Sempre e dovunque.

37 5 1
                                    

Risi. Risi così tanto che finì per avere i crampi allo stomaco. Per poco non caddi dalla sedia.
Smisi, quando mi resi conto che invece Rhydian era serio. Troppo serio. Guardai Cristina. Aveva abbassato lo sguardo, concentrandosi sulla cioccolata che non aveva neppure toccato.
"Non essere sciocco Rhydian. Nostro padre è vivo e vegeto da qualche parte nel mondo. Credo fosse in Australia l'ultima volta che l'ho sentito."
Prese una sedia dal tavolo accanto che si era appena liberata e si sedette accanto a me.
"Oh.. no. . Ben è il padre di Jonas, ma non è nostro padre.. non lo è mai stato.. "
Spalancai gli occhi. Cos'è questo uno scherzo?
"Nostro padre era un ubriacone. picchiava te e nostra madre alla prima occasione che per lui si rivelava essere buona. A volte picchiava anche me.. ma non sempre, io gli servivo in buono stato per poter andare a lavorare e portargli i soldi per l'alcol o la droga."
Il cuore prese a martellarmi nel petto. Lo sentivo in gola..
"Sei soltanto una puttanella" la casa era buia. Non c'era ne la mamma ne Rhydian. Mi stavo nascondendo. Sentivo il suo alito pesante e i suoi passi scricchiolavano sul pavimento di legno marcio.
Mi stava chiamando, avevo paura. Ero nascosta sotto al tavolo della cucina.
"Dove ti sei nascosta piccola stronza? Sai che non mi piace perdere tempo. " Rabbrividii al suono di quella voce cantilenante e minacciosa al tempo stesso.
Voleva punirmi lo sapevo.
" Te lo ricordi Ella? " la voce di Rhydian mi fece tornare alla realtà. Mi sentivo così... vuota. Non provavo alcun tipo di emozione o sensazione strana. Era come se stessi ascoltando la storia di un'altra persona..
"Adesso capisco il significato dei miei incubi. L'uomo da cui scappo quasi tutte le notti era nostro padre?"
Lui annuii. Mi scrutò a lungo prima di ricominciare a parlare. Forse perché si aspettava da me una reazione differente. O quanto meno qualcosa che potesse somigliare ad una reazione. Lo ascoltavo e basta. Come se quello che stesse dicendo non mi riguardasse.
"quella sera quando sono tornata a casa eri in una pozza di sangue. Pierre era accanto a te e ti stringeva forte, ma tu non reagivi, lui era seduto comodamente sulla poltrona davanti alla TV a sorseggiare liquore.. era così disumanamente tranquillo che non ci ho visto più. . Ho preso la pistola che lui teneva nascosta nella sua camera e gli ho sparato. Un solo colpo. Ne è bastato uno solo per mettere fino al nostro incubo."
Basta. Non ce la faccio più. Ho bisogno di prendere aria. Mi sento soffocare qui dentro.
Non dissi nulla. Mi alzai e mi diressi fuori.
Rhydian fece per seguirmi ma lo bloccai immediatamente. Avevo davvero bisogno di stare sola.
Una volta fuori cominciai a correre. Avevo caldo. Tanto caldo. Mi tolsi la felpa e le scarpe. Corsi a piedi nudi affondando sulla neve per più di un chilometro, lasciando che il freddo calmasse le fiamme che avevo dentro. Sentivo di star andando a fuoco.
mi lasciai cadere in un meraviglioso cuscino di neve gelata con lo sguardo rivolto verso il sole.. stranamente le mie guance non erano fredde. Erano calde e. . Bagnate. Non mi ero neppure resa conto di star piangendo.
Ma per cosa sto piangendo? Per la mia vita che non so neppure se chiamarla tale? Per mio "padre" che è stato ucciso da suo figlio? Per cosa?
Non so più nulla. Se prima sapevo poco adesso so ancora meno. Sono così confusa, disorientata... questo mondo non mi appartiene, questa vita non mi appartiene.
"Ella? Cosa stai facendo? "
"Non lo so.." mormorai.
"Stai gelando alzati."
"Ho caldo. Tanto caldo. La neve mi raffredda."
"Sì. . E tra una manciata di minuti diventarai anche tu un cumulo di ghiaccio. " non risposi. Non ne avevo voglia. Volevo solo sprofondare.
"Bene.." girai leggermente la testa per guardarlo. Si era tolto la giacca e si stava togliendo anche le scarpe. "Cosa stai facendo? "
"Mi sdraio accanto a te." Sorrise. Ma aveva le labbra viola e stava visibilmente morendo di freddo.
"Perché?"
Sì sdraiò e strinse la sua mano tremante alla mia..
"Perché non voglio perderti un'altra volta. "
Disse sbattendo i denti.
"Se questa volta hai intenzione di andare da qualche parte, io verrò con te.. e se hai voglia di diventare una scultura di ghiaccio, allora io farò lo stesso."
Guardai la sua mano incrociata alla mia. S'incastravano perfettamente, come due pezzi dello stesso puzzle.
"Perché? "
"Perché ti amo."
Tornai a guardare il sole. Era scomparso. Le nuvole lo avevano coperto.
Dei piccoli fiocchetti bianchi cominciarono a scendere giù dal cielo. Stava nevicando.
"Come puoi amare qualcuno che non conosci?"
Poi ci ripensai.. "Mi rettifico. Come puoi amare qualcuno che non ti conosce? "
Stava soffrendo. Lo sentivo tremare accanto a me e non capivo davvero quale strano motivo lo spingesse a fare tanto. Dice di amarmi. . Ma l'amore può davvero spingersi a tanto?
Non ho mai provato cosa significa amare qualcuno. E non sono sicura di volerlo scoprire.
"Io ti conosco Ella." Sì solleva sui gomiti e mi guarda. "Sei la stessa bambina che all'età di cinque anni mi ha tolto i pantaloni in mezzo alla strada per averle dato della bambina." Sorrise. "E sei sempre la stessa ragazza che mi guardava negli occhi dicendo di volermi sposare quando tutto sarebbe finito. Ti ho aspettato.. ti aspetto. . E se fosse necessario ti aspetterei anche per tutta la vita."
"Mi guardava negli occhi dicendo di volermi sposare.. mi giravo e rigiravo questa frase nella mente. Era come rigirare il coltello nella piaga. Faceva più male di quanto pensassi. .
"No." Urlai.
Scattai à sedere. "Io non voglio questo. Io non voglio che tu mi aspetti Pierre. Non voglio vivere con l'obbligo di dovermi ricordare di te e non voglio vivere con il rimorso e la paura che se un giorno non dovessi riuscire a farlo tu non possa essere felice. Ti prego. Va via. Lasciami in pace. Vivi la tua vita e dimenticati di me! "



MémoireWhere stories live. Discover now