Chi è Maëva?

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Gettai lo zaino sul bancone della cucina e mi lasciai cadere sullo sgabello.

La mamma stava facendo l'impasto per il pane, sotto gli occhi vigili di Jonas; il mio adorabile fratellino di appena un anno.

Appena mi sentii arrivare Jonas si voltò. C'era più farina sulla sua faccia che sul tavolo, ma sembrava che il piccolo si stesse divertendo molto.

"è andata bene, vedo." commentò mia nonna sollevando gli occhi dall'impasto.

" è andata di merda."

Smise improvvisamente di impastare, mentre il piccolo Jonas sghignazzava agitando la mano in cui stringeva un po' d'impasto. Ne cadde un po' sul pavimento

ALLARME ROSSO! Emergenza sporco.

La mamma sospirò e sottili ciocche di capelli neri le scivolarono giù dallo chignon.

" gradirei che non parlassi in quel modo Isabella. E per favore ripulisci il disastro che tuo fratello ha combinato."

Recuperai della carta assorbente dal ripiano di acciaio immacolato. A mio parere non esiste nessuno che sia in grado di eguagliare mia madre e la sua mania per l'ordine e la pulizia. A volte era davvero snervante.

"beh.. credo che non ci siano parole più appropriate per definire l'andamento di questa prima giornata di scuola. "

Mentre pulivo, Jonas tendeva verso di me le manine grassocce. Mi sbarazzai alla svelta della carta e lo sollevai dal seggiolino. Mi misi a danzare per la stanza, poi premetti la fronte contro la sua, rossa e accaldata, e gli feci un gran sorriso.

"cosa combini, marmocchietto? "

Lui scoppiò a ridere di gusto e la mamma emise l'ennesimo sospiro sbattendo una palla d'impasto su un foglio di carta da forno.

"non chiamarlo così.."

"perché?" dissi facendogli delle smorfie e continuando a volteggiare intorno all'isola della cucina
"a questo marmocchietto piace tanto essere chiamato marmocchietto, perché sai cos'è? Un marmocchietto."

La mamma sorrise suo malgrado.

"come mai è andata così male a scuola?"

Mi poggiai al ripiano, evitando un impasto umidiccio che molto probabilmente era uscito dalla bocca di Jonas.

"mi guardano tutti come se fossi un fenomeno da baraccone e, non sono affatto simpatici."
Sospirai poi aggiunsi. "voglio tornare a Seattle "

" ne abbiamo già parlato.. hai quasi diciotto anni ormai dovresti capire che non possiamo più permetterci una vita di lusso come facevamo prima.. "
"Ma.."

"i tuoi compagni non sono stati carini? " cambiò argomento e capii che non era il caso di insistere.

"si, guarda spaccano il.."

"attenta signorina.." mi ammonì la mamma. " hai fatto amicizia con qualcuno?"

"culo" ripetei piano al piccolo Jonas che si stava ciucciando la bretella della mia canottiera

"CULO!!" ripeté lui a voce altissima.

Annuii sorridendo e lo sistemai meglio nell'incavo del braccio..

"ho conosciuto una ragazza che sembra essere simpatica.."

Lei si scostò la frangetta dal viso lasciandosi una striscia di farina sulla fronte.

"però. ."

" non fanno altro che guardarmi come se fossi una tornata dall'aldilá.. è snervante. "

" ecco.. tesoro, è comprensibile, ti sei risvegliata dopo sei mesi di coma, quando ormai ti avevano data per spacciata, si comprensibile. "

"Ragionevole." Ripetei.
"Non credo proprio di poter essere ragionevole è sulla mia vita che spettegolano. Non dovrebbe importargli nulla "
La mamma mi guardò con aria comprensiva. In realtà non potevamo far nulla se non aspettare che trovassero una notizia migliore di cui occuparsi. " Che poi quelli scorazzano in giro come scimmie selvatiche, strillano e sghignazzano come matti.. e pomiciano ovunque." mi rivolsi a Jonas.

"pomiciare, sai cosa vuol dire marmocchietto?"

"TIIII!!!!" esclamò lui annuendo con convinzione. Sorridendo mi avvicinai alla nonna e le diedi un colpetto sul fianco. Un altro pezzo d'impasto scivolò a terra
" cambiando argomento.. hai sentito papà? Come procede il suo lavoro in Australia?"

La nonna raccolse l'impasto caduto e lo posò su un tovagliolo. Il suo motto era: "una casa pulita è una casa felice"

"sai com'è.. stare lontano dai suoi figli non lo entusiasma molto.. " i miei genitori erano divorziati, mio padre era un architetto di fama internazionale e viaggiava molto. Aveva avuto nell'ultimo periodo un incarico in Australia e per questo si era trasferito lì. Mia mamma invece aveva trovato un posto come bibliotecaria a Potland. Io in realtà avevo intenzione di trasferirmi con papà Jonas perché sapevo che Rhydian non avrebbe mai lasciato la mamma... Ma sarebbe stato inutile. Non lo avrei visto comunque. Sta sempre fuori casa sarei stata sola tutto il giorno ed è una cosa che non sopporto. Odio stare da sola. Per questa ragione adesso mi trovo dall'altra parte del mondo rispetto a lui.

"speriamo che almeno questo sacrificio frutti qualcosa. " mormorai.

La mamma cominciò a dare al pane la forma di un bauletto. Si voltò e si diresse verso il forno

Proprio in quel momento entrò mio fratello intento a pulirsi le mani sudice in uno strofinaccio.

" oh sei tornata, scusa se non sono venuto a prenderti, ma la moto non funziona.. " esultò..erano anni che cercava in vano di aggiustare quel catorcio! Lo lasciava sempre a piedi.
"Ho preso l'autobus, tranquillo, era prevedibile. " sorrisi e guardai l'orario.
"È tardi, devo andare a lavoro "
rimisi Jonas sul seggiolino e sentendomi le mani appiccicose me le strofinai bene sotto l'acqua corrente. Come un chirurgo che si prepara ad un intervento.
Dopo di ché andai in camera e presi la divisa del K.coast. lavoravo li ormai da qualche mese per aiutare mia mamma con l'affitto e tutto il resto, anche se in realtà mi pagavano poco e niente. Corsi in bagno, indossai alla svelta la divisa, legai I capelli in una coda piuttosto scombinata e misi giusto un po' di mascara sugli occhi.
Dopo di ché tornai in cucina.
" mi puoi accompagnare tu in macchina? " chiesi a Rhydian " non mi va di farla a piedi, arrivo già tutta sudata. "
"Non ti va un giro in moto?"
Feci una smorfia "è già tanto se arriviamo alla fine della strada. "
Sorrise prese le chiavi della macchina dalla ciotola sul bancone e mi seguii all'ingresso.
Aprii la porta e mi ritrovai di fronte un ragazzo alto quanto un grattacielo con una mano sul campanello. Mi guardava e non capivo il motivo.
Era molto carino e sembrava essere più grande di me. I suoi lineamenti erano molto marcati e i suoi occhi grigi trasparivano curiosità.
"Maëva, allora è vero! sei proprio tu " esordii con un grande sorriso.
Maëva. Dove avevo già sentito questo nome?
" non mi riconosci? "

MémoireWhere stories live. Discover now