fosse stato per il Tevere, molta più gente sarebbe stata massacrata. Persino il Colosseo fu avvolto da una nube di macerie e di fuoco. Donne che urlavano, sirene che si sovrapponevano. Nella mente di Marco tutto era incasinato. Vedeva la sua vita appesa ad un filo.
-Umpf...un altro morto. Questi mortali non sanno fare altro. Morire per un incidente, ma sentili. Per loro è comune. - disse una voce strana. Sembrava familiare, vicina, ma in realtà era graffiante e quasi priva di tono. Gelida, solo al sentirla a Marco veniva da tremare. Ma non ci riusciva, poiché ormai non aveva più un corpo. E, se c'era ancora, quel corpo non era che un mucchio di brandelli sparso tra il 30 e il 45 di Via Del Carso.
-Coraggio, pensa ai meno fortunati di te...ho dovuto farli fuori davvero in modo spiacevole. Bé, ci siamo dilungati troppo e i tuoi amichetti qui si stanno moltiplicando, quindi...abbraccia l'Oscurità - disse di nuovo la voce. Marco si sentii molto angosciato. Provò un dolore fortissimo, ma non fisico, bensì mentale: come se tutte le sue paure peggiori stessero bombardando il cervello.
Un bagliore. Un tunnel con una luce sul fondo. La luce però si affievoliva.
E ben presto smise del tutto di illuminare quell'angolo vuoto e dimenticato.
Il ragazzo di risvegliò grondante di sudore, in un letto sporco e quasi sicuramente pieno di polvere. Indossava i suoi vestiti, ma non percepiva il loro peso né la loro presenza. Tutto sembrava freddo, eppure lui aveva caldo.
Cosa stava succedendo?
- Preghiamo i nuovi arrivati di dirigersi verso la reception, per essere etichettati e indirizzati. - disse una voce robotica con un altoparlante. Marco si alzò.
Ricordava poco e nulla. Camminò fino alla porta in metallo arrugginito. A quanto pare, si trovava in una sorta di ospedale abbandonato, senza più un minimo di cura, con polvere e pezzi di intonaco che cadevano dal soffitto ad ogni forte movimento.
La polvere era tanta, e grosse nubi di strane spore inondavano il poco ossigeno presente. Aspetta, ma Marco non stava respirando. Cioè, stava provando a farlo, gli era diventato meccanico come a tutti nel corso della vita, ma non sentiva aria entrare e uscire.
-Preghiamo i nuovi arrivati di dirigersi alla reception, lì tutto sarà spiegato. - disse di nuovo la voce.
Marco aprì con non poca forza la grossa porta di ferro, e camminò lungo il corridoio. Una fievole luce proveniva da una porta massiccia che stava in fondo. Ma all'improvviso, il pavimento si sfaldò, facendo comparire una sorta di grossa voragine arancio-rossa, da cui spuntavano braccia umane e fuoco.
Marco rimase paralizzato. Ma in pochi secondi, uno strano essere alato piombò dal cielo. Atterrò davanti al ragazzo, e usò la falce che aveva con sé per incidere qualcosa molto velocemente.
-Sigillo Celeste!- udì Marco, prima che un simbolo luminoso si generasse sul pavimento, e la strana voragine fosse spazzata via.
Poi, borbottando qualcosa, l'essere incappucciato spiegò le ali bianche e volò via. -Aspetta!- e provò a fermarlo.
Ma era troppo tardi. Quindi, il ragazzo continuò la sua strada, con lo scopo di capire cosa gli era accaduto.

"6000 mila morti in quattro ore. Questo è il bilancio finale dello spaventoso incidente aereo avvenuto questa mattina sui cieli di Roma. Due aerei si sarebbero scontrati a causa di un'errore del pilota. I soccorritori sono intervenuti tempestivamente, ma per gli abitanti della zona dello schianto non c'è stato nulla da fare. Il Governo Italiano ha commentato dicendo..."

Ma Viktor spense la radiolina. Non voleva più sentire quelle notizie umane. Voleva solo capire perché tutte quelle anime erano scese da loro.
-Hai sentito quello che è successo? Sembra che un ragazzo abbia il Sigillo -disse Shaco tentando di stabilire una conversazione. Non era chiaro se i due esseri oscuri potevano definirsi "amici". Nel loro campo, gli amici erano i primi a morire. Lavorare in coppia era uguale a condannarsi. I demoni sentivano l'odore delle anime e accorrevano come matti. Non che lavorare da soli fosse più sicuro, ma almeno avevi la certezza che i bestioni più grossi non sarebbero arrivati. Ma i due erano insieme da anni. Ormai sapevano gestire tutto.
-Il Sigillo Arcano? Davvero? Bé, mi toccherà insegnargli a usarlo. Non bastava questo lavoro...uff - ribatté Viktor.
Shaco scosse la testa. Era stufo di lavorare lì. Fino a quando avrebbe dovuto farlo? Altri 150 anni e sarebbe stato libero. Libero di tornare alla sua vita di sempre. L'aveva lasciata in una prigione dell'Indiana, per poi avere la sua esperienza demoniaca e infine diventare Mietitore.
- Comunque, non si sa ancora cosa Nir voglia fargli fare. Dice che deve levarselo dai piedi, ma non può mandarlo qui da noi senza un minimo di esperienza...precipiterà subito.- disse Shaco, spostandosi dal muro sul quale era appoggiato. Viktor invece si alzò dallo scatolone dove aveva trovato riposo. Un'ambulanza passò a tutta velocità e a sirene spiegate.
-Hanno trovato il corpo, possiamo andare.- continuò Shaco.
I due spalancarono le ali nere e si diressero verso il prossimo bersaglio, volando a tutta velocità.
Si fermarono a mezz'aria poco dopo.
-Guarda lì, la Vecchia Signora in persona.- disse Viktor, indicando i resti dell'incidente della mattina. Osservarono una grande tunica nera con una falce raccogliere centinaia di anime alla volta. La Morte in persona aveva deciso di intervenire. Una mano scheletrica gigante avvolgeva tutto di tenebra.
-Bé, seimila persone in una volta sono tante, non dubitavo che fosse venuta Lei. Uhm, ma sa che è meglio allontanarsi...i demoni fremono da morire - rispose Shaco.
E dicendo questo i due si dissolsero in una nuvola oscura.

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