-03 Memoirs (primo atto).

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-03 Memoirs (primo atto).

04/06/2014
07:45

Vuoto.
Mi svegliai nel letto,nello stesso solito modo di sempre,come tutti gli altri giorni,eppure quella mattina sentivo qualcosa di diverso,qualcosa che manca,qualcosa che non è al suo posto,uno spazio riempito con qualcos'altro.
Come quando si prova a riempire la forma di un cerchio mettendoci sopra un quadrato,mi sentivo diverso, o forse dovrei dire vuoto.
Si non c'era nessuna forma da riempire,non c'era nulla.
Mi sentivo,appunto,vuoto.
Sentivo un vuoto.

La sveglia suonava la sua solita canzone"burn it down",ma sembrava lontana,come se il suono mi arrivasse a rallentatore,come se fosse sotto teca e no mi arrivasse per bene,come se il tempo scorresse diversamente,come se tutto intorno a me rallentasse.
Provai a muovere la mano per spegnere la sveglia,ma persino essa si muoveva piano.
Persino i miei movimenti mi sembravano rallentati,come se mi stessi muovendo nell'acqua.

Mi levai dal letto e mi misi a sedere su di esso,nonostante i capogiri non caddi ne di dietro ne di lato.
Provai a dare una spiegazione al "moto rallentato" ,sicuramente era dovuto a una dormita mal riuscita o per il forte caldo della notte,ma non riuscivo a spiegarmi quel senso di vuoto.
Avevo la sensazione di aver passato una nottataccia eppure non mi ricordavo ne di essermi svegliato,ne di aver patito il caldo,ne di aver sognato e neanche di essermi addormentato e neanche di essere rientrato a casa.
Solo nero,solo mancanze.

Perche mi sentivo in quel modo?
Come se...

"...una parte di te fosse morta?ahahah"
Di nuovo quella voce.
Questa volta era più nitida e fluida nella mia mente,era entrata nelle mie orecchie e adesso mi tamburellava nel cervello come se fosse un martello pneumatico.
Non era più meccanica e lontana,ma bensì sembrava "umana",non riuscivo a capire dove l'avessi sentita.

D'istinto portai la mano sinistra al collo e un brivido freddo mi percorse tutto i braccio.
Il ciondolo era ancora appeso al mio collo,ed era freddo.
Il metallo che lo componeva sembrava essere stato dentro una cella frigorifera,anche se nell'ambiente dove mi trovavo ci potevano essere tranquillamente 30°gradi.
Sembrava essere immune al caldo.

Mi alzai di scatto e corsi verso il bagno,non feci caso al "moto rallentatore" ,dovevo arrivare al bagno,dovevo vedere che cos'avevo al collo.

Fu allora che mi il mio cuore si fermò,quando mi specchiai fu come vedere un'altra persona allo specchio o meglio quello che era riflesso li non sembravo essere io.
Il ragazzo riflesso nello specchio sembrava appena uscito da un obitorio:
bianco cadaverico,nero intorno agli occhi peggio di ogni altro giorno,persino le labbra,secchissime,erano nere,come se non bevessi e dormissi da giorni da giorni.
Mi passai la mano tra i capelli,quando la ritirai avevo una decina di capelli tra le dita,sembravano paglia secca,privi di ogni morbidezza,di ogni lucentezza,ma se ciò che mi lasciò senza parole fu la comparsa di tre spesse ciocche bianche sulla frangia.
Nella mia chioma nera erano spuntate tre ciocche nere.
Quando le avevo fatte?

Ero sempre stato un ragazzo estroverso,adoravo tingermi spesso i capelli e per mia fortuna ricrescevano sempre più folti e forti.
Era come se ogni volta che cambiavo qualcosa all'interno di me,cambiassi anche,apparentemente dentro,era incredibile come un colore di capelli possa metterti nuova forza e vigore.
Era come se ogni volta che mi tingevo fossi una persona diversa,e per uno come me,voleva dire sopravvivere,essere sempre in movimento e reinventarmi sempre.
In genere prediligevo i colori bizzarri:
arancioni,azzurri,verdi,rosso rubino,oppure fare esperimenti e cercare nuove combinazioni di colore.
Era anche un modo per farmi notare,per dire :
"io esisto e solo io sono il vero me."

In quel tempo li avevo del mio colore,ossia nero corvino.
Ma quando li avevo fatte quelle?

Decisi di fare una doccia per darmi una ripulita,mi sentivo tutto appiccicoso e debole,pensai che almeno con una doccia avrei riacquistato un po di vigore,ma non prima di aver esaminato quell'oggetto che mi pendeva al collo.
Poteva essere si e no,grande come una pallina da golf,era di una lucentezza unica,sembrava fatta d'acciaio o di una lega,in quanto non mi aveva lasciato segni sulla pelle ed non era diventata nera o rossa per via della corrosione,eppure sembrava fatta d'altro.
Se fosse stata d'acciaio si spiegava il fato che fosse freddo a l tatto(ma non che sembrasse uscito dal freezer).
Al centro aveva ciò che sembrava essere un platino,non era molto grande,ma se lo si guardava con una certa prospettiva sembrava che iniziasse a brillare.
Dal centro,attorno al cristallo si diramavano dei raggi,in tutto otto,che finivano a saetta ondulata per riprendere la forma di cerchio.
Era appesa al collo da una catenina bianca con il gancio nero,e quando provai a toglierla per esaminarla meglio notai davvero che non c'era nessun segno di corrosione o altro,e quando poi rimetterla al collo e riuscì a richiudere il gancio,impresa non da poco guardate udii un sussurro.
Le parole mi arrivarono come una brezza gelata che ti oltrepassa le ossa,fui pietrificato all'istante.

~Le cronache di un Deus Mortis.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora