Incubi

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Ero sola e mi trovavo in un vicolo.
Era una strada molto internata, dalla quale, sembrava non passasse mai nessuno. Le poche abitazioni sparse nella zona erano poco più che baracche, alcune addirittura, sembravano vecchie capanne per gli schiavi rimaste inutilizzate per chissà quanto tempo.. Percepivo nell'aria qualcosa di negativo, un brutto presentimento.. Continuavo a guardarmi intorno, mi sentivo seguita, ma dietro di me non c'era nessuno. Affrettai il passo.

Alla mia sinistra ci fu un rumore sommesso, come una risata soffocata. A destra un rapido fruscio, come se un piccolo animale sfuggisse spaventato. Poi un ramo che si spezzava. Mi fermai, in mezzo alla strada, col cuore in gola sbirciando nell'ombra.

" Guarda guarda chi c'è Mark!" Chiamò una voce alle mie spalle.
" La tua tanto amata sorellina!"
Mi voltai e i miei occhi incontrarono quelli verdi e profondi di un ragazzo.. non era solo. La sua banda lo accompagnava..

Li ignorai e ricominciai a camminare per la mia strada. Volevo solo tornarmene a casa e rifugiarmi il più lontano possibile da quel posto.

"Dove stai andando Maëva?" chiese il ragazzo dagli occhi verdi, piantandosi di fronte a me.
Maëva.. Quel nome mi risuonava familiare nella mente. .

"Se ti comporti in questa maniera saremo costretti a credere che non ti stiamo simpatici."

"Già.." Rincarò un altro dai capelli rasati e gli occhi color petrolio, mettendosi al suo fianco. Non riuscivo a vedere bene i loro volti perché erano sfocati..Come se avessero tentato di cancellarli.
Per quanto mi sforzassi di metterli a fuoco, non ci riuscivo.

" Ferirai i nostri sentimenti."

"Sto andando a casa" Risposi più calma che potei.. "Quindi se volete scusarmi.."

Feci per passare, ma mi bloccarono.

" Scusarti?" Ironizzò occhi verdi..
" Non credo proprio.." Il mio cuore mancò un battito...

Tentai ancora di sorpassarli, ma ero bloccata da tutti i lati.
Mi avevano circondata.
Ero in trappola.
Respirai a fondo e alzai la testa.

"Lasciatemi passare brutti cani randagi!" Ringhiai.

I ragazzi risero, io inghiottii a vuoto, con la gola stretta dalla paura.

"Beh, visto che lo hai chiesto così gentilmente.."

Uno di loro sorrise e si fece da parte. Cercai di passare, ma prima che potessi fare tre passi mi afferrò per un braccio fermandomi.
Non mi avrebbero mai lasciata andare, lo sapevo.

"Non toccarmi." Urlai strappando il braccio dalla stretta. I ragazzi ridacchiarono di nuovo, lui si avvicinò di un altro passo. Dietro di me, il suo amico mi bloccava la ritirata.

" Sembra quasi che si senta una regina.. Non è vero ragazzi?"

"Già.." Approvarono " La regina delle puttane."

Facendo appello a tutto il mio coraggio mi costrinsi a fare un passo, poi un altro, al terzo, il ragazzo allungò una mano e affondò le dita nella carne morbida della mia natica.. Eh no. questo non lo accetto.

Mi voltai di scatto e gli mollai un pugno, con tutta la forza che avevo, colpendolo in pieno volto e facendogli roteare la faccia per l'impatto violento.

"Ti ho detto che non devi toccarmi."

Per un momento rimasero tutti disorientati. Lui si massaggiava la guancia implorando vendetta. La scintilla nei suoi occhi.. Rabbia.. Avevo sbagliato. Avevo commesso un gravissimo errore. E adesso avevo paura.. Paura davvero.. Quando lo guardai in quegli occhi verdi capii che questa volta avrebbe voluto farmi male.. Farmi male sul serio, senza lasciarmi via di scampo..
Mi svegliai di soprassalto in un bagno di sudore. Mi guardai intorno, spaventata e con il cuore a mille.. Un'altra volta quell'incubo! Mi chiedo quando la finiranno di torturarmi. Mi alzai a sedere sul letto, confusa e disorientata. Mi ero addormentata intorno alle quattro del mattino, mi girai verso la sveglia e gemetti constatando che erano soltanto le otto.

MémoireWhere stories live. Discover now