Capitolo Ventitre

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Mia madre mi trascinò in una stanza e mi lanciò un vestito.

«Tieni, metti questo» disse.

Io lo misi e mi guardai: era un lungo vestito verde con maniche lunghe.

Era davvero un verde carino e, a seconda di come lo colpiva luce, brillava.

«È bellissimo» dissi, mentre facevo scivolare le mani lungo il vestito «Grazie»

«Tenevo da parte questo vestito solo per te» rispose mia madre sorridendomi.

«Vieni. Ti sistemo l'acconciatura e il trucco»

Quando finì, mi volta a guardarla e l'abbracciai. Lei mi passò, poi, delle scarpe verde brillante con tacco alto: le indossai ed ero finalmente pronta.

Insieme, dopo che anch'ella finì di sistemarsi, scendemmo le scale e vidi Eric in piedi vestito con uno smoking.

Come mi vide, sorrise.

«Sei bellissima» mi sussurrò all'orecchio, ed io divenni rossa.

Gli baciai dolcemente una guancia e lui mi cinse la vita con un braccio.

«Andiamo» disse raggiante mia madre. Mio padre la prese per le spalle tentando di calmarla.

Io sorrisi: finalmente avevo incontrato i miei veri genitori.

Anche se coloro che fingevano di essere i miei genitori erano morti, continuavo ad amarli, sebbene in modo diverso: ero felice di aver trovato la mia vera famiglia.

Un maggiordomo aprì la porta e l'attraversammo: tutti gli occhi erano puntati su di me, e mi fissavano con timore.

Si inchinarono tutti, ed io li guardai stranita: Eric mi diede una gomitata ed io mi ricomposi.

Mi inchinai a mia volta, sorridendo ad ogniuno di loro, e tutti tornarono ai loro discorsi.

«Vuoi ballare?» mi chiese Eric, a cui risposi con un cenno di assenso.

Mi portò nel centro della sala e ballammo per una trentina di minuti o, almeno, finché qualcuno non mi toccò la spalla.

Mi voltai e vidi mio padre: con un sorriso, fece un cenno ad Eric che capì e ci lasciò soli.

Papà prese il suo pasto e incominciammo a ballare.

Di tanto in tanto mi faceva roteare: potevo sinceramente dire che era una delle più belle serate che avessi mai passato.

«Allora, ti stai divertendo?» mi chiese papà. Sorridendo, annuii.

«È bellissimo qui. Verrò a farvi visita molte più vole di quante immaginiate» gli dissi, facendolo sorridere.

«Sono contento di sentirlo. Non puoi immaginare per quanta tempo io abbia aspettato d'incontrarti e conoscerti. Voglio che tu sappia che se mai ti servisse qualcosa, qualunque cosa, non devi far altro che chiederlo a me o a tua madre» mi disse, ed io annuii sorridendogli.

Sentendo qualcuno avvicinarsi, alzammo lo sguardo, e papà sorrise a Kaleb.

«Padre, vorrei avere un ballo con mia sorella, se permettete» disse quest'ultimo.

«Sempre se Eric lo permette» gli rispose mio padre, e Kaleb sorrise.

«Gli e l'ho già chiesto e mi ha detto che per lui on ci sono problemi» disse Kaleb.

Papà sospirò. Avvicinandosi, mi baciò la guangia e mi sussurrò qualcosa all'orecchio.

«Prima che la festa finisca, io e tua madre vorremmo parlarti di una cosa»

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