-05 Scintille tra la folgore.(primo atto)

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-05 Scintille tra la folgore.(primo atto)

Io :-Adesso mi dirai quello che voglio sapere,oppure mi prenderò anche la tua falce.

L'aria si era fatta densa,come se con la comparsa di quell'essere l'aria si fosse fatta più pesante,persino respirare sembrava più difficile come se l'ossigeno fosse fumo denso.
Eppure ero li,con fare provocatorio,spinto dalla mia sete di conoscenza riguardo quello che stava stravolgendo la mia vita,che mi stava logorando da giorni,che se sarebbe continuato mi avrebbe ucciso.
E io non volevo morire,non potevo morire:
avevo una vendetta da compiere e non mi sarei fermato fino a quando non l'avrei portata a termine.

L'essere stava fermo di fronte a me,levitando nell'aria come se fosse la cosa più facile del mondo.
Emanava un odore nauseabondo per via delle pustole giallastre piene di materia pulsante all'interno,come se solo a toccarle potessero scoppiare.
Erano davvero disgustoso.

Io:-Allora fatti avanti dannato mostro!

Non c'è la facevo più ad aspettare,prima finiva questa pagliacciata,prima avrei potuto tornare alla vita di sempre.

Stavo incitando un mostro di quasi tre metri a battersi con me e io ero quello disarmato,mentre lui aveva una falce che con un solo fendete poteva tagliarmi in due:
praticamente stavo firmando la mia fine.
Eppure dentro di me sentivo qualcosa che mi spingeva a lottare come se avessi qualche chance di vincere.

Lui:- Puella non est a venatus.
(Bambino non è un gioco)

Riuscì a capire ciò che disse,provai a mantenere la ragione,ma quell'insulto mi aveva fatto venire il sangue alla testa,per cui gli risposi dicendogli:

Io:-Non sono un bambino!
Il fatto che l'avessi puntualizzato mi rendeva tale,continuai dicendo:
-Battere te è l'unico modo che ho per capire perché "voi" siete comparsi nella mia vita,lui ha detto che è l'unico modo.

Alzai la guardai portando i pugni al volto, preparandomi per un'eventuale attacco a sorpresa,ma l'essere si sposto portandosi sul marciapiede,al ciglio,a un centimetro dai binari.
Io lo seguii con lo sguardo per non perderlo di vita e una volta che vidi che si era fermato e aveva messo i piedi a terra decisi di ruotare il corpo per non trovarmi scoperto sul fianco.
L'"angelo" mi guardo dritto negli occhi,ma non disse nulla.
Mi guardava con i suoi enormi occhi scavati nel cranio,privi di ogni tipo di pelle a racchiuderli,era proprio orribile:
sembravano fluttuare nel cranio,liberi nelle ombre all'interno del teschio,come delle fiammelle in una candela,ma il rosso era molto più intenso con un'enorme pupilla nera che mi scavava nell'animo.
Sembrava che solo con lo sguardo potesse vedere ciò che avevo dentro,potesse vedere i miei peccati.
Provai un senso di vergogna,come se potesse davvero vedere i peccati di cui avevo macchiato la mia anima.
Il sentimento di vergogna che provavo ,poi si convertì in paura,paura di essere giudicato per quello che avevo commesso nella mia breve e miserabile vita:
era come se quegli occhi potessero darmi il perdono e assolvermi oppure incriminarmi e condannarmi,ma il senso di paura ebbe la meglio sull'inquietudine della giudizio quando la pupilla scompari lasciando solo il rosso dell'iride.
L'iride quanto tutto il bulbo oculare,che già di per se era grande il doppio rispetto a un occhio normale.
Non vi erano riflessi di luce,ne ombre dovute alla rientranza rispetto all'osso lacrimale e a quello dello zigomo:
l'occhio di quell'essere era proprio dentro il teschio.
Era rossa,ma non un rosso naturale,ma un rosso luminoso,sembrava il colore del sangue misto alla lucentezza di un rubino.
Emanava una luce talmente forte da illuminare il volto.
In quel momento avrei voluto iniziare a correre e mettermi al riparo da quei due "fari".
Quando l'essere iniziò a parlare,sempre con gli puntati su di me che cercavano di dissezionarmi,disse:
Lui:- No,tu con comprendi quanto l'abisso può essere buio,quanto.

~Le cronache di un Deus Mortis.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora